Banco Bpm ritorna all’utile nel 2017

Banco Bpm archivia la sua prima trimestrale dopo la fusione con un ritorno all’utile. Il gruppo bancario nato dall’unione tra Banco popolare e Banca popolare di Milano ha registrato nei primi tre mesi del 2017 profitti netti pari a 116,8 milioni di euro, contro la perdita di 266,7 milioni evidenziata dai conti pro forma aggregati di Banco Popolare e Bpm, che lo scorso anno erano due entità separate. Sono i dati che emergono al termine della riunione del Cda di giovedì 11 maggio che, sotto la presidenza di Carlo Fratta Pasini, ha approvato la situazione patrimoniale ed economica del gruppo.
Dal 1° gennaio 2017, i due ex gruppi Banco Popolare e Banca Popolare di Milano si sono integrati, a seguito del processo di fusione, nel nuovo Gruppo Banco Bpm che costituisce il terzo gruppo bancario italiano con oltre 4 milioni di clienti, circa 2.300 sportelli e un forte potenziale di espansione, grazie alla presenza nelle zone più ricche e industrializzate del paese, a importanti sinergie di costo e allo sviluppo dei ricavi, che sarà conseguito attraverso le azioni previste nel Piano Strategico 2016- 2019.
«Nel corso del primo trimestre 2017, -si legge nella nota stampa diffusa a seguito del Cda - il Gruppo ha iniziato le attività finalizzate all’integrazione operativa, completando l’operazione di conferimento patrimoniale, che ha dato luogo alla nascita della nuova Bpm spa, e quella di fusione che ha portato alla nascita della capogruppo Banco Bpm spa. Nel contempo è stata effettuata l’attività di Purchase Price Allocation (Ppa), ovvero la valutazione al fair value delle attività e passività dell’ex Gruppo Bpm oggetto di acquisizione sotto il profilo contabile. Gli impatti conseguenti, ancorché soggetti a possibili limitate rettifiche, sono stati riflessi nella situazione patrimoniale ed economica».
Il Gruppo ha inoltre proseguito sul fronte del derisking del portafoglio dei crediti deteriorati, dando luogo ad una ulteriore cessione di un portafoglio di crediti a sofferenza. Le azioni indicate e la rilevazione patrimoniale dei crediti stralciati sulle sofferenze del perimetro dell’ex Gruppo Banco Popolare hanno consentito di rafforzare ulteriormente il livello complessivo delle coperture dei crediti deteriorati stessi, raggiungendo sostanzialmente i livelli target richiesti al nuovo Gruppo».
Sotto il profilo prettamente economico, il primo trimestre 2017 vede una ripresa dei proventi operativi a 1.213 milioni di euro (+2,8% anno su anno) «sostenuti dall’ottimo andamento delle commissioni nette (547 milioni +16,9% a/a) principalmente derivanti dall’attività di vendita di prodotti di risparmio del Gruppo».
Il margine di interesse è in leggera flessione e «risente positivamente della riduzione del costo del funding e di un aumento dei volumi dei crediti in bonis, che però non compensano totalmente il calo dello spread medio applicato alla clientela, legato all’andamento dell’Euribor, in flessione anno su anno di 22 punti base».
Anche i costi operativi - pari a 775 milioni di euro - sono in flessione del 4,7%, «grazie anche alla riduzione delle spese del personale, in seguito al calo dell’organico ed al contenimento delle retribuzioni variabili».
Complessivamente, dunque, il risultato della gestione operativa si attesta a 438 milioni di euro (+19,4% anno su anno).
Le rettifiche su crediti sono state pari a 291,4 milioni, con un confronto molto positivo rispetto al primo trimestre 2016, che risentiva però di rettifiche straordinarie.
L’utile netto della gestione del primo trimestre si attesta a 117 milioni, rispetto alla perdita pro-forma di 266,7 milioni del corrispondente periodo dello scorso esercizio.
Bene anche i ricavi che si sono attestati a 1213,1 milioni di euro (+2,8% a/a sempre con un confronto con il pro-forma). Particolarmente brillante è stata la crescita delle commissioni salite a 547,4 milioni (+16,9%), mentre il margine di interesse tiene a 556,2 milioni (-0,4%).
Buona la riduzione dei costi, in calo del 4,7% a 774,9 milioni con un risultato lordo di gestione pari a 438,1 milioni. Particolarmente significativa la riduzione delle rettifiche su crediti più che dimezzate a 299,8 a testimonianza del miglioramento della qualità dell’attivo. I crediti deteriorati netti sono risultati in calo di 2,2 miliardi con un’incidenza sul totale degli impieghi in calo dal 15,3% al 13,6%.
Quanto al futuro, fanno sapere da Banco Bpm, «il Gruppo sarà impegnato nella realizzazione delle iniziative progettuali delineate nel Piano strategico 2016-2019, con priorità per il completamento dell’integrazione informatica, atteso in estate, per il progressivo incremento dell’operatività dell’unità organizzativa dedicata alla gestione dei non performing loans e per la razionalizzazione delle attività di private e investment banking».
La gestione sarà improntata al recupero di redditività, «che inizierà a trarre vantaggio dai primi effetti sinergici derivanti dalla fusione. La dinamica dei proventi, pur permanendo pressioni competitive sulla marginalità, potrà beneficiare di un ulteriore contenimento del costo della raccolta, grazie all'azione commerciale di riduzione delle forme tecniche più costose, di una crescita degli impieghi e di un aumento delle commissioni derivanti da servizi di gestione, intermediazione e consulenza che compenseranno, almeno in parte, la prevista discesa del risultato da attività finanziaria. L’attenzione al contenimento dei costi operativi, mediante la razionalizzazione, il miglioramento dell’efficienza e specifiche azioni di ottimizzazione della spesa, sarà uno dei fattori di maggior attenzione, unitamente al progressivo smaltimento, sia tramite workout interno che cessioni, dello stock di crediti deteriorati».
Laura Cavalli
Banco Bpm archivia la sua prima trimestrale dopo la fusione con un ritorno all’utile. Il gruppo bancario nato dall’unione tra Banco popolare e Banca popolare di Milano ha registrato nei primi tre mesi del 2017 profitti netti pari a 116,8 milioni di euro, contro la perdita di 266,7 milioni evidenziata dai conti pro forma aggregati di Banco Popolare e Bpm, che lo scorso anno erano due entità separate. Sono i dati che emergono al termine della riunione del Cda di giovedì 11 maggio che, sotto la presidenza di Carlo Fratta Pasini, ha approvato la situazione patrimoniale ed economica del gruppo.
Dal 1° gennaio 2017, i due ex gruppi Banco Popolare e Banca Popolare di Milano si sono integrati, a seguito del processo di fusione, nel nuovo Gruppo Banco Bpm che costituisce il terzo gruppo bancario italiano con oltre 4 milioni di clienti, circa 2.300 sportelli e un forte potenziale di espansione, grazie alla presenza nelle zone più ricche e industrializzate del paese, a importanti sinergie di costo e allo sviluppo dei ricavi, che sarà conseguito attraverso le azioni previste nel Piano Strategico 2016- 2019.
«Nel corso del primo trimestre 2017, -si legge nella nota stampa diffusa a seguito del Cda - il Gruppo ha iniziato le attività finalizzate all’integrazione operativa, completando l’operazione di conferimento patrimoniale, che ha dato luogo alla nascita della nuova Bpm spa, e quella di fusione che ha portato alla nascita della capogruppo Banco Bpm spa. Nel contempo è stata effettuata l’attività di Purchase Price Allocation (Ppa), ovvero la valutazione al fair value delle attività e passività dell’ex Gruppo Bpm oggetto di acquisizione sotto il profilo contabile. Gli impatti conseguenti, ancorché soggetti a possibili limitate rettifiche, sono stati riflessi nella situazione patrimoniale ed economica».
Il Gruppo ha inoltre proseguito sul fronte del derisking del portafoglio dei crediti deteriorati, dando luogo ad una ulteriore cessione di un portafoglio di crediti a sofferenza. Le azioni indicate e la rilevazione patrimoniale dei crediti stralciati sulle sofferenze del perimetro dell’ex Gruppo Banco Popolare hanno consentito di rafforzare ulteriormente il livello complessivo delle coperture dei crediti deteriorati stessi, raggiungendo sostanzialmente i livelli target richiesti al nuovo Gruppo».
Sotto il profilo prettamente economico, il primo trimestre 2017 vede una ripresa dei proventi operativi a 1.213 milioni di euro (+2,8% anno su anno) «sostenuti dall’ottimo andamento delle commissioni nette (547 milioni +16,9% a/a) principalmente derivanti dall’attività di vendita di prodotti di risparmio del Gruppo».
Il margine di interesse è in leggera flessione e «risente positivamente della riduzione del costo del funding e di un aumento dei volumi dei crediti in bonis, che però non compensano totalmente il calo dello spread medio applicato alla clientela, legato all’andamento dell’Euribor, in flessione anno su anno di 22 punti base».
Anche i costi operativi - pari a 775 milioni di euro - sono in flessione del 4,7%, «grazie anche alla riduzione delle spese del personale, in seguito al calo dell’organico ed al contenimento delle retribuzioni variabili».
Complessivamente, dunque, il risultato della gestione operativa si attesta a 438 milioni di euro (+19,4% anno su anno).
Le rettifiche su crediti sono state pari a 291,4 milioni, con un confronto molto positivo rispetto al primo trimestre 2016, che risentiva però di rettifiche straordinarie.
L’utile netto della gestione del primo trimestre si attesta a 117 milioni, rispetto alla perdita pro-forma di 266,7 milioni del corrispondente periodo dello scorso esercizio.
Bene anche i ricavi che si sono attestati a 1213,1 milioni di euro (+2,8% a/a sempre con un confronto con il pro-forma). Particolarmente brillante è stata la crescita delle commissioni salite a 547,4 milioni (+16,9%), mentre il margine di interesse tiene a 556,2 milioni (-0,4%).
Buona la riduzione dei costi, in calo del 4,7% a 774,9 milioni con un risultato lordo di gestione pari a 438,1 milioni. Particolarmente significativa la riduzione delle rettifiche su crediti più che dimezzate a 299,8 a testimonianza del miglioramento della qualità dell’attivo. I crediti deteriorati netti sono risultati in calo di 2,2 miliardi con un’incidenza sul totale degli impieghi in calo dal 15,3% al 13,6%.
Quanto al futuro, fanno sapere da Banco Bpm, «il Gruppo sarà impegnato nella realizzazione delle iniziative progettuali delineate nel Piano strategico 2016-2019, con priorità per il completamento dell’integrazione informatica, atteso in estate, per il progressivo incremento dell’operatività dell’unità organizzativa dedicata alla gestione dei non performing loans e per la razionalizzazione delle attività di private e investment banking».
La gestione sarà improntata al recupero di redditività, «che inizierà a trarre vantaggio dai primi effetti sinergici derivanti dalla fusione. La dinamica dei proventi, pur permanendo pressioni competitive sulla marginalità, potrà beneficiare di un ulteriore contenimento del costo della raccolta, grazie all'azione commerciale di riduzione delle forme tecniche più costose, di una crescita degli impieghi e di un aumento delle commissioni derivanti da servizi di gestione, intermediazione e consulenza che compenseranno, almeno in parte, la prevista discesa del risultato da attività finanziaria. L’attenzione al contenimento dei costi operativi, mediante la razionalizzazione, il miglioramento dell’efficienza e specifiche azioni di ottimizzazione della spesa, sarà uno dei fattori di maggior attenzione, unitamente al progressivo smaltimento, sia tramite workout interno che cessioni, dello stock di crediti deteriorati».
Laura Cavalli