Rapita a Genova e segregata in casa a Divignano: il racconto della donna in aula

Rapita a Genova e segregata in casa a Divignano: il racconto della donna in aula
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NOVARA, Dopo tante udienze rinviate per l’assenza della parte offesa, che non si riusciva a trovare, venerdì in Tribunale a Novara, la giovane (una 29enne che all’epoca dei fatti, era il giugno del 2006, aveva solo 18 anni) è stata ascoltata in aula, raccontando – a fatica, a causa dei tanti anni trascorsi – quanto accaduto quell’estate. La vicenda è quella di un processo a carico di un 30enne albanese residente nell’Ovest Ticino, Edmond Nikolli, reputato dagli inquirenti il presunto responsabile di quanto accaduto alla donna e così alla sbarra per violenza sessuale, sequestro di persona e tentativo di induzione alla prostituzione.

In quel periodo del 2006, per l’accusa, l’imputato avrebbe rapito in Liguria la giovane. L’avrebbe messa a bordo di un’auto e quindi violentata, per costringerla a prostituirsi sulle strade dell’Aronese. «Mi ha caricata in auto – ha raccontato la donna, che ora vive in Svizzera - e mi ha portata in una casa in provincia di Novara, dove mi ha rinchiusa in una stanza, lasciandomi lì. La notte è tornato: mi ha tenuto le braccia e violentata. Sono riuscita a scappare il giorno dopo con una scusa. Gli ho detto che doveva accompagnarmi in albergo per prendere il passaporto, che avevo dimenticato». Arrivati a Genova, la ragazza, per salvarsi, si era lanciata giù dall’auto in corsa. Un agente della Polizia locale l’aveva vista, come ha riferito in una precedente udienza: «ho visto una Punto allontanarsi – aveva raccontato – A pochi passi c’era una donna a terra e senza una scarpa. Lei mi si è avvicinata, chiedendomi in un italiano molto stentato aiuto». Erano stati così allertati i Carabinieri ed erano iniziate le ricerche dell’uomo alla guida dell’auto.

La ragazza aveva riconosciuto l’attuale imputato in un album fotografico. Era appena arrivata in Italia e capiva poco l’italiano. In aula ha riferito di ricordare solo che chi l’aveva rapita «era biondo». Prossima udienza il 19 maggio.

mo.c.

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NOVARA, Dopo tante udienze rinviate per l’assenza della parte offesa, che non si riusciva a trovare, venerdì in Tribunale a Novara, la giovane (una 29enne che all’epoca dei fatti, era il giugno del 2006, aveva solo 18 anni) è stata ascoltata in aula, raccontando – a fatica, a causa dei tanti anni trascorsi – quanto accaduto quell’estate. La vicenda è quella di un processo a carico di un 30enne albanese residente nell’Ovest Ticino, Edmond Nikolli, reputato dagli inquirenti il presunto responsabile di quanto accaduto alla donna e così alla sbarra per violenza sessuale, sequestro di persona e tentativo di induzione alla prostituzione.

In quel periodo del 2006, per l’accusa, l’imputato avrebbe rapito in Liguria la giovane. L’avrebbe messa a bordo di un’auto e quindi violentata, per costringerla a prostituirsi sulle strade dell’Aronese. «Mi ha caricata in auto – ha raccontato la donna, che ora vive in Svizzera - e mi ha portata in una casa in provincia di Novara, dove mi ha rinchiusa in una stanza, lasciandomi lì. La notte è tornato: mi ha tenuto le braccia e violentata. Sono riuscita a scappare il giorno dopo con una scusa. Gli ho detto che doveva accompagnarmi in albergo per prendere il passaporto, che avevo dimenticato». Arrivati a Genova, la ragazza, per salvarsi, si era lanciata giù dall’auto in corsa. Un agente della Polizia locale l’aveva vista, come ha riferito in una precedente udienza: «ho visto una Punto allontanarsi – aveva raccontato – A pochi passi c’era una donna a terra e senza una scarpa. Lei mi si è avvicinata, chiedendomi in un italiano molto stentato aiuto». Erano stati così allertati i Carabinieri ed erano iniziate le ricerche dell’uomo alla guida dell’auto.

La ragazza aveva riconosciuto l’attuale imputato in un album fotografico. Era appena arrivata in Italia e capiva poco l’italiano. In aula ha riferito di ricordare solo che chi l’aveva rapita «era biondo». Prossima udienza il 19 maggio.

mo.c.

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