Vicenda autofficina "My Car", 3 anni per bancarotta e truffa

NOVARA, Ha patteggiato 3 anni di reclusione, in Tribunale a Novara, Alessia Nardin, 46 anni, presidente e socio unico della “My Car” di viale Gherzi, autofficina al centro di un caso che – in città – aveva tenuto banco tra il 2012 e il 2013. All’epoca molti acquirenti di autoveicoli nuovi avevano denunciato alle associazioni di consumatori che, pur avendo già versato contanti o assegni per l’acquisto dell’auto, il veicolo richiesto non era mai stato consegnato, mai era arrivato a destinazione. Per questa vicenda la donna – assistita dall’avvocato Pierantonio Galimberti – era già finita alla sbarra per truffa, appropriazione indebita, falso e sostituzione di persona. La Procura però, lo scorso anno, mentre ancora era in corso il dibattimento (diversi i procedimenti che erano stati aperti nei confronti della donna), ha chiesto la restituzione di tutti gli atti. Nel proseguo delle indagini sul fallimento della società erano infatti apparse alcune irregolarità di gestione risalenti al periodo precedente la chiusura. Per questa ragione il pm Giovanni Caspani aveva chiesto per la donna il rinvio a giudizio con l’accusa – ben più grave – di bancarotta fraudolenta. Una vicenda nella quale è finito indagato anche un collaboratore della concessionaria. Stando alla Procura, Nardin avrebbe volontariamente aggravato la difficile situazione della società, per arrivare così al fallimento di fine 2013. L’altro giorno, in udienza preliminare, il patteggiamento a 3 anni per il reato fallimentare e i reati precedenti per cui era già stato avviato il processo. Il collaboratore, anche lui difeso dall’avvocato Galimberti, è stato rinviato a giudizio e affronterà il processo ordinario. All’uomo sono contestati solo i reati fallimentari.
mo.c.
Per saperne di piu leggi il Corriere di Novara in edicola sabato 25 febbraio
NOVARA, Ha patteggiato 3 anni di reclusione, in Tribunale a Novara, Alessia Nardin, 46 anni, presidente e socio unico della “My Car” di viale Gherzi, autofficina al centro di un caso che – in città – aveva tenuto banco tra il 2012 e il 2013. All’epoca molti acquirenti di autoveicoli nuovi avevano denunciato alle associazioni di consumatori che, pur avendo già versato contanti o assegni per l’acquisto dell’auto, il veicolo richiesto non era mai stato consegnato, mai era arrivato a destinazione. Per questa vicenda la donna – assistita dall’avvocato Pierantonio Galimberti – era già finita alla sbarra per truffa, appropriazione indebita, falso e sostituzione di persona. La Procura però, lo scorso anno, mentre ancora era in corso il dibattimento (diversi i procedimenti che erano stati aperti nei confronti della donna), ha chiesto la restituzione di tutti gli atti. Nel proseguo delle indagini sul fallimento della società erano infatti apparse alcune irregolarità di gestione risalenti al periodo precedente la chiusura. Per questa ragione il pm Giovanni Caspani aveva chiesto per la donna il rinvio a giudizio con l’accusa – ben più grave – di bancarotta fraudolenta. Una vicenda nella quale è finito indagato anche un collaboratore della concessionaria. Stando alla Procura, Nardin avrebbe volontariamente aggravato la difficile situazione della società, per arrivare così al fallimento di fine 2013. L’altro giorno, in udienza preliminare, il patteggiamento a 3 anni per il reato fallimentare e i reati precedenti per cui era già stato avviato il processo. Il collaboratore, anche lui difeso dall’avvocato Galimberti, è stato rinviato a giudizio e affronterà il processo ordinario. All’uomo sono contestati solo i reati fallimentari.
mo.c.
Per saperne di piu leggi il Corriere di Novara in edicola sabato 25 febbraio