“Il parco del Ticino e il territorio novarese sono vittime delle tensioni interne al centrodestra e dell’amichettismo di Fratelli d’Italia che, pur di imporre un proprio nome alla guida dell’Ente, va contro anche ai sindaci del territorio”. Il consigliere regionale del PD, Domenico Rossi, racconta così la ‘morale’ della vicenda legata al parco.
Intervento
L’Ente di gestione delle Aree protette del Ticino e del Lago Maggiore è commissariata da gennaio 2025 in attesa della nomina di un nuovo presidente. “E continuerà ad aspettare – spiega il consigliere novarese – perché, nonostante il centrodestra abbia la maggioranza nella comunità dei sindaci, per ben due volte il nome indicato dalla Giunta Regionale, Alessandro Bellan, è stato respinto. Dopo 5 mesi hanno riproposto lo stesso nominativo, senza cercare nessuna mediazione e nonostante l’assemblea avesse già respinto la proposta. Ma l’esito oggi è stato il medesimo e ha portato a una nuova bocciatura (15 favorevoli, 4 astenuti e 19 contrari)”.
La presidenza secondo gli accordi interni al centrodestra spetterebbe a Fdi ma è evidente un cortocircuito. “Ai sindaci presenti, che hanno tenuto la schiena dritta, rivendicando una scelta fondata sul merito e il dialogo con il territorio e non sulle appartenenze, va tutto il mio sostegno. La proposta della Giunta è stata respinta in maniera trasversale, a riprova che la Giunta ha sbagliato nel merito e nel metodo” dichiara Rossi.
“Con gli slogan la destra che governa il Piemonte è per il merito e al fianco delle amministratori locali. Nei fatti si procede senza ascolto e con arroganza. Vedremo che cosa deciderà il presidente Cirio perché il segnale dal territorio è stato chiaro e inequivocabile” incalza il rappresentante Dem. “La legge regionale, infatti, prevede due passaggi con la comunità del parco perché auspica una condivisione con i sindaci, a seguire la Giunta Regionale può procedere ad una nomina diretta. Lo farà mantenendo lo stesso nome contro il parere dei territori?” domanda Rossi.
“Nella lunga storia del Parco è la prima volta che si procede alla nomina del Presidente senza raggiungere un’intesa. Ancora una volta un ente fondamentale per il territorio viene umiliato e abbandonato alla logica della spartizione delle poltrone” conclude Rossi.