Vicenda del ricercatore iraniano condannato a morte: intervento della Camera Penale di Novara

NOVARA, Anche la Camera Penale di Novara interviene sulla vicenda di Ahamadreza Djalali, ricercatore che per molti anni ha collaborato all'Università del Piemonte Orientale, sede di Novara, condannato a morte dal giudice di Teheran con l'accusa di spionaggio. L'uomo era stato arrestato nell'aprile dello scorso anno.
La Camera Penale di Novara ha appreso con sgomento, si legge in una nota, "del processo sommario al quale è stato sottoposto il ricercatore iraniano Ahmadreza Djalali, che ha lavorato per anni presso l’Università di Novara; a quanto è dato sapere dalle notizie di stampa il Tribunale ha fatto pressioni per la confessione e ha in più occasioni “ricusato” i difensori del Dr. Djalali perché non graditi. All’esito del processo, durato soltanto tre udienze, il Tribunale ha pronunciato la sentenza di condanna a morte dell’imputato. La Camera Penale di Novara ovviamente ripudia - scrivono i componenti - la pena di morte e ritiene questa vicenda un monito perché in Italia come nel mondo le garanzie dell’imputato siano il baluardo ineludibile e ineliminabile di qualsiasi processo: pertanto, per mano del Presidente e di tutti i Consiglieri del Direttivo, ha sottoscritto l’appello di Amnesty International (disponibile su www.amnesty.iy) e ha invitato tutti i propri iscritti a fare altrettanto".
mo.c.
NOVARA, Anche la Camera Penale di Novara interviene sulla vicenda di Ahamadreza Djalali, ricercatore che per molti anni ha collaborato all'Università del Piemonte Orientale, sede di Novara, condannato a morte dal giudice di Teheran con l'accusa di spionaggio. L'uomo era stato arrestato nell'aprile dello scorso anno.
La Camera Penale di Novara ha appreso con sgomento, si legge in una nota, "del processo sommario al quale è stato sottoposto il ricercatore iraniano Ahmadreza Djalali, che ha lavorato per anni presso l’Università di Novara; a quanto è dato sapere dalle notizie di stampa il Tribunale ha fatto pressioni per la confessione e ha in più occasioni “ricusato” i difensori del Dr. Djalali perché non graditi. All’esito del processo, durato soltanto tre udienze, il Tribunale ha pronunciato la sentenza di condanna a morte dell’imputato. La Camera Penale di Novara ovviamente ripudia - scrivono i componenti - la pena di morte e ritiene questa vicenda un monito perché in Italia come nel mondo le garanzie dell’imputato siano il baluardo ineludibile e ineliminabile di qualsiasi processo: pertanto, per mano del Presidente e di tutti i Consiglieri del Direttivo, ha sottoscritto l’appello di Amnesty International (disponibile su www.amnesty.iy) e ha invitato tutti i propri iscritti a fare altrettanto".
mo.c.