Simona, sei anni fa il delitto, fra un mese la resa dei conti

Simona, sei anni fa il delitto, fra un mese la resa dei conti
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NOVARA - Sei anni fa il delitto - era la notte fra il 6 e 7 giugno 2010 - fra un mese - il 7 luglio - un verdetto che potrebbe chiudere definitivamente la fase processuale. Che vede per ora i 30 anni passati in giudicato comminati a Luca Sainaghi, esecutore materiale dell’omicidio di Simona Melchionda. Ma gli inquirenti, così come la famiglia della vittima, sono convinti che l’ex carabiniere abbia agito su mandato, o perlomeno istigato, dalla compagna Ilaria Mortarini: e il 7 luglio si vedrà se la Cassazione darà loro ragione, confermando o meno i 30 anni rimediati dalla giovane nei primi due gradi di giudizio. In questo caso Ilaria, a piede libero, finirà in carcere. Ma nulla è scontato. La Suprema Corte potrebbe anche disporre un nuovo processo di secondo grado, a Torino, oppure addirittura annullare del tutto la condanna. Il caso, a Roma, era già approdato lo scorso 11 marzo, ma all’inizio dell’udienza ci si accorse che uno dei giudici si era in passato già occupato della vicenda, e quindi risultava incompatibile. Tutto rinviato. La famiglia Melchionda continua ad avere fiducia nella Giustizia, inseguita e invocata nella disperazione di aver perso Simona: «Nessuno ce la ridarà - ha sempre detto il padre Leonardo - ma serve verità e appunto Giustizia. Siamo convinti che Luca non l’avrebbe uccisa se non istigato da Ilaria». Ora siamo al capitolo (presumibilmente) finale: «Ci auguriamo che vengano riconosciute definitivamente quelle che riteniamo siano le responsabilità della Mortarini» .

p.v.

leggi il servizio sul Corriere di Novara di sabato 11 giugno

NOVARA - Sei anni fa il delitto - era la notte fra il 6 e 7 giugno 2010 - fra un mese - il 7 luglio - un verdetto che potrebbe chiudere definitivamente la fase processuale. Che vede per ora i 30 anni passati in giudicato comminati a Luca Sainaghi, esecutore materiale dell’omicidio di Simona Melchionda. Ma gli inquirenti, così come la famiglia della vittima, sono convinti che l’ex carabiniere abbia agito su mandato, o perlomeno istigato, dalla compagna Ilaria Mortarini: e il 7 luglio si vedrà se la Cassazione darà loro ragione, confermando o meno i 30 anni rimediati dalla giovane nei primi due gradi di giudizio. In questo caso Ilaria, a piede libero, finirà in carcere. Ma nulla è scontato. La Suprema Corte potrebbe anche disporre un nuovo processo di secondo grado, a Torino, oppure addirittura annullare del tutto la condanna. Il caso, a Roma, era già approdato lo scorso 11 marzo, ma all’inizio dell’udienza ci si accorse che uno dei giudici si era in passato già occupato della vicenda, e quindi risultava incompatibile. Tutto rinviato. La famiglia Melchionda continua ad avere fiducia nella Giustizia, inseguita e invocata nella disperazione di aver perso Simona: «Nessuno ce la ridarà - ha sempre detto il padre Leonardo - ma serve verità e appunto Giustizia. Siamo convinti che Luca non l’avrebbe uccisa se non istigato da Ilaria». Ora siamo al capitolo (presumibilmente) finale: «Ci auguriamo che vengano riconosciute definitivamente quelle che riteniamo siano le responsabilità della Mortarini» .

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