Su Ahmad Djalali, una vera spy story

Su Ahmad Djalali, una vera spy story
Pubblicato:

In risposta all’interpellanza, avanzata al Governo degli oltre 150 parlamentari, sulle mosse che l’Italia sta compiendo per scongiurare la condanna a morte del dottor Djalali, ricercatore dell’Università del Piemonte Orientale, condannato in Iran, ha risposto venerdì in Senato Mario Giro, viceministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale.
«La Farnesina, anche per il tramite dell'ambasciata italiana a Teheran, segue con attenzione il caso del dottor Djalali sin dal gennaio 2017, quando è giunta la notizia del suo arresto in Iran, nell'aprile 2016, con l'accusa di attività sovversiva e spionaggio.
Abbiamo sollevato il caso più volte con le autorità iraniane, sia a livello diplomatico, con il nostro ambasciatore, che a livello politico, come Farnesina, e continueremo a sensibilizzare Teheran al riguardo. La Farnesina ha affrontato anzitutto, per la prima volta, il tema con l'ambasciatore iraniano a Roma il 7 febbraio scorso. Successivamente, la ministra Fedeli - ha ripreso - ha sollevato la questione nel corso della sua missione Iran, il 19 e 20 aprile, così come il sottosegretario Amendola, in visita a Teheran dal 2 al 4 maggio scorso. A giugno, l'ambasciatore d'Italia a Teheran ha svolto un passo con il segretario generale del Consiglio supremo dei diritti umani, Javad Larijani. Il sottosegretario Amendola ha nuovamente ricordato il caso al viceministro iraniano Ravanchi nel corso della sua missione a Teheran il 5 e 6 agosto scorsi, auspicandone una positiva soluzione in uno spirito umanitario e nel rispetto dell'ordinamento interno iraniano».
Malgrado tali interventi,  il 24 ottobre scorso il procuratore generale di Teheran ha dichiarato pubblicamente che Djalali è stato condannato a morte per spionaggio a favore di Israele e contrasto alla volontà di Dio. Il dottor Djalali ha 20 giorni a disposizione per presentare appello. 
Sandro Devecchi

Leggi di più sul Corriere di Novara in edicola

In risposta all’interpellanza, avanzata al Governo degli oltre 150 parlamentari, sulle mosse che l’Italia sta compiendo per scongiurare la condanna a morte del dottor Djalali, ricercatore dell’Università del Piemonte Orientale, condannato in Iran, ha risposto venerdì in Senato Mario Giro, viceministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale.
«La Farnesina, anche per il tramite dell'ambasciata italiana a Teheran, segue con attenzione il caso del dottor Djalali sin dal gennaio 2017, quando è giunta la notizia del suo arresto in Iran, nell'aprile 2016, con l'accusa di attività sovversiva e spionaggio.
Abbiamo sollevato il caso più volte con le autorità iraniane, sia a livello diplomatico, con il nostro ambasciatore, che a livello politico, come Farnesina, e continueremo a sensibilizzare Teheran al riguardo. La Farnesina ha affrontato anzitutto, per la prima volta, il tema con l'ambasciatore iraniano a Roma il 7 febbraio scorso. Successivamente, la ministra Fedeli - ha ripreso - ha sollevato la questione nel corso della sua missione Iran, il 19 e 20 aprile, così come il sottosegretario Amendola, in visita a Teheran dal 2 al 4 maggio scorso. A giugno, l'ambasciatore d'Italia a Teheran ha svolto un passo con il segretario generale del Consiglio supremo dei diritti umani, Javad Larijani. Il sottosegretario Amendola ha nuovamente ricordato il caso al viceministro iraniano Ravanchi nel corso della sua missione a Teheran il 5 e 6 agosto scorsi, auspicandone una positiva soluzione in uno spirito umanitario e nel rispetto dell'ordinamento interno iraniano».
Malgrado tali interventi,  il 24 ottobre scorso il procuratore generale di Teheran ha dichiarato pubblicamente che Djalali è stato condannato a morte per spionaggio a favore di Israele e contrasto alla volontà di Dio. Il dottor Djalali ha 20 giorni a disposizione per presentare appello. 
Sandro Devecchi

Leggi di più sul Corriere di Novara in edicola