Zion Smart Shop, resa dei conti vicina

NOVARA - Caso Zion Smart Shop, indagini concluse. Questa la novità sull’eclatante vicenda che per mesi ha tenuto banco non solo a Novara bensì in mezza Italia, visto che il piccolo negozio di cellulari e pc di viale Volta, grazie al web, all’e-commerce, aveva (migliaia di) clienti ovunque. Molti dei quali, però, dopo aver pagato la merce, non avevano ricevuto nulla e nemmeno erano stati rimborsati. Ergo non solo ha tenuto banco, ma è tutt’altro che conclusa: il fatto nuovo, come detto, che le indagini sono concluse, a cura del pm novarese Marco Grandolfo, cui sono confluite, per competenza territoriale, via via tutte le denunce pervenute alle Forze dell’ordine o alle Procure delle varie città. Quante esattamente? Non lo sappiamo, ma di certo all’ordine di decine e decine, forse centinaia. A questo punto - ne hanno avuto conferma gli avvocati Alessandra Possis e Antonio Costa Barbe, della locala sezione Unione consumatori italiani, che ha sostenuto una sessantina di (presunte) vittime - il relativo “avviso” verrà recapitato all’indagato, l’ormai famoso Davinio Zanetti, domiciliato presso il suo difensore, avvocato Scialla di Milano. Conseguentemente la difesa avrà un a ventina di giorni per chiedere un interrogatorio o presentare una memoria difensiva, dopodiché il pm tirerà le conclusioni, ovvero presumibilmente chiederà il rinvio a giudizio. Se così sarà, la “palla” passerà al gup che fisserà l’apposita udienza preliminare. Visto l’estate di mezzo, l’appuntamento potrebbe essere in autunno.Va ricordato che Zanetti aveva cercato di rimborsare alcuni clienti delusi: a fine maggio 2015 documentò la restituzione di un totale di 110.747,40 euro a 249 clienti che avevano appunto chiesto indietro i soldi non avendo ricevuto (perlomeno entro i 15 giorni lavorativi medi pattuiti) cellulari e pc ordinati e saldati. Ma gli altri? Osservano gli avvocati Costa Barbè e Possis: «Ci si poteva attendere ulteriori risarcimenti oltre agli iniziali che erano stati posti in essere da parte dell’indagato. Purtroppo ciò non è avvenuto». Ed è inutile, in generale, chiedere lumi al diretto interessato o al suo avvocato, visto che a un certo punto avevano deciso di troncare ogni comunicazione con il “Corriere”. Parleranno con i magistrati. Comunque le ultime battute dell’avvocato Scialla furono: «Il signor Zanetti oggi (fine maggio 2015, ndr) non dispone di alcunché per cui ovviamente non potrà far fronte ad alcuna (ulteriore, ndr) richiesta risarcitorie a causa della sua insolvenza». Ma aggiunse che in ogni caso Zanetti stava «impegnando tutto il suo tempo a ricercare fondi per affrontare le situazioni inerenti l'inadempimento degli ordini inevasi».Così (tralasciando la domanda: ma dove sono finiti i soldi?) non deve essere stato, almeno non per tutti, visto che l’iter giudiziario è proseguito, fino alle novità di cui sopra. Il titolare dello Zion Smart Shop, che cessò l’attività (tra l’altro dopo una aggressione nella sede di viale Volta) in quello stesso maggio, era finito anche nel mirino dell’Autorità garante del mercato e della concorrenza, che lo diffidò a proseguire certe pratiche, ritenute scorrette (prodotti a prezzi allettanti, pagamenti anticipati ma prodotti in quel momento non già disponibili, senza contare problemi per il diritto di recesso e «più in generale una grave difficoltà ad avere contatti diretti con il professionista»), pena forti sanzioni. Che puntualmente arrivarono: un paio, da 60mila euro l’una (appellabili comunque davanti al Tar). Lo Zion Smart Shop aveva iniziato l’attività sul finire del 2014. I migliori prodotti sul mercato a prezzi allettanti, offerti on line con pagamento anticipato. Nei primi mesi filò più o meno tutto liscio, poi però il giro si allargò troppo - clickando il nome su Google escono chilometri di incredibili storie - e il giocattolino andò in tilt. Migliaia i clienti sparsi in mezza Italia, qualcuno ancora soddisfatto, qualcun altro solo a metà, altri ancora a bocca asciutta. E qualcuno rimborsato, a fronte di diversi rimasti in toto a secco. Tra l’altro con l’impossibilità di contattare il venditore. Solo in redazione decine e decine le segnalazioni, le proteste, da tutte le regioni, anche le più lontane. E fioccarono inevitabilmente le denunce nelle dovute sedi.Paolo Viviani
NOVARA - Caso Zion Smart Shop, indagini concluse. Questa la novità sull’eclatante vicenda che per mesi ha tenuto banco non solo a Novara bensì in mezza Italia, visto che il piccolo negozio di cellulari e pc di viale Volta, grazie al web, all’e-commerce, aveva (migliaia di) clienti ovunque. Molti dei quali, però, dopo aver pagato la merce, non avevano ricevuto nulla e nemmeno erano stati rimborsati. Ergo non solo ha tenuto banco, ma è tutt’altro che conclusa: il fatto nuovo, come detto, che le indagini sono concluse, a cura del pm novarese Marco Grandolfo, cui sono confluite, per competenza territoriale, via via tutte le denunce pervenute alle Forze dell’ordine o alle Procure delle varie città. Quante esattamente? Non lo sappiamo, ma di certo all’ordine di decine e decine, forse centinaia. A questo punto - ne hanno avuto conferma gli avvocati Alessandra Possis e Antonio Costa Barbe, della locala sezione Unione consumatori italiani, che ha sostenuto una sessantina di (presunte) vittime - il relativo “avviso” verrà recapitato all’indagato, l’ormai famoso Davinio Zanetti, domiciliato presso il suo difensore, avvocato Scialla di Milano. Conseguentemente la difesa avrà un a ventina di giorni per chiedere un interrogatorio o presentare una memoria difensiva, dopodiché il pm tirerà le conclusioni, ovvero presumibilmente chiederà il rinvio a giudizio. Se così sarà, la “palla” passerà al gup che fisserà l’apposita udienza preliminare. Visto l’estate di mezzo, l’appuntamento potrebbe essere in autunno.Va ricordato che Zanetti aveva cercato di rimborsare alcuni clienti delusi: a fine maggio 2015 documentò la restituzione di un totale di 110.747,40 euro a 249 clienti che avevano appunto chiesto indietro i soldi non avendo ricevuto (perlomeno entro i 15 giorni lavorativi medi pattuiti) cellulari e pc ordinati e saldati. Ma gli altri? Osservano gli avvocati Costa Barbè e Possis: «Ci si poteva attendere ulteriori risarcimenti oltre agli iniziali che erano stati posti in essere da parte dell’indagato. Purtroppo ciò non è avvenuto». Ed è inutile, in generale, chiedere lumi al diretto interessato o al suo avvocato, visto che a un certo punto avevano deciso di troncare ogni comunicazione con il “Corriere”. Parleranno con i magistrati. Comunque le ultime battute dell’avvocato Scialla furono: «Il signor Zanetti oggi (fine maggio 2015, ndr) non dispone di alcunché per cui ovviamente non potrà far fronte ad alcuna (ulteriore, ndr) richiesta risarcitorie a causa della sua insolvenza». Ma aggiunse che in ogni caso Zanetti stava «impegnando tutto il suo tempo a ricercare fondi per affrontare le situazioni inerenti l'inadempimento degli ordini inevasi».Così (tralasciando la domanda: ma dove sono finiti i soldi?) non deve essere stato, almeno non per tutti, visto che l’iter giudiziario è proseguito, fino alle novità di cui sopra. Il titolare dello Zion Smart Shop, che cessò l’attività (tra l’altro dopo una aggressione nella sede di viale Volta) in quello stesso maggio, era finito anche nel mirino dell’Autorità garante del mercato e della concorrenza, che lo diffidò a proseguire certe pratiche, ritenute scorrette (prodotti a prezzi allettanti, pagamenti anticipati ma prodotti in quel momento non già disponibili, senza contare problemi per il diritto di recesso e «più in generale una grave difficoltà ad avere contatti diretti con il professionista»), pena forti sanzioni. Che puntualmente arrivarono: un paio, da 60mila euro l’una (appellabili comunque davanti al Tar). Lo Zion Smart Shop aveva iniziato l’attività sul finire del 2014. I migliori prodotti sul mercato a prezzi allettanti, offerti on line con pagamento anticipato. Nei primi mesi filò più o meno tutto liscio, poi però il giro si allargò troppo - clickando il nome su Google escono chilometri di incredibili storie - e il giocattolino andò in tilt. Migliaia i clienti sparsi in mezza Italia, qualcuno ancora soddisfatto, qualcun altro solo a metà, altri ancora a bocca asciutta. E qualcuno rimborsato, a fronte di diversi rimasti in toto a secco. Tra l’altro con l’impossibilità di contattare il venditore. Solo in redazione decine e decine le segnalazioni, le proteste, da tutte le regioni, anche le più lontane. E fioccarono inevitabilmente le denunce nelle dovute sedi.
Paolo Viviani