Tribunale

Omicidio Mendola: il movente sarebbe legato a questioni di denaro

In aula la drammatica testimonianza della madre della vittima

Omicidio Mendola: il movente sarebbe legato a questioni di denaro
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Omicidio Mendola: in aula si cerca di stabilire il movente alla base del delitto commesso a Pombia, nei boschi di San Giorgio.

Omicidio Mendola: in aula per la seconda tranche del processo

Il movente potrebbero essere i soldi. Nell’udienza del processo al 50enne imprenditore edile di Busto Arsizio Giuseppe Cauchi, accusato di essere il mandante del delitto di Matteo Mendola, disoccupato 33enne originario di Gela ucciso a Pombia il 4 aprile 2017, è stata rafforzata l’ipotesi che all’origine del fatto di sangue potrebbe esserci stata una faccenda di soldi. Per quel fatto di sangue sono già stati condannati l'esecutore materiale e il complice, Antonio Lembo e Angelo Mancino.

La testimonianza della madre

In aula, giovedì 23 maggio, è stata la volta della drammatica testimonianza resa dalla madre della vittima. Davanti ai sei giurati popolari presieduti dai giudici Gianfranco Pezone e Rossana Mongiardo della Corte d’Assise di Novara, si è sfogata invocando più volte giustizia. "Chiedo la condanna dei responsabili, perché Matteo è stato strappato ai suoi cari".

Soldi e non droga

E la madre di Mendola ha raccontato il (suo) perché. Ha spiegato alla Corte che il figlio aveva avuto dei problemi con l’imprenditore edile, col quale in passato aveva lavorato. Cauchi, ed è quanto emerso anche da altre persone ascoltate dagli inquirenti, non voleva più pagare Matteo e per questo avrebbe deciso di farlo ammazzare. Soldi, dunque, è non droga, come era apparso nelle prime fasi dell’indagine.

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