Traffico di donne, venivano portate in Italia con la promessa di viaggi-studio
Prostitute, schiave del racket e di riti voodoo.

Traffico di donne. Un connection man gestiva un centinaio di ragazze.
Traffico di donne
Reclutate in Nigeria nei villaggi più poveri con la promessa di ottenere un titolo di studio e un lavoro in Italia, le ragazze venivano affidate a un “connection man” che aveva il compito di “traghettarle” dalla Nigeria fino all’Italia. L’uomo gestiva un centinaio di ragazze. Un viaggio studio non era altro che un grande bluff.
Connection man
I “connection men”, figura chiave della tratta: sono gli emissari delle organizzazioni criminali che prendono in carico le nigeriane, fino al loro arrivo in Libia, spesso fino all’arrivo in Italia. Garantiscono loro il viaggio, e istruiscono le ragazze nei minimi dettagli. Danno loro un numero di telefono da chiamare una volta arrivate nel centro. Il numero è dell’ultimo anello della catena, quello che le porterà fisicamente dalla “madam”, la nigeriana adulta che le costringerà, ricattandole, alla strada.
Il ruolo della “madame”
Il 20 agosto, i carabinieri della Compagnia di Torino Mirafiori, in collaborazione con i colleghi di Torino Borgo Dora, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di una nigeriana di 33 anni, residente a Torino, per avere reclutato e indotto alla prostituzione due connazionali (accertate).
La donna gestiva le ragazze mantenendo i contatti con altri membri della catena, ancora non identificati, che si trovano in Nigeria e che, verosimilmente, organizzerebbero i cosiddetti “viaggi della speranza”.
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