Riso piemontese verso l’etichettatura

Riso piemontese verso l’etichettatura
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Sì al riso “made in Piemonte”. Il Consiglio regionale si è espresso all’unanimità, nella seduta di martedì 9 maggio, sulla richiesta di etichettatura obbligatoria del riso per garantire l’eccellenza del prodotto piemontese. La richiesta era contenuta in cinque ordini del giorno presentati da Pd, Movimento 5 Stelle, Forza Italia e Lega Nord, dove si chiedeva la tutela di un comparto strategico per il Piemonte, da cui arriva il 53% della produzione nazionale. I documenti esprimevano, sottolineando diversi aspetti, il timore che le liberalizzazioni e gli accordi commerciali che entreranno in vigore nel 2017-2018 tra Unione Europea e paesi terzi produttori, quali Vietnam e Cambogia, possano danneggiare un prodotto di eccellenza come quello piemontese, con conseguenti ricadute economiche e occupazionali.Il capogruppo di Forza Italia Pichetto,  ha chiesto di «affrontare una questione che sta diventando vitale per il territorio piemontese, ci sono migliaia di aziende con un fatturato che supera il miliardo di euro. L’Ue ha di fatto liberalizzato la produzione del riso lavorato, entreranno paesi terzi con la loro produzione senza alcun dazio applicato, l’import è aumentato del 400% negli ultimi 10 anni. Dobbiamo attivarci presso i ministeri competenti e far capire che il nostro è un prodotto di eccellenza e che con i prezzi attuali la produzione rischia di non essere più remunerativa».Timori condivisi nel documento presentato dal Pd: «Dobbiamo applicare le clausole di salvaguardia nei confronti delle importazioni per contrastare una concorrenza sleale insostenibile, a tutela di imprese e consumatori. È necessario fare opera di sensibilizzazione per la commercializzazione del solo e vero riso italiano, il rischio è distribuire prodotti senza le adeguate tutele sanitarie della produzione, di cui non si conosce l’origine e il livello di garanzie per i lavoratori».Nelle settimane scorse il ministro all’Agricoltura e quello allo Sviluppo Economico avevano già inviato una lettera alle istituzioni europee con la richiesta dell’attivazione della clausola di salvaguardia per dare risposte concrete ai risicoltori europei e italiani in particolare, e annunciato il decreto per la sperimentazione dell'obbligo di indicazione dell’origine in etichetta.Su Borsa del riso unica e Commissione unica nazionale si sono invece concentrati gli odg presentati da M5S e Lega Nord.«L'etichettatura è fondamentale per qualsiasi settore agroalimentare, per il riso lo é ancora di più per la crisi che vive e per l'immobilismo che lo ha attraversato da molti anni. - sostiene anche l’assessore regionale all’Agricoltura Giorgio Ferrero - Quello del riso è un settore anonimo, l'industria lo compra dove vuole, e le importazioni sono aumentate, e il consumatore acquista un marchio italiano credendo di comprare riso italiano, mentre non è così con sicurezza. L'etichettatura non è una norma protezionistica, ma di garanzia per il consumatore e di tutela anche per il produttore piemontese, che vedrebbe così valorizzato il proprio prodotto e resa più difficile la speculazione. L'etichettatura è una strada fortemente osteggiata dall’industria, che specula su una piccola sovrapproduzione di mercato, riducendo i prezzi in maniera ingiustificata, perché questi prezzi non vengono ridotti al consumo. Ma nel mercato del riso gli attori sono pochi e potrebbero anche fare cartello». Il ritorno dei dazi attraverso la clausola di salvaguardia - prosegue Ferrero - «è una risposta giusta all’emergenza, che è stata chiesta e sostenuta, ma l'etichettatura obbligatoria, voluta fortemente dalla Regione e chiesta all'Ue dal governo con un decreto, è uno strumento fondamentale per il rilancio del settore». Laura Cavalli

Sì al riso “made in Piemonte”. Il Consiglio regionale si è espresso all’unanimità, nella seduta di martedì 9 maggio, sulla richiesta di etichettatura obbligatoria del riso per garantire l’eccellenza del prodotto piemontese. La richiesta era contenuta in cinque ordini del giorno presentati da Pd, Movimento 5 Stelle, Forza Italia e Lega Nord, dove si chiedeva la tutela di un comparto strategico per il Piemonte, da cui arriva il 53% della produzione nazionale. I documenti esprimevano, sottolineando diversi aspetti, il timore che le liberalizzazioni e gli accordi commerciali che entreranno in vigore nel 2017-2018 tra Unione Europea e paesi terzi produttori, quali Vietnam e Cambogia, possano danneggiare un prodotto di eccellenza come quello piemontese, con conseguenti ricadute economiche e occupazionali.Il capogruppo di Forza Italia Pichetto,  ha chiesto di «affrontare una questione che sta diventando vitale per il territorio piemontese, ci sono migliaia di aziende con un fatturato che supera il miliardo di euro. L’Ue ha di fatto liberalizzato la produzione del riso lavorato, entreranno paesi terzi con la loro produzione senza alcun dazio applicato, l’import è aumentato del 400% negli ultimi 10 anni. Dobbiamo attivarci presso i ministeri competenti e far capire che il nostro è un prodotto di eccellenza e che con i prezzi attuali la produzione rischia di non essere più remunerativa».Timori condivisi nel documento presentato dal Pd: «Dobbiamo applicare le clausole di salvaguardia nei confronti delle importazioni per contrastare una concorrenza sleale insostenibile, a tutela di imprese e consumatori. È necessario fare opera di sensibilizzazione per la commercializzazione del solo e vero riso italiano, il rischio è distribuire prodotti senza le adeguate tutele sanitarie della produzione, di cui non si conosce l’origine e il livello di garanzie per i lavoratori».Nelle settimane scorse il ministro all’Agricoltura e quello allo Sviluppo Economico avevano già inviato una lettera alle istituzioni europee con la richiesta dell’attivazione della clausola di salvaguardia per dare risposte concrete ai risicoltori europei e italiani in particolare, e annunciato il decreto per la sperimentazione dell'obbligo di indicazione dell’origine in etichetta.Su Borsa del riso unica e Commissione unica nazionale si sono invece concentrati gli odg presentati da M5S e Lega Nord.«L'etichettatura è fondamentale per qualsiasi settore agroalimentare, per il riso lo é ancora di più per la crisi che vive e per l'immobilismo che lo ha attraversato da molti anni. - sostiene anche l’assessore regionale all’Agricoltura Giorgio Ferrero - Quello del riso è un settore anonimo, l'industria lo compra dove vuole, e le importazioni sono aumentate, e il consumatore acquista un marchio italiano credendo di comprare riso italiano, mentre non è così con sicurezza. L'etichettatura non è una norma protezionistica, ma di garanzia per il consumatore e di tutela anche per il produttore piemontese, che vedrebbe così valorizzato il proprio prodotto e resa più difficile la speculazione. L'etichettatura è una strada fortemente osteggiata dall’industria, che specula su una piccola sovrapproduzione di mercato, riducendo i prezzi in maniera ingiustificata, perché questi prezzi non vengono ridotti al consumo. Ma nel mercato del riso gli attori sono pochi e potrebbero anche fare cartello». Il ritorno dei dazi attraverso la clausola di salvaguardia - prosegue Ferrero - «è una risposta giusta all’emergenza, che è stata chiesta e sostenuta, ma l'etichettatura obbligatoria, voluta fortemente dalla Regione e chiesta all'Ue dal governo con un decreto, è uno strumento fondamentale per il rilancio del settore». Laura Cavalli