Banco e Bpm: dai soci sì alla fusione

Banco e Bpm: dai soci sì alla fusione
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Banco Popolare e Bpm: il matrimonio è stato finalmente celebrato. E ad officiare le nozze sono state le assemblee di sabato mattina che, a Verona con un plebiscitario 99,5% e a Milano con un più risicato 71,79%, hanno approvato la fusione dando così i natali alla terza banca italiana, alle spalle di Intesa Sanpaolo e Unicredit. Un’operazione - la prima dopo la riforma delle “popolari” - salutata con entusiasmo anche dal ministro dell’Economia Padoan, che subito dopo l’esito del voto ha twittato: “Dalla fusione di #Bpm e #BancoPopolare su impulso di una riforma del 2015 nasce oggi con ampio consenso una grande banca”.
In casa Banco, ancora una volta, i soci hanno mostrato la loro assoluta fiducia nelle scelte del management: solo 118 i voti negativi e 11 gli astenuti, a fronte dei 23.683 “sì”.
E che quella di sabato sarebbe stata una giornata «storica» l’ha detto, aprendo i lavori, il presidente Carlo Fratta Pasini: «L’assemblea coincide con un momento cruciale, che segna, non per scelta ma per obbligo, la fine di una storia di oltre 150 di banca cooperativa e l’inizio della nostra storia come banca ordinaria in forma di Spa. Ma segna anche la nascita di una nuova grande banca».
Il Cda, ha proseguito Fratta Pasini, «è particolarmente orgoglioso di essere riuscito ad aggiungere alla ineludibile trasformazione in società per azioni anche un progetto di aggregazione di alto profilo, frutto di un lungo e complesso lavoro. Allo sguardo verso il passato, per ciò che non siamo e non potremo più essere, questo progetto di fusione aggiunge un orientamento positivo verso il futuro, capace di colorare questa giornata grigia di aspettative, propensione ad un ragionevole e concreto ottimismo e apertura alle novità. In una parola, di fiducia».
Il presidente non ha nascosto che «il processo di aggregazione non è stato semplice. Gli ostacoli che abbiamo dovuto superare sembrano enormi, visti ora: come l’aumento di capitale da un miliardo realizzato interamente sul mercato, l’unico condotto con successo da una banca italiana nel 2016».
«Oggi - ha detto Fratta Pasini rivolgendosi ai soci - siamo chiamati a superare l’ultimo ostacolo. Ci sono tutte le condizioni, perché c’è la consapevolezza che solo un progetto di fusione potrà mantenere la missione e l’identità popolare dei nostri istituti.  Sappiamo bene che un bel progetto di banca non si traduce matematicamente nella costruzione di una grande banca. Oggi vi chiediamo di votare non una certezza, ma una  rara e unica opportunità. Privarsene sarebbe un grave peccato».
Laura Cavalli

Leggi tutti gli approfondimenti e i commenti sul Corriere di Novara di lunedì 17 ottobre 2016

Banco Popolare e Bpm: il matrimonio è stato finalmente celebrato. E ad officiare le nozze sono state le assemblee di sabato mattina che, a Verona con un plebiscitario 99,5% e a Milano con un più risicato 71,79%, hanno approvato la fusione dando così i natali alla terza banca italiana, alle spalle di Intesa Sanpaolo e Unicredit. Un’operazione - la prima dopo la riforma delle “popolari” - salutata con entusiasmo anche dal ministro dell’Economia Padoan, che subito dopo l’esito del voto ha twittato: “Dalla fusione di #Bpm e #BancoPopolare su impulso di una riforma del 2015 nasce oggi con ampio consenso una grande banca”.
In casa Banco, ancora una volta, i soci hanno mostrato la loro assoluta fiducia nelle scelte del management: solo 118 i voti negativi e 11 gli astenuti, a fronte dei 23.683 “sì”.
E che quella di sabato sarebbe stata una giornata «storica» l’ha detto, aprendo i lavori, il presidente Carlo Fratta Pasini: «L’assemblea coincide con un momento cruciale, che segna, non per scelta ma per obbligo, la fine di una storia di oltre 150 di banca cooperativa e l’inizio della nostra storia come banca ordinaria in forma di Spa. Ma segna anche la nascita di una nuova grande banca».
Il Cda, ha proseguito Fratta Pasini, «è particolarmente orgoglioso di essere riuscito ad aggiungere alla ineludibile trasformazione in società per azioni anche un progetto di aggregazione di alto profilo, frutto di un lungo e complesso lavoro. Allo sguardo verso il passato, per ciò che non siamo e non potremo più essere, questo progetto di fusione aggiunge un orientamento positivo verso il futuro, capace di colorare questa giornata grigia di aspettative, propensione ad un ragionevole e concreto ottimismo e apertura alle novità. In una parola, di fiducia».
Il presidente non ha nascosto che «il processo di aggregazione non è stato semplice. Gli ostacoli che abbiamo dovuto superare sembrano enormi, visti ora: come l’aumento di capitale da un miliardo realizzato interamente sul mercato, l’unico condotto con successo da una banca italiana nel 2016».
«Oggi - ha detto Fratta Pasini rivolgendosi ai soci - siamo chiamati a superare l’ultimo ostacolo. Ci sono tutte le condizioni, perché c’è la consapevolezza che solo un progetto di fusione potrà mantenere la missione e l’identità popolare dei nostri istituti.  Sappiamo bene che un bel progetto di banca non si traduce matematicamente nella costruzione di una grande banca. Oggi vi chiediamo di votare non una certezza, ma una  rara e unica opportunità. Privarsene sarebbe un grave peccato».
Laura Cavalli

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