Serra 2020, il progetto della start up novarese GHzero per coltivare in condizioni estreme
Il modulo base è in costruzione al Bonfantini.

Serra 2020, il progetto della start up novarese GHzero per coltivare in condizioni estreme. Il modulo base è in costruzione al Bonfantini.
Serra 2020, il progetto della start up novarese GHzero per coltivare in condizioni estreme
Una serra innovativa, che consentirà le coltivazioni anche in zone con scarsità di acqua e di luce e potrebbe dunque permettere la pratica dell’agricoltura anche in condizioni climatiche estreme. Il brevetto, della start up GHzero, è stato presentato lunedì mattina nella sala consiliare della Provincia, di fronte ad un foltissimo pubblico di autorità, imprenditori, rappresentanti del sociale... Perché molte sono le valenze del progetto: oltre a quelle sociali («con la possibilità di coltivare i prodotti della terra anche nelle zone più difficili del mondo», come ha sottolineato il presidente della Provincia Matteo Besozzi), non vanno dimenticate quelle ambientali, dal momento che la nuova “serra 2020” consente risparmi di acqua, riduzione delle emissioni di CO2 in atmosfera e dell’utilizzo degli agrofarmaci.
«Dall’economia circolare può davvero nascere qualcosa di buono»
La GHzero, costituita nel maggio del 2018, ha una forte “anima” novarese ed è già riuscita ad aggregare attorno a sè una fitta rete di partner e sostenitori. Lo ha ricordato l’amministratore delegato Massimiliano Caligara, chimico e presidente di Legambiente Arona: «L’idea embrionale risale all’ottobre del 2017 ed è nata da un confronto con l’amico agronomo Luca Bertolino e Fabrizio Barini, responsabile New Business Development Intermonte Sim. E ora quella che era una scommessa si è ingigantita e stiamo ragionando sull’industrializzazione del modello». Il core business aziendale è rappresentato dalla realizzazione e commercializzazione di serre mobili innovative nel campo agricolo e florovivaistico, con l’ausilio di tecnologie (in particolare con Led) che permettano una produzione maggiore e indipendente dalle condizioni ambientali esterne. A dimostrazione «che dall’economia circolare può davvero nascere qualcosa di buono», ha sottolineato Caligara. Tra i possibili impieghi delle “serre 2020” ci sono ad esempio i progetti di sviluppo e cooperazione internazionale, ma anche il recupero e la riconversione di aree industriali dismesse o terreni inquinati. «E’ un modello di welfare di comunità che abbiamo voluto portare anche in un progetto di ricerca e industrializzazione».
Il modulo pilota in costruzione al Bonfantini
La compagine societaria vede fra gli altri la presenza dell’azienda fornitrice della tecnologia per l’illuminazione a led, la Elmo srl, e della società che si occuperà della parte impiantistica e realizzativa, la “Sail Group”. E’ stata proprio Paola Francone, di Sail Group, ad entrare più nei dettagli tecnici: «Il modulo pilota della “serra 2020” è in fase di realizzazione a Novara, all’istituto agrario Bonfantini. Si tratta di un modulo di 10 metri per 10, con un’altezza minima di tre metri e progettato per avere una durabilità di almeno 20 anni».
Il termine dei lavori è previsto per il mese di dicembre, mentre l’inizio della coltivazione sarà a febbraio. «L’appuntamento è tra sette mesi, con i primi frutti - ha detto il dirigente scolastico Pierre Marcalli - E poi tra sette anni, quando la serra passerà definitivamente alla scuola e dunque alla comunità novarese». Tre, secondo il preside, le “parole d’ordine” del progetto: «Inclusione, innovazione e istruzione».
«Il territorio novarese ancora una volta incubatore di eccellenze nella green economy»
«Il territorio novarese - ha sottolineato il consigliere regionale Domenico Rossi - si conferma ancora una volta un incubatore di eccellenze nel settore della green economy. Il progetto delle serre mobili innovative, presentato oggi da GHzero, rappresenta un felice esempio di collaborazione tra soggetti, dal mondo dell’impresa a quello della scuola, che combina il legittimo interesse privato con l’attenzione al bene comune. Un esempio di come oggi si possa fare impresa con riguardo all’ambiente ma anche confrontandosi con le grandi sfide sociali del nostro tempo: compito delle istituzioni è quello di sostenere questo cambio di paradigma, una trasformazione necessaria dall’economia del consumo all’economia circolare».
«Un progetto ambizioso, ma con i piedi ben piantati a terra»
La valenza del progetto è stata sottolineata anche da altri partner: dal presidente dell’associazione Città del vino, Antonio Ferrentino, che lo presenterà al prossimo convegno europeo di settore a Firenze; da Andrea Gallina, amministratore delegato di Acqua Novara Vco, da Sara Tresso di Novacoop e dal presidente di Legambiente Piemonte Fabio Dovana: «Fare rete è importante, così come tenere insieme l’aspetto ambientale con quello sociale. Questo - ha concluso Dovana - è un progetto ambizioso, ma con i piedi ben piantati a terra».
Laura Cavalli