Varallo Sesia, maltrattamenti a scuola

A pochi chilometri di distanza, Briona rivive l'incubo nove anni dopo.

Varallo Sesia, maltrattamenti a scuola
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Varallo Sesia, un caso di maltrattamenti in un asilo. Alla notizia del ripetersi di violenze a scuola, a pochi chilometri e a nove anni di distanza, Briona rivive l’incubo della vicenda dei suoi bambini spogliati in classe da bidella e maestre. Era il marzo 2010.

Urla, schiaffi e pizzicotti ai bambini

Modi bruschi, grida, schiaffoni e pizzicotti ai piccoli alunni. Ne è ritenuta responsabile una maestra di 41 anni in servizio in un asilo di Varallo Sesia, dal quale è stata allontanata mercoledì al termine di un’indagine dei carabinieri durata mesi, sentiti anche i piccoli testimoni. Il provvedimento di “divieto temporaneo di esercitare l’attività professionale di maestra di scuola per l’infanzia” è stato eseguito dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Borgosesia e della Stazione di Varallo, coordinati dalla Procura della Repubblica di Vercelli, a conclusione di una complessa e delicata attività d’indagine partita all’inizio di questo anno scolastico, dopo che alcuni genitori di bambini di età compresa tra i 4 e i 5 anni si erano rivolti, preoccupati, ai carabinieri. I racconti degli scolari avrebbero accertato che l’insegnante aveva compiuto in classe violenze fisiche e psicologiche nei confronti dei bambini che non le obbedivano tempestivamente.

«Massima prudenza, vanno approfondite bene le dinamiche»

Il caso di Varallo Sesia richiama subito alla mente la clamorosa vicenda dei bimbi spogliati alla scuola elementare di Briona. I bambini erano stati denudati, presenti tre maestre e la bidella, per scovare il “responsabile” che - colpito da dissenteria - aveva sporcato i bagni della scuola. Diverse le reazioni del paese.
Per il sindaco Maurizio Boriani «si tratta di eventi che vanno gestiti con la massima prudenza cercando di approfondire bene le dinamiche». Alcuni genitori, che all’epoca dei fatti del 2010 avevano i figli nella classe interessata, commentano: «Non credo sia stato un comportamento giusto perché ha messo i bambini in una situazione di disagio e umiliazione». Un altro genitore: «E’ una vicenda che ha ricevuto un tam tam mediatico esagerato, ma poi si è risolta. I ragazzi coinvolti hanno superato l’episodio senza alcun problema. Non sono rimasti traumatizzati dalla vicenda».

Dopo il ricorso in Appello, reato prescritto

Le quattro donne, dopo le indagini del caso sulla scuola di Briona, erano finite a processo con l’accusa di violenza privata. L’11 giugno del 2014, in primo grado a Novara, c’era stata la sentenza: quattro mesi per l’ex collaboratrice scolastica, tre mesi per due delle insegnanti e 20 giorni per l’altra docente. Tutte condanne con la sospensione condizionale della pena. All’epoca il giudice Silvio Bolloli aveva anche fissato 1.800 euro come risarcimento per la parte civile e rimandato al giudizio civile per la liquidazione del danno. Una sola la parte civile che si era costituita nel processo.
In aula, il giorno della sentenza, una delle maestre aveva anche mostrato ai presenti una lettera che i residenti di Briona le avevano consegnato qualche giorno prima. Una lettera, con decine di firme, in cui gli abitanti esprimevano solidarietà alle maestre, sostenendo di aver dimenticato quell’episodio e di avere a che fare con maestre con capacità e che volevano bene ai bambini. I difensori avevano fatto ricorso in Appello, «ma – come spiega l’avvocato difensore delle tre maestre - la data non è poi mai stata fissata e il reato risulterebbe, pertanto, ormai prescritto».

 

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