Cronaca

Picchiò a sangue un minore ad Arona: chiesti due anni

Il ragazzo aveva riportato ferite gravi

Picchiò a sangue un minore ad Arona: chiesti due anni
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E’ ripreso mercoledì 16 aprile, in tribunale a Verbania, il processo a carico di uno dei tre giovani, l’ultimo che dev’essere giudicato, che la sera del 12 luglio di cinque anni fa pestarono a sangue un minorenne, T. F., sul lungolago di Arona. A giudizio nell’aula di corso Europa a Pallanza F. M., difeso dall’avvocato Diego De Giuliani e chiamato a rispondere di concorso in lesioni gravissime. A conclusione della sua requisitoria, il pm ha chiesto per lui la condanna a 2 anni di reclusione. Per la difesa, invece, non vi fu concorso con gli altri due.

I fatti

Quella sera, stando alla ricostruzione, un 15enne originario della Sicilia che da qualche tempo abitava con la sua famiglia a Novara – il padre aveva avviato alcune attività commerciali in città, tra cui un negozio di vendita di frutta – era rimasto ferito al termine di una violenta lite tra le vie del centro aronese. Pare che il ragazzino si fosse recato sul lago a fare festa, ma si era imbattuto suo malgrado in quel branco. Per spaventarlo avrebbero prima tirato fuori un coltello e glielo avrebbero mostrato (senza usarlo), poi lui avrebbe cercato di scappare, ma sarebbe stato inseguito: una volta raggiunto, in tre lo avrebbero preso a calci e pugni in faccia.

Il quindicenne, privo di conoscenza, era finito al pronto soccorso con prognosi di oltre 40 giorni, fratture al volto e, soprattutto, un decorso ospedaliero lungo e complicato: non riusciva a mangiare per via del colpo subito alla mandibola e la madre doveva assisterlo e imboccarlo col cucchiaino. I medici, per ridurre le sue sofferenze, lo avevano indotto in coma farmacologico. Sembrerebbe che poco prima dell’aggressione il malcapitato fosse intervenuto a difesa di un altro minore, anche lui preso di mira dallo stesso trio. Questo atto di coraggio, forse, l’elemento scatenante del tutto.

Davanti alla giudice Beatrice Alesci avevano deposto in precedenza a Verbania alcuni ragazzi testimoni oculari dell’accaduto e il padre di uno dei tre imputati (che non era presente ai fatti). Ha riferito che suo figlio non sarebbe stato individuato inizialmente quale responsabile dell’aggressione e si è detto perciò stupito del fatto che a lui erano risaliti solo dopo qualche mese.

Era stato sentito anche un altro giovane, naturalizzato italiano, che ha ricostruito alcune fasi della vicenda: avrebbe visto il minore che scappava, rincorso da uno con il coltello e detto di averlo poi soccorso a terra dopo che era stato malmenato (“era magro, piccolino, aveva una camicia bianca tutta insanguinata e sembrava morto. Non ho visto la fase del pestaggio, ma secondo me sono stati loro”). Gli altri due procedimenti per i fatti dell’estate 2020 sono stati quelli a carico di G. D., già definito all’udienza preliminare con patteggiamento di 1 anno e 2 mesi, mentre P. F. è stato imputato davanti al gup minorile di Torino.

Ha ammesso le sue colpe – è quello che impugnava il coltello – e la giudice Roberta Vicini gli ha concesso la Messa alla prova. L’avvocato Salvo Macrì del foro di Gela è procuratore della parte civile del ragazzo ferito minorenne all’epoca dei fatti, ma anche della madre (nel frattempo entrambi son tornati in Sicilia) che ebbe anche lei un danno a cominciare dal grosso spavento, dalle sofferenze e dal lungo periodo di accudimento del figlio nelle fasi della ripresa. Chiesti 50 mila euro per T. F. e 15 mila per sua madre. Così Macrì al Corriere di Novara: «L’episodio di Arona fa pensare ad un protagonismo spiccato da parte dell’imputato maggiorenne, F. M., che non si tirò indietro dal colpire il minore.

Si è trattato di un’evidente crudeltà e rilevo peraltro la leggerezza e spensieratezza con cui i ragazzi proseguirono la loro serata di divertimento, raccontandosi tra di loro l’accaduto. Una vicenda per loro normale, una variante del sabato sera che lascia basiti. E’ stato F. M., così è emerso, ad assestare gli ultimi colpi». Si tornerà in aula il prossimo 21 maggio per eventuali repliche e sentenza.

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