Rivolta contro il Patto “ammazzacomuni”
Sindaci del Novarese contro il “Patto di stabilità”, una storia che si ripete. Già nell’aprile di due anni fa diversi primi cittadini di Comuni sotto i 5 mila abitanti, anche allora guidati da quello del capoluogo Andrea Ballaré, avevano promosso un’iniziativa in piazza Matteotti (davanti a Palazzo Natta, sede della Prefettura e della Provincia) consegnando al rappresentate locale del Governo, il prefetto Francesco Paolo Castaldo, un documento nel quale si chiedeva di eliminare questa norma, ritenuta - come si poteva leggere nel testo - non “la medicina adatta al paziente Italia”. In quella circostanza era presente pure l’allora presidente della Regione, il novarese Roberto Cota, che aveva assicurato il suo impegno. Sull’argomento era intervenuta anche la senatrice del Pd Elena Ferrara depositando a Palazzo Madama come prima firmataria una mozione che invitata il Governo ad escludere “i piccoli Comuni dal Patto di stabilità”.
Oggi, più di venticinque mesi dopo, le cose non sono migliorate, anzi. I “tagli” nei trasferimenti dallo Stato alle Amministrazioni comunali sono ulteriormente aumentati, costringendo i sindaci ad autentici salti mortali per garantire i servizi. Qualcuno di loro, è il caso di Clemente Mora, primo cittadino di Dormelletto, ha deciso di… ribellarsi. Di fronte all’ennesima comunicazione da Roma che annunciava per l’anno in corso un’ulteriore diminuzione di 140 mila euro di risorse destinate al suo paese, Mora ha preso carta e penna scrivendo agli altri 87 “colleghi” novaresi. Sono bastati un paio di giorni perché l’appello raccogliesse una quarantina di adesioni, tra cui quelle significative del sindaco del capoluogo Ballaré e del presidente della Provincia Matteo Besozzi, quest’ultimo nelle vesti di primo cittadino di Castelletto Ticino
l.ma.
leggi il servizio sul Corriere di Novara di lunedì 10 agosto
Sindaci del Novarese contro il “Patto di stabilità”, una storia che si ripete. Già nell’aprile di due anni fa diversi primi cittadini di Comuni sotto i 5 mila abitanti, anche allora guidati da quello del capoluogo Andrea Ballaré, avevano promosso un’iniziativa in piazza Matteotti (davanti a Palazzo Natta, sede della Prefettura e della Provincia) consegnando al rappresentate locale del Governo, il prefetto Francesco Paolo Castaldo, un documento nel quale si chiedeva di eliminare questa norma, ritenuta - come si poteva leggere nel testo - non “la medicina adatta al paziente Italia”. In quella circostanza era presente pure l’allora presidente della Regione, il novarese Roberto Cota, che aveva assicurato il suo impegno. Sull’argomento era intervenuta anche la senatrice del Pd Elena Ferrara depositando a Palazzo Madama come prima firmataria una mozione che invitata il Governo ad escludere “i piccoli Comuni dal Patto di stabilità”.
Oggi, più di venticinque mesi dopo, le cose non sono migliorate, anzi. I “tagli” nei trasferimenti dallo Stato alle Amministrazioni comunali sono ulteriormente aumentati, costringendo i sindaci ad autentici salti mortali per garantire i servizi. Qualcuno di loro, è il caso di Clemente Mora, primo cittadino di Dormelletto, ha deciso di… ribellarsi. Di fronte all’ennesima comunicazione da Roma che annunciava per l’anno in corso un’ulteriore diminuzione di 140 mila euro di risorse destinate al suo paese, Mora ha preso carta e penna scrivendo agli altri 87 “colleghi” novaresi. Sono bastati un paio di giorni perché l’appello raccogliesse una quarantina di adesioni, tra cui quelle significative del sindaco del capoluogo Ballaré e del presidente della Provincia Matteo Besozzi, quest’ultimo nelle vesti di primo cittadino di Castelletto Ticino
l.ma.
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