Gene Gnocchi al Coccia con il nuovo show, “Il procacciatore”

Gene Gnocchi al Coccia con il nuovo show, “Il procacciatore”
Pubblicato:

NOVARA - Uno spettacolo che vuole portare una speranza alla gente che viene a seguire le sue conferenze». Parte da qui, dalla mission affidata al suo ultimo show, “Il procacciatore”, e all’ideale protagonista della pièce, Gene Gnocchi che domani, mercoledì 15 novembre, sarà al Teatro Coccia di Novara per dare il la alla rassegna “Comico d’autore”. In un mondo pieno di brutture dal palco può arrivare una lezione “salutare”. «Nel momento in cui il conferenziere si appresta a mostrare le slide al pubblico accade un imprevisto – ci racconta Gnocchi -. La app che gestisce il sistema va in tilt e inizia a visualizzare tutti i messaggi privati che gli arrivano». Eventi sfortunati che costringono il protagonista a cercare di concludere la conferenza, risolvendo questioni che non pensava di dover gestire. «Questo il senso dello spettacolo – ancora Gnocchi -  che porta il conferenziere a essere travolto da una vicenda sempre più compromettente e progressivamente senza via d’uscita. Ma lui ci prova, argomentando come fa ogni conferenziere, perché ha un obiettivo da raggiungere, vuole dare una speranza a chi ha di fronte, affinché possa uscire con qualcosa di buono dall’incontro».

Uno specchio della nostra realtà, della nostra società?

«Sì e tanti i temi che sono trattati, dai vaccini all’età pensionabile. C’è tutto questo nello spettacolo, certo letto a modo mio, cercando di trarre elementi positivi da quello che viviamo ogni giorno. La realtà che ci sta intorno offre veramente tanti spunti. Troppi. Tanto che per la prima volta abbiamo dovuto tagliare il testo. Di solito accade il contrario, si aggiunge questo o quello per allungare. Invece siamo stati costretti a scegliere che cosa raccontare. Certo non un bel segnale…».

Ma rispetto agli esordi oggi è più facile o difficile far ridere?

«Molto più difficile rispetto agli inizi della mia carriera partita trent’anni fa. Vedo un clima un po’ livoroso, anche a livello sociale, troppa intolleranza. La gente è sempre sul chi va là.  C’è un clima più appestato rispetto a ieri».

Gene Gnocchi vede la luce in fondo al tunnel?

«Il debutto a Tortona è andato molto bene: il pubblico rideva, magari di un riso un po’ amaro, ma si è divertito. Non so se per le situazioni dello spettacolo o per una risata liberatoria. Non è uno show facile, anzi è molto complesso: chi fa questo lavoro è portato a rappresentare la realtà a modo suo. E la gente lo sa».

Gene Gnocchi conosce bene Novara.

«Ci sono venuto spesso e ogni volta è l’occasione per incontrare il regista Paolo Beldì con il quale ho iniziato. E quando ci troviamo non facciamo che ribadire l’uno all’altro quanto siamo invecchiati», commenta il comico che è in libreria con “Il petauro dello zucchero. Dizionario essenziale per non diventare come quello là” edito da La nave di Teseo.

Inventiamo uno slogan per attirare il pubblico novarese?

«Venite al Coccia perché di questi tempi è decisamente meglio che vedere il Novara Calcio».

Eleonora Groppetti

NOVARA - Uno spettacolo che vuole portare una speranza alla gente che viene a seguire le sue conferenze». Parte da qui, dalla mission affidata al suo ultimo show, “Il procacciatore”, e all’ideale protagonista della pièce, Gene Gnocchi che domani, mercoledì 15 novembre, sarà al Teatro Coccia di Novara per dare il la alla rassegna “Comico d’autore”. In un mondo pieno di brutture dal palco può arrivare una lezione “salutare”. «Nel momento in cui il conferenziere si appresta a mostrare le slide al pubblico accade un imprevisto – ci racconta Gnocchi -. La app che gestisce il sistema va in tilt e inizia a visualizzare tutti i messaggi privati che gli arrivano». Eventi sfortunati che costringono il protagonista a cercare di concludere la conferenza, risolvendo questioni che non pensava di dover gestire. «Questo il senso dello spettacolo – ancora Gnocchi -  che porta il conferenziere a essere travolto da una vicenda sempre più compromettente e progressivamente senza via d’uscita. Ma lui ci prova, argomentando come fa ogni conferenziere, perché ha un obiettivo da raggiungere, vuole dare una speranza a chi ha di fronte, affinché possa uscire con qualcosa di buono dall’incontro».

Uno specchio della nostra realtà, della nostra società?

«Sì e tanti i temi che sono trattati, dai vaccini all’età pensionabile. C’è tutto questo nello spettacolo, certo letto a modo mio, cercando di trarre elementi positivi da quello che viviamo ogni giorno. La realtà che ci sta intorno offre veramente tanti spunti. Troppi. Tanto che per la prima volta abbiamo dovuto tagliare il testo. Di solito accade il contrario, si aggiunge questo o quello per allungare. Invece siamo stati costretti a scegliere che cosa raccontare. Certo non un bel segnale…».

Ma rispetto agli esordi oggi è più facile o difficile far ridere?

«Molto più difficile rispetto agli inizi della mia carriera partita trent’anni fa. Vedo un clima un po’ livoroso, anche a livello sociale, troppa intolleranza. La gente è sempre sul chi va là.  C’è un clima più appestato rispetto a ieri».

Gene Gnocchi vede la luce in fondo al tunnel?

«Il debutto a Tortona è andato molto bene: il pubblico rideva, magari di un riso un po’ amaro, ma si è divertito. Non so se per le situazioni dello spettacolo o per una risata liberatoria. Non è uno show facile, anzi è molto complesso: chi fa questo lavoro è portato a rappresentare la realtà a modo suo. E la gente lo sa».

Gene Gnocchi conosce bene Novara.

«Ci sono venuto spesso e ogni volta è l’occasione per incontrare il regista Paolo Beldì con il quale ho iniziato. E quando ci troviamo non facciamo che ribadire l’uno all’altro quanto siamo invecchiati», commenta il comico che è in libreria con “Il petauro dello zucchero. Dizionario essenziale per non diventare come quello là” edito da La nave di Teseo.

Inventiamo uno slogan per attirare il pubblico novarese?

«Venite al Coccia perché di questi tempi è decisamente meglio che vedere il Novara Calcio».

Eleonora Groppetti

Seguici sui nostri canali