Assemblea Banco Bpm, la fusione “corre”

Assemblea Banco Bpm, la fusione “corre”
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NOVARA - «Una banca che ha un capitale forte e diventerà ancora più forte nel 2017, che presidia le regioni più ricche d’Europa e che ha dimostrato in questi primi tre mesi un entusiasmo e una determinazione che sono il viatico per costruire qualcosa di grande». Così Giuseppe Castagna, amministratore delegato di Banco Bpm spa, ha sintetizzato agli azionisti riuniti sabato  in assemblea il progetto che ha portato, dallo scorso gennaio, alla fusione di Banco popolare e Bpm in quello che è diventato il terzo gruppo bancario italiano. E il processo di fusione, ha detto Castagna, sta procedendo «a marcia forzata». «Sono molto orgoglioso di quanto è stato fatto in questi primi tre mesi dell’anno. Tra un mese presenteremo i risultati, che sono nella traiettoria del nostro piano industriale. Siamo già più avanti rispetto a quello che ci eravamo proposti di fare. Abbiamo realizzato più di 150 chiusure di filiali, delle 350 previste, e firmato coi sindacati un piano di uscite volontarie per  2.100 persone (metà delle quali avverranno nel 2017, ndr), andando oltre quanto annunciato. E questo ci consente anche di superare i risparmi che avevamo preventivato».
Il piano industriale, ha ricordato Castagna, «partiva dalle due banche che insieme avevano realizzato profitti per circa 600 milioni nel 2015. Il 2016 è stato un anno difficile, come prevedevamo. Nonostante ciò, riteniamo di poter confermare gli ambiziosi obiettivi indicati nel piano e che ci porteranno a realizzare nel 2019 profitti per oltre un miliardo di euro».
Nel cammino verso il compimento degli obiettivi c’è anche la cessione dei crediti in sofferenza: «Abbiamo negoziato con la Banca centrale la dismissione per otto miliardi,  1,7 miliardi li abbiamo già ceduti. Ora stiamo negoziando una cessione importante per oltre 700 milioni e arriveremo nel primo semestre di quest’anno al 30% delle cessioni previste. Ma non vogliamo svendere, pur nel rispetto degli impegni presi con la Bce. Per questo abbiamo creato una “unit” ad hoc dedicando circa 220 professionisti solo al mondo dei crediti in sofferenza».
A grandi passi procede anche l’integrazione dei sistemi informatici: «Nessuna banca finora l’ha mai fatto in questi tempi. - ha detto Castagna - Noi entro luglio vogliamo avere un unico sistema informatico che gestisca tutte le nostre filiali e tutte le nostre sedi centrali. La migrazione si tradurrà nello spostamento del sistema informatico ex Bpm in quello dell’ex Banco». 
La trasformazione  in spa ha rivoluzionato quella che era l’anima delle banche popolari, dove una testa valeva un voto. Ma Castagna ha voluto rassicurare che il rapporto con il territorio (ed in particolare con gli imprenditori, che troveranno in banca Akros «l’interlocutore che finora è mancato») non verrà meno: «Vogliamo essere punto di riferimento per gli azionisti tradizionali, ma siamo consapevoli di essere una banca che ha il 70% di azionariato in mano ai fondi, e con loro vogliamo creare un rapporto concreto e duraturo. Guardiamo con grande attenzione alla nostra tradizione, ma siamo aperti al futuro, convinti di poter  conciliare queste esigenze solo apparentemente differenti  con soddisfazione per tutti».
Laura Cavalli

Leggi l'ampio servizio sull'assemblea sul Corriere di Novara di lunedì 10 aprile 2017 

NOVARA - «Una banca che ha un capitale forte e diventerà ancora più forte nel 2017, che presidia le regioni più ricche d’Europa e che ha dimostrato in questi primi tre mesi un entusiasmo e una determinazione che sono il viatico per costruire qualcosa di grande». Così Giuseppe Castagna, amministratore delegato di Banco Bpm spa, ha sintetizzato agli azionisti riuniti sabato  in assemblea il progetto che ha portato, dallo scorso gennaio, alla fusione di Banco popolare e Bpm in quello che è diventato il terzo gruppo bancario italiano. E il processo di fusione, ha detto Castagna, sta procedendo «a marcia forzata». «Sono molto orgoglioso di quanto è stato fatto in questi primi tre mesi dell’anno. Tra un mese presenteremo i risultati, che sono nella traiettoria del nostro piano industriale. Siamo già più avanti rispetto a quello che ci eravamo proposti di fare. Abbiamo realizzato più di 150 chiusure di filiali, delle 350 previste, e firmato coi sindacati un piano di uscite volontarie per  2.100 persone (metà delle quali avverranno nel 2017, ndr), andando oltre quanto annunciato. E questo ci consente anche di superare i risparmi che avevamo preventivato».
Il piano industriale, ha ricordato Castagna, «partiva dalle due banche che insieme avevano realizzato profitti per circa 600 milioni nel 2015. Il 2016 è stato un anno difficile, come prevedevamo. Nonostante ciò, riteniamo di poter confermare gli ambiziosi obiettivi indicati nel piano e che ci porteranno a realizzare nel 2019 profitti per oltre un miliardo di euro».
Nel cammino verso il compimento degli obiettivi c’è anche la cessione dei crediti in sofferenza: «Abbiamo negoziato con la Banca centrale la dismissione per otto miliardi,  1,7 miliardi li abbiamo già ceduti. Ora stiamo negoziando una cessione importante per oltre 700 milioni e arriveremo nel primo semestre di quest’anno al 30% delle cessioni previste. Ma non vogliamo svendere, pur nel rispetto degli impegni presi con la Bce. Per questo abbiamo creato una “unit” ad hoc dedicando circa 220 professionisti solo al mondo dei crediti in sofferenza».
A grandi passi procede anche l’integrazione dei sistemi informatici: «Nessuna banca finora l’ha mai fatto in questi tempi. - ha detto Castagna - Noi entro luglio vogliamo avere un unico sistema informatico che gestisca tutte le nostre filiali e tutte le nostre sedi centrali. La migrazione si tradurrà nello spostamento del sistema informatico ex Bpm in quello dell’ex Banco». 
La trasformazione  in spa ha rivoluzionato quella che era l’anima delle banche popolari, dove una testa valeva un voto. Ma Castagna ha voluto rassicurare che il rapporto con il territorio (ed in particolare con gli imprenditori, che troveranno in banca Akros «l’interlocutore che finora è mancato») non verrà meno: «Vogliamo essere punto di riferimento per gli azionisti tradizionali, ma siamo consapevoli di essere una banca che ha il 70% di azionariato in mano ai fondi, e con loro vogliamo creare un rapporto concreto e duraturo. Guardiamo con grande attenzione alla nostra tradizione, ma siamo aperti al futuro, convinti di poter  conciliare queste esigenze solo apparentemente differenti  con soddisfazione per tutti».
Laura Cavalli

Leggi l'ampio servizio sull'assemblea sul Corriere di Novara di lunedì 10 aprile 2017 

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