Il novarese Carlo Robiglio sarà il nuovo presidente di Piccola Industria

Il novarese Carlo Robiglio sarà il nuovo presidente di Piccola Industria
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È Carlo Robiglio il presidente designato di Piccola Industria nazionale. La sua elezione ufficiale avverrà a Roma, il prossimo 23 novembre, ma il primo importante risultato, sottolineato subito con soddisfazione dallo stesso presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, è già l’unanimità della candidatura di Robiglio espressa da Piccola Industria: un’unanimità che ha saputo far prevalere gli obiettivi comuni sui personalismi. Carlo Robiglio, novarese, classe 1963, attualmente alla guida di Piccola Industria Piemonte, succederà quindi a Alberto Baban. Per lui, uomo di azione, ma anche di cultura e di passione, si annuncia un impegno difficile, in un momento complesso in cui la Quarta Rivoluzione Industriale sta mutando il volto delle imprese e del lavoro. Un impegno da cui, tuttavia, Robiglio, presidente e Ceo della holding Ebano (che opera nel campo editoriale e che è leader di mercato in Italia nei corsi professionali, formazione a distanza e e-learning),  non si sente intimorito. Dopotutto, alle sfide complesse Robiglio è abituato: nel 2016 fu a lui che venne affidato l’incarico di presidente pro tempore del Gruppo Sole 24 Ore durante una fase molto delicata che prevedeva il passaggio a una nuova governance (attualmente è vicepresidente del Gruppo). 

I problemi delle “piccole” restano gli stessi, alla luce di una politica industriale che non tiene conto della reale situazione del Paese il cui tessuto industriale è formato da Pmi. Non crede, però, che, nell’epoca del 4.0, proprio le “piccole” italiane siano chiamate a fare un salto culturale e che occorrano elementi forti per aiutarle in questo passaggio?

«Sì, certo. Ritengo, infatti, che il dualismo piccola-grande impresa basato su classi dimensionali sia finalmente da superare. Esiste ormai un’unica categoria di impresa: quella smart ossia quella innovativa, veloce, sostenibile, aperta. Sarà sempre più questo l’elemento differenziale. La politica industriale del futuro non dovrà, quindi, essere tanto una politica calibrata sulla dimensionalità dell’impresa o che favorisce la crescita dimensionale dell’azienda fine a stessa, ma una politica  in grado di favorire l’acquisizione della veste smart da parte delle aziende. Essere piccoli o grandi, nel 4.0, più che una questione di dimensioni sarà una questione di testa».

Giovanni Orso

Leggi tutta l'intervista sul Corriere di Novara in edicola 

È Carlo Robiglio il presidente designato di Piccola Industria nazionale. La sua elezione ufficiale avverrà a Roma, il prossimo 23 novembre, ma il primo importante risultato, sottolineato subito con soddisfazione dallo stesso presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, è già l’unanimità della candidatura di Robiglio espressa da Piccola Industria: un’unanimità che ha saputo far prevalere gli obiettivi comuni sui personalismi. Carlo Robiglio, novarese, classe 1963, attualmente alla guida di Piccola Industria Piemonte, succederà quindi a Alberto Baban. Per lui, uomo di azione, ma anche di cultura e di passione, si annuncia un impegno difficile, in un momento complesso in cui la Quarta Rivoluzione Industriale sta mutando il volto delle imprese e del lavoro. Un impegno da cui, tuttavia, Robiglio, presidente e Ceo della holding Ebano (che opera nel campo editoriale e che è leader di mercato in Italia nei corsi professionali, formazione a distanza e e-learning),  non si sente intimorito. Dopotutto, alle sfide complesse Robiglio è abituato: nel 2016 fu a lui che venne affidato l’incarico di presidente pro tempore del Gruppo Sole 24 Ore durante una fase molto delicata che prevedeva il passaggio a una nuova governance (attualmente è vicepresidente del Gruppo). 

I problemi delle “piccole” restano gli stessi, alla luce di una politica industriale che non tiene conto della reale situazione del Paese il cui tessuto industriale è formato da Pmi. Non crede, però, che, nell’epoca del 4.0, proprio le “piccole” italiane siano chiamate a fare un salto culturale e che occorrano elementi forti per aiutarle in questo passaggio?

«Sì, certo. Ritengo, infatti, che il dualismo piccola-grande impresa basato su classi dimensionali sia finalmente da superare. Esiste ormai un’unica categoria di impresa: quella smart ossia quella innovativa, veloce, sostenibile, aperta. Sarà sempre più questo l’elemento differenziale. La politica industriale del futuro non dovrà, quindi, essere tanto una politica calibrata sulla dimensionalità dell’impresa o che favorisce la crescita dimensionale dell’azienda fine a stessa, ma una politica  in grado di favorire l’acquisizione della veste smart da parte delle aziende. Essere piccoli o grandi, nel 4.0, più che una questione di dimensioni sarà una questione di testa».

Giovanni Orso

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