Piemonte

Un nuovo Piano regionale delle attività estrattive

Il comparto oggi conta 273 imprese attive

Un nuovo Piano regionale delle attività estrattive

«Un atto atteso da anni, necessario per guardare al futuro con responsabilità e con la certezza di una programmazione seria, che consente a imprese, comunità ed enti locali di programmare investimenti nel medio-lungo periodo. Al tempo stesso, si riduce l’impatto ambientale, si rafforza la cultura del recupero, si valorizzano le risorse del sottosuolo come motore di sviluppo economico in un perimetro chiaro di sostenibilità e tutela del paesaggio»: lo ha dichiarato l’assessore regionale alle Attività estrattive Marco Gallo nel commentare l’approvazione in Consiglio regionale del nuovo Piano delle attività estrattive, strumento strategico che guarda ai prossimi dieci anni con l’ambizione di accompagnare e rafforzare un settore produttivo centrale per l’economia piemontese.

I numeri

Il comparto oggi conta 273 imprese attive, oltre 10.000 addetti diretti e un indotto che coinvolge più di 200.000 lavoratori: numeri che testimoniano il peso specifico di queste attività nel tessuto industriale e occupazionale del Piemonte.

Le novità

Il Piano interessa i comparti degli aggregati per le costruzioni e le infrastrutture e dei materiali industriali ed è il frutto di un percorso lungo e partecipato.

In particolare, introduce un modello di pianificazione articolato su tre livelli: bacini estrattivi, poli estrattivi e cave attive fuori polo. Vengono così individuati 67 poli per il comparto costruzioni e 24 per i materiali industriali, ai quali si aggiungono 46 cave attive fuori polo per le costruzioni e 9 per i materiali industriali.

Le aree a maggiore concentrazione si trovano nelle province di Torino, Cuneo e Alessandria, dove la presenza delle attività estrattive si intreccia da sempre con la storia industriale e produttiva del Piemonte.

Uno degli aspetti più qualificanti del nuovo Piano riguarda il tema della sostenibilità ambientale e del recupero paesaggistico. Il Piemonte, negli ultimi decenni, si è affermato a livello nazionale come Regione virtuosa nelle pratiche di riqualificazione delle cave, grazie a interventi che non si limitano al semplice ripristino dei siti, ma mirano a restituire valore e funzione ai territori coinvolti. Ex aree estrattive sono già state trasformate in zone verdi fruibili, bacini idrici per usi agricoli o ambientali, campi coltivabili ad alta fertilità e habitat per la biodiversità, dimostrando come il settore possa essere non solo compatibile con la tutela del paesaggio, ma anche promotore di rigenerazione e nuova utilità per le comunità locali.

Con questa visione, il nuovo Piano non si limita quindi a regolamentare, ma diventa uno strumento di sviluppo sostenibile, capace di coniugare esigenze produttive, salvaguardia ambientale e rigenerazione territoriale.