Sfruttata sulle strade di Pombia, all’incidente probatorio giovane nigeriana racconta il suo ‘calvario’

Sfruttata sulle strade di Pombia, all’incidente probatorio giovane nigeriana racconta il suo ‘calvario’
Pubblicato:

NOVARA - Il 3 novembre la Squadra mobile della Questura di Novara, in collaborazione con la Squadra Mobile della Questura di Ragusa, l’aveva sottratta ai condizionamenti di due connazionali (una donna e un uomo tratti entrambi in arresto e attualmente in carcere a Vercelli e a Novara) residenti a Cameri, che ne stavano sfruttando la prostituzione nel territorio del comune di Pombia, e l’aveva affidata, per la necessaria protezione, a “Liberazione e speranza-Onlus”, la realtà che, dal 2000, si occupa di donne vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale.  

Martedì pomeriggio, la giovane, che chiameremo con un nome di fantasia, ‘Doris’, accompagnata da un’educatrice dell’associazione, in sede di incidente probatorio, ha reso la sua testimonianza davanti al Gip del Tribunale di Catania, nell’ambito di un procedimento penale avviato dalla competente Direzione Distrettuale Antimafia e le cui indagini hanno interessato diverse regioni italiane.

Nel corso della testimonianza la ragazza ha descritto dettagliatamente e coraggiosamente il “calvario” al quale attualmente sono sottoposte, ad opera delle organizzazioni criminali dedite alla tratta degli esseri umani, centinaia di ragazze africane che arrivano in Italia via mare, dopo aver attraversato il deserto del Sahara tra inenarrabili vicende di violenze, soprusi e intimidazioni e dopo essere state buttate sulle nostre strade causando loro sofferenze inaudite. 

“Da un lato – spiegano da Liberazione e Speranza - quella di “Doris” è l’ennesima triste storia di una ragazza ventunenne proveniente da uno dei 37 Stati della Repubblica Federale della Nigeria e parte lesa in un procedimento penale finalizzato a contrastare una delle forme di schiavitù più diffusa del ventunesimo secolo: la tratta di esseri umani. Un reato odioso perché umilia soprattutto le donne, riducendole alla stregua di vere e proprie merci, “cose” da cui trarre profitto con metodi sempre più crudeli. Dall’altro lato, la storia di “Doris” conferma puntualmente quanto denunciato recentemente  dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), che dovrebbe essere tenuto molto in considerazione da istituzioni ed enti impegnati a organizzare l’accoglienza dei richiedenti asilo. E’ necessario essere consapevoli che le organizzazioni criminali stanno massicciamente usando il sistema di accoglienza dei profughi per immettere nel circuito dello sfruttamento della prostituzione centinaia di ragazze nigeriane. Secondo i dati forniti dal Ministero dell’Interno, le nigeriane arrivate via mare in Italia a fine settembre 2015 sono state 4.371. L’anno scorso, nello stesso periodo, erano state 1.008. L’OIM stima che l’80% delle ragazze nigeriane “profughe” siano vittime di tratta”. 

Alla luce di questa preoccupante situazione, “Liberazione e speranza-Onlus” ritiene che “anche nel nostro territorio si debbano affinare le modalità di accoglienza delle persone richiedenti asilo: in particolare delle donne nigeriane che si presume siano vittime di tratta già al momento dello sbarco in territorio italiano. Questo passo consentirebbe di assicurare loro un’immediata protezione e di poterle allontanare dagli sfruttatori, spesso presenti a bordo degli stessi barconi e nei centri di prima accoglienza”. L’associazione ritiene infine “che debbano essere tutelate anche le persone che non denunciano immediatamente sfruttatori e trafficanti. Ciò in attuazione di  una norma già vigente (ma a Novara mai applicata) – sostiene l’associazione - voluta dal legislatore italiano per offrire protezione a tutte le vittime, a prescindere dalla denuncia dei responsabili del crimine”.

mo.c.


NOVARA - Il 3 novembre la Squadra mobile della Questura di Novara, in collaborazione con la Squadra Mobile della Questura di Ragusa, l’aveva sottratta ai condizionamenti di due connazionali (una donna e un uomo tratti entrambi in arresto e attualmente in carcere a Vercelli e a Novara) residenti a Cameri, che ne stavano sfruttando la prostituzione nel territorio del comune di Pombia, e l’aveva affidata, per la necessaria protezione, a “Liberazione e speranza-Onlus”, la realtà che, dal 2000, si occupa di donne vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale.  

Martedì pomeriggio, la giovane, che chiameremo con un nome di fantasia, ‘Doris’, accompagnata da un’educatrice dell’associazione, in sede di incidente probatorio, ha reso la sua testimonianza davanti al Gip del Tribunale di Catania, nell’ambito di un procedimento penale avviato dalla competente Direzione Distrettuale Antimafia e le cui indagini hanno interessato diverse regioni italiane.

Nel corso della testimonianza la ragazza ha descritto dettagliatamente e coraggiosamente il “calvario” al quale attualmente sono sottoposte, ad opera delle organizzazioni criminali dedite alla tratta degli esseri umani, centinaia di ragazze africane che arrivano in Italia via mare, dopo aver attraversato il deserto del Sahara tra inenarrabili vicende di violenze, soprusi e intimidazioni e dopo essere state buttate sulle nostre strade causando loro sofferenze inaudite. 

“Da un lato – spiegano da Liberazione e Speranza - quella di “Doris” è l’ennesima triste storia di una ragazza ventunenne proveniente da uno dei 37 Stati della Repubblica Federale della Nigeria e parte lesa in un procedimento penale finalizzato a contrastare una delle forme di schiavitù più diffusa del ventunesimo secolo: la tratta di esseri umani. Un reato odioso perché umilia soprattutto le donne, riducendole alla stregua di vere e proprie merci, “cose” da cui trarre profitto con metodi sempre più crudeli. Dall’altro lato, la storia di “Doris” conferma puntualmente quanto denunciato recentemente  dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), che dovrebbe essere tenuto molto in considerazione da istituzioni ed enti impegnati a organizzare l’accoglienza dei richiedenti asilo. E’ necessario essere consapevoli che le organizzazioni criminali stanno massicciamente usando il sistema di accoglienza dei profughi per immettere nel circuito dello sfruttamento della prostituzione centinaia di ragazze nigeriane. Secondo i dati forniti dal Ministero dell’Interno, le nigeriane arrivate via mare in Italia a fine settembre 2015 sono state 4.371. L’anno scorso, nello stesso periodo, erano state 1.008. L’OIM stima che l’80% delle ragazze nigeriane “profughe” siano vittime di tratta”. 

Alla luce di questa preoccupante situazione, “Liberazione e speranza-Onlus” ritiene che “anche nel nostro territorio si debbano affinare le modalità di accoglienza delle persone richiedenti asilo: in particolare delle donne nigeriane che si presume siano vittime di tratta già al momento dello sbarco in territorio italiano. Questo passo consentirebbe di assicurare loro un’immediata protezione e di poterle allontanare dagli sfruttatori, spesso presenti a bordo degli stessi barconi e nei centri di prima accoglienza”. L’associazione ritiene infine “che debbano essere tutelate anche le persone che non denunciano immediatamente sfruttatori e trafficanti. Ciò in attuazione di  una norma già vigente (ma a Novara mai applicata) – sostiene l’associazione - voluta dal legislatore italiano per offrire protezione a tutte le vittime, a prescindere dalla denuncia dei responsabili del crimine”.

mo.c.


 

Seguici sui nostri canali