Processo per usura: chiesti 7 anni e mezzo per uno dei Di Giovanni

Processo per usura: chiesti 7 anni e mezzo per uno dei Di Giovanni
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NOVARA, Pene che vanno dai due anni e sette mesi ai 7 anni e mezzo di reclusione. Queste le richieste avanzate ieri mattina durante la sua requisitoria, dal pm Ciro Caramore, al processo relativo all’operazione “Bloodsucker” (sanguisuga in lingua inglese), indagine che – nel 2014 – aveva permesso di sgominare un presunto giro di usura, che partiva da soggetti residenti nel Novarese, ma si sviluppava poi in molte altre regioni d’Italia. Vittime c’erano state in Piemonte, Lazio, Lombardia e Veneto.

Alla sbarra ci sono i cugini Ignazio e Ignazio Di Giovanni, di 33 e 42 anni (il primo figlio di ‘Pino’, personaggio principale della vicenda, condannato in abbreviato a 10 anni), di Angelo Migliavacca, Francesco Pirrello e Pierluigi Baglivi. Con loro alla sbarra per un verbale modificato e accusati quindi solo di falso, anche due carabinieri, il maresciallo Domenico Geraci, già comandante della Stazione Carabinieri di Fara, e il collega Pasquale Caiazzo. Il pm ha chiesto 7 anni e 6 mesi e 12mila euro per Ignazio Di Giovanni, di 33 anni, 5 anni e 6 mesi e 12mila euro di ammenda per Migliavacca, 5 anni e 6mila euro di multa per Pirrello, 4 anni per Baglivi (per cui il pm ha chiesto l’assoluzione per un episodio di un’estorsione) e quindi 4 anni anche per Ignazio Di Giovanni, di 42 anni. Richieste severe anche nei confronti dei due carabinieri, che sono fuori dalla vicenda dell’usura e accusati di falso. Il magistrato ha chiesto 5 anni e 6 mesi per Geraci e 2 anni e 7 mesi per Caiazzo. Per l’accusa i due avrebbero annullato una multa per sorpasso azzardato a un dipendente della famiglia Di Giovanni in un controllo del 2010 tra Briona e Proh. L’avrebbero fatto, sempre stando all’accusa, una volta saputo chi era la persona fermata. I due, proprio alla penultima udienza, hanno rigettato con forza la contestazione. Altre udienze, per ascoltare i difensori il 20 e 27 aprile.

mo.c.

Per saperne di più leggi il Corriere di Novara in edicola

NOVARA, Pene che vanno dai due anni e sette mesi ai 7 anni e mezzo di reclusione. Queste le richieste avanzate ieri mattina durante la sua requisitoria, dal pm Ciro Caramore, al processo relativo all’operazione “Bloodsucker” (sanguisuga in lingua inglese), indagine che – nel 2014 – aveva permesso di sgominare un presunto giro di usura, che partiva da soggetti residenti nel Novarese, ma si sviluppava poi in molte altre regioni d’Italia. Vittime c’erano state in Piemonte, Lazio, Lombardia e Veneto.

Alla sbarra ci sono i cugini Ignazio e Ignazio Di Giovanni, di 33 e 42 anni (il primo figlio di ‘Pino’, personaggio principale della vicenda, condannato in abbreviato a 10 anni), di Angelo Migliavacca, Francesco Pirrello e Pierluigi Baglivi. Con loro alla sbarra per un verbale modificato e accusati quindi solo di falso, anche due carabinieri, il maresciallo Domenico Geraci, già comandante della Stazione Carabinieri di Fara, e il collega Pasquale Caiazzo. Il pm ha chiesto 7 anni e 6 mesi e 12mila euro per Ignazio Di Giovanni, di 33 anni, 5 anni e 6 mesi e 12mila euro di ammenda per Migliavacca, 5 anni e 6mila euro di multa per Pirrello, 4 anni per Baglivi (per cui il pm ha chiesto l’assoluzione per un episodio di un’estorsione) e quindi 4 anni anche per Ignazio Di Giovanni, di 42 anni. Richieste severe anche nei confronti dei due carabinieri, che sono fuori dalla vicenda dell’usura e accusati di falso. Il magistrato ha chiesto 5 anni e 6 mesi per Geraci e 2 anni e 7 mesi per Caiazzo. Per l’accusa i due avrebbero annullato una multa per sorpasso azzardato a un dipendente della famiglia Di Giovanni in un controllo del 2010 tra Briona e Proh. L’avrebbero fatto, sempre stando all’accusa, una volta saputo chi era la persona fermata. I due, proprio alla penultima udienza, hanno rigettato con forza la contestazione. Altre udienze, per ascoltare i difensori il 20 e 27 aprile.

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