Aumento Irpef in Piemonte, la Cgil novarese attacca: “Colpito il ceto medio, schiaffo ai lavoratori”
Il sindacato critica la manovra della Giunta Cirio: “Pagheranno di più dipendenti e pensionati, senza miglioramenti nei servizi”

L’aumento dell’Irpef in Piemonte, deciso dalla Giunta regionale guidata da Alberto Cirio, continua a far discutere. La FP CGIL di Novara e VCO interviene duramente contro la manovra, definendola “un colpo alle retribuzioni dei lavoratori e dei cittadini piemontesi”.
Aumento Irpef in Piemonte, la Cgil novarese attacca
L’incremento dell’imposta regionale, che scatterà nei prossimi mesi, riguarderà in particolare i redditi tra i 15mila e i 50mila euro annui, ovvero il cosiddetto ceto medio. Per queste fasce si prevede:
- per i redditi tra 15mila e 28mila euro, l’aliquota salirà dal 2,13% al 2,68%;
- per i redditi tra 28mila e 50mila euro, si passerà dal 2,75% al 3,31%.
Saranno invece esentati dagli aumenti i redditi sotto i 15mila euro, che continueranno a pagare il 1,62%, e quelli sopra i 50mila, per i quali è già in vigore l’aliquota massima del 3,3%.
Secondo quanto riportato dal sindacato, “il rincaro per ogni piemontese varierà dai 33 ai 106 euro annui”, colpendo in particolare lavoratori dipendenti dei servizi pubblici e pensionati, proprio quelli “già penalizzati da rinnovi contrattuali insufficienti rispetto al costo della vita”.
La FP CGIL critica anche la destinazione dei fondi raccolti, sottolineando che l’aumento delle tasse non sarà finalizzato a migliorare i servizi pubblici: “Che sia chiaro – scrive il sindacato – questo aumento di tasse non servirà per avere un servizio sanitario migliore, un trasporto pubblico efficiente, più asili nido o politiche sociali di qualità”.
L’organizzazione conclude definendo il provvedimento “l’ennesima dimostrazione di un attacco a lavoratrici e lavoratori da parte di una politica regionale e nazionale incapace di gestire i servizi pubblici”.