Un detenuto nel carcere di Alessandria ha aggredito un poliziotto per una telefonata
La denuncia del sindacato di polizia penitenziaria.

L'episodio si è verificato giovedì 27 agosto: un uomo detenuto nel carcere di Alessandria ha aggredito un poliziotto colpendolo al volto.
Poliziotto aggredito nel carcere di Alessandria da un detenuto
Ad Alessandria, nel carcere Don Soria, un uomo detenuto nella struttura ha aggredito un poliziotto. Il carcerato voleva fare una telefonata alla famiglia oltre alle 3 previste. A denunciare quanto accaduto è la segreteria generale del sindacato autonomo di polizia penitenziaria (SAPPE).
Un detenuto - spiega Vicente Santilli, segretario piemontese del sindacato - ha aggredito e colpito al volto un agente di Polizia Penitenziaria in servizio nel carcere Don Soria di Alessandria perché pretendeva di fare una ulteriore telefonata alla famiglia dopo avere fatto regolarmente le tre previste. L’uomo ha anche inveito contro il collega, che pure si era messo a disposizione per istruirgli la pratica straordinaria di richiesta, presentandosi a torso nudo come fosse al mare nell’Ufficio di servizio e scaraventandogli addosso la scrivania ed il telefono… I detenuti evidentemente sono convinti non di essere in carcere a scontare una pena ma in un albergo, dove possono fare ciò che preferiscono… Dove sono ora quelli che rivendicano ad ogni piè sospinto più diritti e più attenzione per i criminali ma si scordano sistematicamente dei servitori dello Stato, come gli Agenti di Polizia Penitenziaria e gli appartenenti alle Forze dell’Ordine, che ogni giorno rischiano la vita per la salvaguardia delle Istituzioni?.
Quel che è accaduto - gli fa eco Donato Capece, segretario generale SAPPE - di una violenza inaccettabile, ci ricorda per l'ennesima volta quanto sia pericoloso lavorare in un penitenziario. Ogni giorno giungono notizie di aggressioni a donne e uomini del Corpo in servizio negli Istituti penitenziari del Paese, sempre più contusi, feriti, umiliati e vittime di violenze da parte di una parte di popolazione detenuta che non ha alcuna remora a scagliarsi contro chi in carcere rappresenta lo Stato. E allora è mai possibile che nessuno, al Ministero della Giustizia e al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, abbia pensato di introdurre anche per la Polizia Penitenziaria ed i suoi appartenenti, per fronteggiare ed impedire aggressioni fisiche e selvagge, strumenti come quelli in uso a Polizia di Stato e Carabinieri, ossia pistola “taser” e spray al peperoncino? Rinnoviamo, alla luce del grave fatto accaduto al carcere Don Soria di Alessandria, la richiesta di un incontro con i vertici del Ministero della Giustizia e dell’Amministrazione Penitenziaria per affrontare gli eventuali interventi da adottare, come ad esempio proprio le tutele da assicurare al personale di Polizia Penitenziaria in servizio.