San Gaudenzio nel segno dei giovani (FOTOGALLERY)

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NOVARA - Una celebrazione di San Gaudenzio dedicata ai giovani quella che si è tenuta questa mattina in basilica. All'arrivo del corteo civico partito da piazza Matteotti si è svolta come da tradizione la cerimonia del fiore seguita dalla messa solenne celebrata dal vescovo, monsignor Franco Giulio Brambilla.

Nell'omelia il vescovo ha spiegato che il tema della festa di quest'anno gli è stato suggerito dal prossimo Sinodo dei giovani che si terrà nell’ottobre di quest’anno 2018, con il titolo: I giovani, la fede e il discernimento vocazionale. "Il Papa vuole che questo Sinodo dei Vescovi non sia solo sui giovani, ma con e dei giovani - ha detto Brambilla - Essi sono veramente accolti nelle comunità cristiane e nella stessa società, se non sono soltanto destinatari dei nostri pensieri e interventi, ma se li rendiamo protagonisti del loro domani.

Le riflessioni che vi propongo seguono una semplice traccia. La strada per crescere verso l’età adulta della vita e della fede è come un esodo, un’uscita dall’Egitto per entrare nella terra promessa passando attraverso il mare e il deserto.  Uscire da – passare per – entrare in sono i tre momenti del cammino dell’esodo. Uscire dalla prima casa, passare attraverso il deserto, per entrare nella casa del futuro: questa è l’avventura con cui si genera alla vita in formato grande. In essa si trova tutta la bellezza del generare, ma anche i pericoli e le tentazioni dell’attraversamento del deserto meraviglioso e spaventoso per crescere nel mondo d’oggi. (...) Pensare agli adolescenti e ai giovani oggi vuol dire anzitutto restituire alla famiglia la sua vocazione di grembo generante, che non dona solo la vita, ma le dona anche la voglia di vivere, di rischiare, di slanciarsi nel mondo, che non riempie i ragazzi solo di beni, ma gli insegna a rischiare, gli dona il gusto e la curiosità di capire, di fare, di amare, di donarsi".

"Vorrei spezzare una lancia a favore del compito dell’educazione - ha proseguito ancora Brambilla - educare è tirar fuori la libertà, ma questa è un’opera di liberazione dai fantasmi dell’Egitto, dal paese dove si ricevono tutti i beni (la casa, la carne, le cipolle, ecc.) al prezzo della dipendenza e della soggezione. L’educazione è diventato un compito arduo nella nostra società complessa. I genitori non hanno tempo perché lavorano entrambi, i nonni li sostituiscono magari concedendo ai nipoti ciò che non avevano dato ai loro figli, gli educatori e gli insegnanti non ricevono molta stima sociale, l’alleanza educativa tra famiglia e scuola è debole, il rapporto della famiglia con la comunità è spesso utilitaristico".

"I giovani oggi, che sono definiti i millennials - ha detto ancora tra l'altro il vescovo  - Chi ha tra i 25 e 34 anni ha incrociato nella fase più vulnerabile della sua vita la recente crisi economica, da cui non siamo ancora del tutto usciti, e si è trovato a realizzare i suoi desideri molto al di sotto delle sue possibilità. Se confrontiamo il nostro paese con la Francia, che ha una popolazione simile alla nostra (circa 60 milioni di abitanti), registriamo che le nascite in Francia sono circa 800 mila per anno, mentre noi siamo sprofondati sotto le 500 mila (figli degli immigrati compresi). Nella fascia 25-34 anni siamo un milione in meno, mentre in quella 15-24 siamo sotto di un milione e mezzo. Questo inverno demografico renderà gelida e infeconda la primavera dei prossimi decenni.

Il secondo fenomeno è la disoccupazione. I giovani occupati in Francia sono il 26%, in Italia il 17%, mentre la media europea è al 31%. Questa diminuzione del lavoro per le nuove generazioni italiane era già in atto prima della recessione, ma si è accelerata in questi anni di crisi. Gli occupati in età tra i 25-34 anni erano 6 milioni nel 1997, 5,6 milioni nel 2007 e arrivano appena a 4 milioni oggi: si è perso un lavoratore su tre nella fascia 25-34 anni. Si nasce di meno perché si sono ridotti gli eventuali partners e nuovi genitori, ma soprattutto perché le scelte di vita sono rimandate per mancanza di mezzi per mettere casa e fare famiglia. A ciò si aggiunge il fenomeno preoccupante dei Neet (senza lavoro e senza formazione: 22%, rispetto al 14% della media europea, dei giovani italiani tra i 15 e 29 anni). Tutto ciò spinge alla forte richiesta di potenziare gli strumenti di formazione e di incontro tra domanda e offerta di lavoro.

Il terzo dato è l’indebitamento pubblico. Ogni bambino che nasce ha sulle spalle uno zaino con 35 mila euro di debito. Per fortuna per ora, soprattutto nel momento della crisi, la generazione dei millennials, nata in famiglie con la ricchezza media più alta del dopoguerra, ha beneficiato di queste risorse, soprattutto da parte dei nonni, nel momento in cui accedeva alla vita adulta per comprare una casa e fare famiglia. Ma ora questo patrimonio di risorse va assottigliandosi, e l’accesso alla terra promessa della vita da grandi non appare più come un diritto, come è scritto nella carta costituzionale, ma come un “colpo di fortuna”. Noi adulti saremo giudicati spreconi ed egoisti, per aver vissuto sopra le nostre possibilità.

Questi tre fenomeni sembrano trattenere ancora la carovana del mondo giovanile sulle rive del Giordano, impedendogli di entrare nella terra promessa. Bisogna però che vi sia uno scatto di generosità da parte del mondo adulto. Ciò che può fare la vita pubblica richiede una competente e disinteressata azione di intervento della politica: l’elezione del prossimo parlamento dovrebbe porre al centro il destino della generazione giovanile e la famiglia di domani. 

La Fondazione san Gaudenzio, oltre a continuare il Progetto di Microcredito (56 casi finanziati + 58 che hanno richiesto accompagnamento), nell’anno 2017, con i contributi volontari versati da molti sacerdoti della Diocesi di Novara durante il Giubileo, ha dato avvio al Progetto di formazione e lavoro, per far incontrare la domanda e l’offerta di lavoro. In un solo anno 176 persone hanno chiesto consulenza: 47 hanno già trovato lavoro solo con l’orientamento e il supporto degli operatori della Fondazione, inoltre sono stati attivati e finanziati circa 20 tirocini. Di coloro che hanno trovato lavoro il 30% sono giovani entro i 35 anni, mentre il 50% dei tirocini si riferisce a questa fascia di età. Per essere il primo anno di esercizio del Progetto il risultato è lusinghiero. Invito tutti a fare la loro parte e ringrazio quanti hanno dato il loro contributo.

Una parola conclusiva vorrei dire alle famiglie e alle comunità cristiane della nostra Diocesi - ha sottolineato infine - bisogna riprendere, con la scuola, l’alleanza educativa tra famiglia, scuola e comunità cristiana, ma soprattutto la presenza e l’accompagnamento dei giovani alla vita adulta. Diamo molto tempo ad ascoltare e stiamo vicino ai giovani, abitiamo i loro spazi e incontriamo i loro desideri. Perché possano compiere l’avventuroso cammino che esce da una terra di dipendenza, passa attraverso l’età meravigliosa e perigliosa della crescita, per entrare nel paese della maturità umana. Bisogna che i giovani sperimentino ciò che la Scrittura dice a proposito del cammino che ha condotto Israele fuori dall’Egitto, percepito come un dono benefico e paragonato al primo volo dell’aquilotto sulle ali della madre, con cui prende sicurezza nel cielo: «Voi avete visto ciò che io ho fatto all’Egitto e come ho sollevato voi su ali di aquila e vi ho fatto venire fino a me» (Es 19,4, cf Dt 32,11)".

Nella celebrazione il vescovo ha anche aperto ufficialmente l’Anno Gaudenziano per il XVI centenario della morte del Santo Patrono.

v.s.


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NOVARA - Una celebrazione di San Gaudenzio dedicata ai giovani quella che si è tenuta questa mattina in basilica. All'arrivo del corteo civico partito da piazza Matteotti si è svolta come da tradizione la cerimonia del fiore seguita dalla messa solenne celebrata dal vescovo, monsignor Franco Giulio Brambilla.

Nell'omelia il vescovo ha spiegato che il tema della festa di quest'anno gli è stato suggerito dal prossimo Sinodo dei giovani che si terrà nell’ottobre di quest’anno 2018, con il titolo: I giovani, la fede e il discernimento vocazionale. "Il Papa vuole che questo Sinodo dei Vescovi non sia solo sui giovani, ma con e dei giovani - ha detto Brambilla - Essi sono veramente accolti nelle comunità cristiane e nella stessa società, se non sono soltanto destinatari dei nostri pensieri e interventi, ma se li rendiamo protagonisti del loro domani.

Le riflessioni che vi propongo seguono una semplice traccia. La strada per crescere verso l’età adulta della vita e della fede è come un esodo, un’uscita dall’Egitto per entrare nella terra promessa passando attraverso il mare e il deserto.  Uscire da – passare per – entrare in sono i tre momenti del cammino dell’esodo. Uscire dalla prima casa, passare attraverso il deserto, per entrare nella casa del futuro: questa è l’avventura con cui si genera alla vita in formato grande. In essa si trova tutta la bellezza del generare, ma anche i pericoli e le tentazioni dell’attraversamento del deserto meraviglioso e spaventoso per crescere nel mondo d’oggi. (...) Pensare agli adolescenti e ai giovani oggi vuol dire anzitutto restituire alla famiglia la sua vocazione di grembo generante, che non dona solo la vita, ma le dona anche la voglia di vivere, di rischiare, di slanciarsi nel mondo, che non riempie i ragazzi solo di beni, ma gli insegna a rischiare, gli dona il gusto e la curiosità di capire, di fare, di amare, di donarsi".

"Vorrei spezzare una lancia a favore del compito dell’educazione - ha proseguito ancora Brambilla - educare è tirar fuori la libertà, ma questa è un’opera di liberazione dai fantasmi dell’Egitto, dal paese dove si ricevono tutti i beni (la casa, la carne, le cipolle, ecc.) al prezzo della dipendenza e della soggezione. L’educazione è diventato un compito arduo nella nostra società complessa. I genitori non hanno tempo perché lavorano entrambi, i nonni li sostituiscono magari concedendo ai nipoti ciò che non avevano dato ai loro figli, gli educatori e gli insegnanti non ricevono molta stima sociale, l’alleanza educativa tra famiglia e scuola è debole, il rapporto della famiglia con la comunità è spesso utilitaristico".

"I giovani oggi, che sono definiti i millennials - ha detto ancora tra l'altro il vescovo  - Chi ha tra i 25 e 34 anni ha incrociato nella fase più vulnerabile della sua vita la recente crisi economica, da cui non siamo ancora del tutto usciti, e si è trovato a realizzare i suoi desideri molto al di sotto delle sue possibilità. Se confrontiamo il nostro paese con la Francia, che ha una popolazione simile alla nostra (circa 60 milioni di abitanti), registriamo che le nascite in Francia sono circa 800 mila per anno, mentre noi siamo sprofondati sotto le 500 mila (figli degli immigrati compresi). Nella fascia 25-34 anni siamo un milione in meno, mentre in quella 15-24 siamo sotto di un milione e mezzo. Questo inverno demografico renderà gelida e infeconda la primavera dei prossimi decenni.

Il secondo fenomeno è la disoccupazione. I giovani occupati in Francia sono il 26%, in Italia il 17%, mentre la media europea è al 31%. Questa diminuzione del lavoro per le nuove generazioni italiane era già in atto prima della recessione, ma si è accelerata in questi anni di crisi. Gli occupati in età tra i 25-34 anni erano 6 milioni nel 1997, 5,6 milioni nel 2007 e arrivano appena a 4 milioni oggi: si è perso un lavoratore su tre nella fascia 25-34 anni. Si nasce di meno perché si sono ridotti gli eventuali partners e nuovi genitori, ma soprattutto perché le scelte di vita sono rimandate per mancanza di mezzi per mettere casa e fare famiglia. A ciò si aggiunge il fenomeno preoccupante dei Neet (senza lavoro e senza formazione: 22%, rispetto al 14% della media europea, dei giovani italiani tra i 15 e 29 anni). Tutto ciò spinge alla forte richiesta di potenziare gli strumenti di formazione e di incontro tra domanda e offerta di lavoro.

Il terzo dato è l’indebitamento pubblico. Ogni bambino che nasce ha sulle spalle uno zaino con 35 mila euro di debito. Per fortuna per ora, soprattutto nel momento della crisi, la generazione dei millennials, nata in famiglie con la ricchezza media più alta del dopoguerra, ha beneficiato di queste risorse, soprattutto da parte dei nonni, nel momento in cui accedeva alla vita adulta per comprare una casa e fare famiglia. Ma ora questo patrimonio di risorse va assottigliandosi, e l’accesso alla terra promessa della vita da grandi non appare più come un diritto, come è scritto nella carta costituzionale, ma come un “colpo di fortuna”. Noi adulti saremo giudicati spreconi ed egoisti, per aver vissuto sopra le nostre possibilità.

Questi tre fenomeni sembrano trattenere ancora la carovana del mondo giovanile sulle rive del Giordano, impedendogli di entrare nella terra promessa. Bisogna però che vi sia uno scatto di generosità da parte del mondo adulto. Ciò che può fare la vita pubblica richiede una competente e disinteressata azione di intervento della politica: l’elezione del prossimo parlamento dovrebbe porre al centro il destino della generazione giovanile e la famiglia di domani. 

La Fondazione san Gaudenzio, oltre a continuare il Progetto di Microcredito (56 casi finanziati + 58 che hanno richiesto accompagnamento), nell’anno 2017, con i contributi volontari versati da molti sacerdoti della Diocesi di Novara durante il Giubileo, ha dato avvio al Progetto di formazione e lavoro, per far incontrare la domanda e l’offerta di lavoro. In un solo anno 176 persone hanno chiesto consulenza: 47 hanno già trovato lavoro solo con l’orientamento e il supporto degli operatori della Fondazione, inoltre sono stati attivati e finanziati circa 20 tirocini. Di coloro che hanno trovato lavoro il 30% sono giovani entro i 35 anni, mentre il 50% dei tirocini si riferisce a questa fascia di età. Per essere il primo anno di esercizio del Progetto il risultato è lusinghiero. Invito tutti a fare la loro parte e ringrazio quanti hanno dato il loro contributo.

Una parola conclusiva vorrei dire alle famiglie e alle comunità cristiane della nostra Diocesi - ha sottolineato infine - bisogna riprendere, con la scuola, l’alleanza educativa tra famiglia, scuola e comunità cristiana, ma soprattutto la presenza e l’accompagnamento dei giovani alla vita adulta. Diamo molto tempo ad ascoltare e stiamo vicino ai giovani, abitiamo i loro spazi e incontriamo i loro desideri. Perché possano compiere l’avventuroso cammino che esce da una terra di dipendenza, passa attraverso l’età meravigliosa e perigliosa della crescita, per entrare nel paese della maturità umana. Bisogna che i giovani sperimentino ciò che la Scrittura dice a proposito del cammino che ha condotto Israele fuori dall’Egitto, percepito come un dono benefico e paragonato al primo volo dell’aquilotto sulle ali della madre, con cui prende sicurezza nel cielo: «Voi avete visto ciò che io ho fatto all’Egitto e come ho sollevato voi su ali di aquila e vi ho fatto venire fino a me» (Es 19,4, cf Dt 32,11)".

Nella celebrazione il vescovo ha anche aperto ufficialmente l’Anno Gaudenziano per il XVI centenario della morte del Santo Patrono.

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