Torna il primo gennaio la Marcia della Pace

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NOVARA, Torna anche il prossimo primo gennaio l’appuntamento con la Marcia di Pace che la Comunità di Sant’Egidio, a Roma e in tante città dell’Italia e del mondo, organizza per ricordare tutte le terre che nel Nord e nel Sud del mondo attendono la fine della guerra e del terrorismo e sperano nell'unità e nella pace della famiglia umana. Cristiani e credenti di tutte le religioni, uomini e donne di buona volontà, sono invitati ad unirsi per manifestare che la pace è possibile e che la guerra non è inevitabile.A Novara, l’accoglienza è per le 16 in piazza Cavour, con conclusione alle 17 in piazza della Repubblica.Fu papa Paolo VI nel 1968, durante la guerra in Vietnam, che scrisse il primo Messaggio per la Pace, che così si apriva: “… sarebbe Nostro desiderio che poi, ogni anno, questa celebrazione si ripetesse come augurio e come promessa, all'inizio del calendario che misura e descrive il cammino della vita umana nel tempo, che sia la Pace con il suo giusto e benefico equilibrio a dominare lo svolgimento della storia avvenire …”. Ed è dall’inizio del XXI secolo che Sant’Egidio, sostenendo il Messaggio del papa, inizia l’anno con il passo della pace, gridando: “Pace in tutte le Terre” attraverso le oltre 600 manifestazioni del 1 gennaio che si svolgeranno in tutto il mondo. Quest’anno ricorre la 50a Giornata Mondiale della Pace, in occasione della quale Papa Francesco ha scritto un messaggio, dal titolo: «La non violenza: stile di una politica per la pace». Nel messaggio, si legge tra l’altro: “La violenza e la pace sono all'origine di due opposti modi di costruire la società. Il moltiplicarsi di focolai di violenza genera gravissime e negative conseguenze sociali: il Santo Padre coglie questa situazione nell'espressione "terza guerra mondiale a pezzi". La pace, al contrario, ha conseguenze sociali positive e consente di realizzare un vero progresso; dobbiamo, pertanto, muoverci negli spazi del possibile negoziando strade di pace, anche là dove tali strade appaiono tortuose e persino impraticabili. In questo modo, la non violenza potrà assumere un significato più ampio e nuovo: non solo aspirazione, afflato, rifiuto morale della violenza, delle barriere, degli impulsi distruttivi, ma anche metodo politico realistico, aperto alla speranza. Si tratta di un metodo politico fondato sul primato del diritto. Se il diritto e l'uguale dignità di ogni essere umano sono salvaguardati senza discriminazioni e distinzioni, di conseguenza la non violenza intesa come metodo politico può costituire una via realistica per superare i conflitti armati. In questa prospettiva, è importante che si riconosca sempre più non il diritto della forza, ma la forza del diritto …”.Con questo messaggio papa Francesco “intende indicare – spiega S. Egidio - un passo ulteriore, un cammino di speranza adatto alle presenti circostanze storiche: ottenere la risoluzione delle controversie attraverso il negoziato, evitando che esse degenerino in conflitto armato. Dietro questa prospettiva c'è anche il rispetto per la cultura e l'identità dei popoli, dunque il superamento dell'idea secondo la quale una parte sia moralmente superiore a un'altra. Nello stesso tempo, però, questo non significa che una nazione possa essere indifferente alle tragedie di un'altra. Significa, invece, riconoscere il primato della diplomazia sul fragore delle armi. Il traffico mondiale delle armi è così vasto da essere in genere sottostimato. È il traffico illegale delle armi a sostenere non pochi conflitti nel mondo. La non violenza come stile politico può e deve fare molto per arginare questo flagello. Ci si metterà in marcia, allora, per ricordare i troppi paesi in guerra, i cui nomi saranno scritti sui cartelli che accompagneranno il corteo. Ci si metterà in marcia, ancora, per riaffermare che la non violenza inizia col disarmare i propri cuori ed è la via maestra lungo la quale muoversi per costruire la pace”.Al termine, in piazza Cavour, si potranno ascoltare alcune testimonianze di uomini e donne, la cui esperienza di vita è stata segnata dalla sofferenza della guerra, veramente madre di tutte le povertà.

mo.c.

NOVARA, Torna anche il prossimo primo gennaio l’appuntamento con la Marcia di Pace che la Comunità di Sant’Egidio, a Roma e in tante città dell’Italia e del mondo, organizza per ricordare tutte le terre che nel Nord e nel Sud del mondo attendono la fine della guerra e del terrorismo e sperano nell'unità e nella pace della famiglia umana. Cristiani e credenti di tutte le religioni, uomini e donne di buona volontà, sono invitati ad unirsi per manifestare che la pace è possibile e che la guerra non è inevitabile.A Novara, l’accoglienza è per le 16 in piazza Cavour, con conclusione alle 17 in piazza della Repubblica.Fu papa Paolo VI nel 1968, durante la guerra in Vietnam, che scrisse il primo Messaggio per la Pace, che così si apriva: “… sarebbe Nostro desiderio che poi, ogni anno, questa celebrazione si ripetesse come augurio e come promessa, all'inizio del calendario che misura e descrive il cammino della vita umana nel tempo, che sia la Pace con il suo giusto e benefico equilibrio a dominare lo svolgimento della storia avvenire …”. Ed è dall’inizio del XXI secolo che Sant’Egidio, sostenendo il Messaggio del papa, inizia l’anno con il passo della pace, gridando: “Pace in tutte le Terre” attraverso le oltre 600 manifestazioni del 1 gennaio che si svolgeranno in tutto il mondo. Quest’anno ricorre la 50a Giornata Mondiale della Pace, in occasione della quale Papa Francesco ha scritto un messaggio, dal titolo: «La non violenza: stile di una politica per la pace». Nel messaggio, si legge tra l’altro: “La violenza e la pace sono all'origine di due opposti modi di costruire la società. Il moltiplicarsi di focolai di violenza genera gravissime e negative conseguenze sociali: il Santo Padre coglie questa situazione nell'espressione "terza guerra mondiale a pezzi". La pace, al contrario, ha conseguenze sociali positive e consente di realizzare un vero progresso; dobbiamo, pertanto, muoverci negli spazi del possibile negoziando strade di pace, anche là dove tali strade appaiono tortuose e persino impraticabili. In questo modo, la non violenza potrà assumere un significato più ampio e nuovo: non solo aspirazione, afflato, rifiuto morale della violenza, delle barriere, degli impulsi distruttivi, ma anche metodo politico realistico, aperto alla speranza. Si tratta di un metodo politico fondato sul primato del diritto. Se il diritto e l'uguale dignità di ogni essere umano sono salvaguardati senza discriminazioni e distinzioni, di conseguenza la non violenza intesa come metodo politico può costituire una via realistica per superare i conflitti armati. In questa prospettiva, è importante che si riconosca sempre più non il diritto della forza, ma la forza del diritto …”.Con questo messaggio papa Francesco “intende indicare – spiega S. Egidio - un passo ulteriore, un cammino di speranza adatto alle presenti circostanze storiche: ottenere la risoluzione delle controversie attraverso il negoziato, evitando che esse degenerino in conflitto armato. Dietro questa prospettiva c'è anche il rispetto per la cultura e l'identità dei popoli, dunque il superamento dell'idea secondo la quale una parte sia moralmente superiore a un'altra. Nello stesso tempo, però, questo non significa che una nazione possa essere indifferente alle tragedie di un'altra. Significa, invece, riconoscere il primato della diplomazia sul fragore delle armi. Il traffico mondiale delle armi è così vasto da essere in genere sottostimato. È il traffico illegale delle armi a sostenere non pochi conflitti nel mondo. La non violenza come stile politico può e deve fare molto per arginare questo flagello. Ci si metterà in marcia, allora, per ricordare i troppi paesi in guerra, i cui nomi saranno scritti sui cartelli che accompagneranno il corteo. Ci si metterà in marcia, ancora, per riaffermare che la non violenza inizia col disarmare i propri cuori ed è la via maestra lungo la quale muoversi per costruire la pace”.Al termine, in piazza Cavour, si potranno ascoltare alcune testimonianze di uomini e donne, la cui esperienza di vita è stata segnata dalla sofferenza della guerra, veramente madre di tutte le povertà.

mo.c.

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