Tredicino: perché si festeggia?

Ad Arona il 13 marzo è festa grande: ecco perché

Tredicino: perché si festeggia?
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Ad Arona il 13 marzo è festa grande: ecco perché

Dal 4 al 19 marzo in piazzale Aldo Moro, come da tradizione, sono piazzate le giostre, che chiamano in città grandi e piccini da ogni parte della provincia Novarese, e anche da oltre Ticino. Ma perché la città di arona festeggia il 13 marzo (da qui il nome della manifestazione)? In questa giornata le scuole e gli uffici restano chiusi perché, il 13 marzo del 1576, sono tornate sulle sponde del lago Maggiore le reliquie dei Martiri Fedele e Carpoforo. Domenica sera in onore dei due santi c'è stata una processione, che è partita da piazza San Graziano, proseguita in corso Cavour, sul lungolago Marconi e piazza del Popolo, per poi tornare lungo corso Cavour in piazza San Graziano. NElla mattinata di oggi, lunedì 13, la città ha celebrato la solennità dei due santi, con una celebrazione in collegiata presieduta dal vicario generale don Fausto Cossalter, terminata poi con il pranzo del tredicino all'oratorio.

I due martiri erano dei soldati al servizio di Marco Aurelio Massimiliano, furono decapitati nel Comasco nel 285: Carpoforo sulla strada per Bergamo, e Fedele in un luogo detto Sommolacuano. La loro vicenda è abbastanza tormentata e controversa: non si conoscono le circostanze che portarono le reliquie dei due martiri ad Arona. Quel che invece si sa è che il cardinale Borromeo, nel XVI secolo, li volle a Milano, dove aveva fatto costruire la fabbrica di San Fedele. In accordo con i Gesuiti di san Fedele quindi il cardinale dispose il loro trasferimento, che si sarebbe dovuto eseguire in silenzio e senza che la cosa venisse saputa, per evitare disordini. La traslazione avvenne il 9 febbraio del 1576, e malgrado le raccomandazioni del Borromeo la cosa si venne a sapere, sollevando subito l'indignazione popolare (per quanto, nei secoli precedenti, le spoglie mortali dei due santi non fossero considerate particolarmente dalla città, tanto che Gerolamo Regazzoni, il visitatore apostolico venuto ad Arona per conto di San Carlo, reggente della Diocesi milanese, riferì testualmente che i Santi erano conservati “in un sito men che dicevole per sì rispettevole tesoro"). Vennero minacciati dei tumulti popolari, così venne deciso che le ossa dell'avanbraccio sinistro di entrambi i santi fossero riconsegnate alla città. Riconsegna che avvenne proprio il 13 marzo. Ma la storia on è finita qui: in una "narratione dei magnifici consiglieri di Arona" si legge che la sera dello stesso giorno terzio decimo di marzo, la notte e li giorni seguenti se ne morivano fino a estirpazione di molte casate di Paruciaro, et con tutto ciò per evidente miracolo di intercetione, alchun di questo borgo, nè delle terre circostanti, nè della detta processione restò, Dio mercé, offeso…”. In poche parole: il consiglio attribuì ai due santi un'intercessione che salvò la città da un'epidemia di peste che decimò, in quel periodo, le comunità circostanti.

Le celebrazioni termineranno questa sera, con i vespri nella chiesa di San Graziano.

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