Mottarone: nuova chiusura delle indagini preliminari
Tra i soggetti per cui verrà chiesto il rinvio a giudizio non ci sono più le due società: Leitner e Ferrovie del Mottarone

Il sostituto procuratore della Repubblica di Verbania, Laura Carrera, ha notificato venerdì 21 marzo 2025 agli interessati la nuova comunicazione di chiusura delle indagini per la tragedia della funivia del Mottarone, costata la vita a 14 persone. Il nuovo atto è stato reso necessario dalla restituzione del fascicolo alla Procura da parte del Gip durante l'udienza preliminare.
Mottarone: nuova chiusura delle indagini preliminari
Rispetto alla precedente versione il nuovo avviso di conclusione delle indagini preliminari vede uscire di scena Anton Seeber, presidente di Leitner, la società altoatesina che si occupava della manutenzione dell'impianto. Per lui l'allora titolare del fascicolo, Olimpia Bossi, aveva già chiesto il proscioglimento.
Ma di maggiore rilevanza è il fatto che tra i soggetti per cui verrà chiesto il rinvio a giudizio non ci sono più le due società, Leitner, appunto, e Ferrovie del Mottarone, l'azienda di Luigi Nerini che si occupava della gestione della funivia. Dall'impianto accusatorio sono stati infatti eliminati i riferimenti alla normativa sulla sicurezza del lavoro. Proprio su questo punto si incentrato lo 'scontro' in udienza preliminare tra la Gup Rosa Maria Fornelli e la procura.
Gli indagati scendono a cinque
Nel processo rimangono così in cinque. Sono il titolare di Ferrovie del Mottarone Luigi Nerini, il direttore d'esercizio Enrico Perocchio, il caposervizio Gabriele Tadini, che subito dopo il disastro si era autoaccusato di aver inserito i cosiddetti "forchettoni" che inibivano il funzionamento dei freni di emergenza. Poi Martin Leitner, consigliere delegato e Peter Rabanser, responsabile del Customer Service di Leitner.
I reati ipotizzati sono, a vario titolo, attentato alla sicurezza dei trasporti, disastro colposo, omicidio colposo, lesioni colpose e, solo nei confronti di Tadini e Perocchio, anche falso. Esclusa l'ipotesi di reato di rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro, formulata nella prima chiusura indagini.
Le reazioni
Non si sono fatte attendere le reazioni dei diretti interessati. Di “grande soddisfazione” per l’archiviazione della posizione del presidente e della società parla in una nota Leitner, “una decisione – sottolinea l’azienda - auspicata sin dalle primissime fasi del procedimento”.
“Per quanto concerne il residuo di imputazione a carico delle altre figure dirigenziali ancora coinvolte, - prosegue la ditta di impianti di risalita altoatesina con sede a Vipiteno –, l’azienda rimarca il suo dispiacere per la mancata archiviazione anche di queste posizioni rinnovando al tempo stesso la propria fiducia nell’operato della magistratura, certa di poter chiarire sin dalle prossime fasi dell’iter giudiziario le totali estraneità dei propri dirigenti ai fatti contestati e la correttezza del loro operato”.
Anche l'avvocato Federico Cecconi, difensore di Anton Seeber, si dichiara soddisfatto: «È un primo importante segnale - dice l'avvocato Cecconi - di estraneità della società e dei vertici della medesima in relazione ai fatti contestati e si confida che nel solco di questa diversa ricostruzione dei fatti anche le residue posizioni ancora coinvolte della società verranno fatte oggetto di provvedimenti archiviativi, attesa la totale assenza di profili di addebito anche in capo agli stessi».
«La Procura di Verbania ha scelto la strada più garantista, tenendo conto sicuramente delle richieste delle difese e anche delle osservazioni del Gup». È il commento dell’avvocato Marcello Perillo, difensore di Gabriele Tadini. «Mi sembra – aggiunge – sia stato fatto un lavoro serio, il che spiega anche il tempo tra la restituzione del fascicolo e la nuova chiusura indagini. Lunedì (oggi – ndr) prenderemo visione del fascicolo, nel quale non escludo possano esserci nuovi documenti, forse anche approfondimenti tecnici specifici sulla materia dell’infortunistica del lavoro, che potrebbero aver contribuito al nuovo orientamento della Procura».
Quanto alla posizione del suo assistito, Perillo afferma che «per Tadini la posizione non è cambiata in modo sostanziale, anche se abbiamo un capo di imputazione in meno», e conclude: «Esaminato il fascicolo non escludo di considerare l’ipotesi di chiedere un nuovo interrogatorio».
Si discosta parzialmente il commento dell’avvocato Andrea Da Prato, difensore dell’ingegner Enrico Perocchio, direttore tecnico della funivia. «Questo è certamente per noi un primo risultato: oggi viene fatto quello che poteva essere fatto direttamente in udienza preliminare». Da Prato, che per primo aveva prospettato la strada della rimodulazione dei capi di imputazione soprattutto per la parte relativa ai reati sulla sicurezza del lavoro, non manca di sottolineare il fatto che «il nuovo avviso di chiusura indagini rimane per molti aspetti affezionato all’impianto che la procura ha sostenuto fin dall’inizio. Bene quindi che si sia arrivati all’esclusione dei reati antinfortunistici, ma, per esempio si continua a considerare le posizioni di gestore, direttore tecnico e caposervizio come un tutt’uno. Una visione che andrebbe rotta». «Inutile dire – conclude Da Prato – che Perocchio, come ha sempre fatto dall’inizio, continua a sostenere la sua innocenza».
Cosa accadrà ora? Come prevede il codice, gli indagati hanno 20 giorni di tempo per presentare nuovi documenti o memorie e per chiedere di essere interrogati. Dopodiché il Pubblico Ministero depositerà le richieste di rinvio a giudizio e il Gip fisserà la nuova udienza preliminare. Difficile fare ipotesi sui tempi.
E intanto il 23 maggio sarà il quarto tristissimo anniversario di una tragedia ancora senza colpevoli.