Marta Magistrini non morì a causa delle condizioni della strada
Non ci sono responsabilità di Autostrade per la morte della 45enne di Pisano

Marta Magistrini non è morta a causa delle condizioni dell'autostrada sulla quale si è verificato il terribile incidente che le è costato la vita.
Marta Magistrini: la svolta nel processo sulla sua morte
Assolto, così come richiesto dalla pubblica accusa. E’ la sentenza emessa, mercoledì 13 febbraio in tribunale a Verbania, nei confronti del manager di Autostrade per l’Italia Riccardo Rigacci, dirigente del primo tronco (Piemonte, Val d’Aosta e Liguria), a processo per il reato di omicidio colposo. Al centro del procedimento, svolto davanti al giudice Rosa Maria Fornelli, la morte dell’architetto 45enne di Cureggio, ma trasferitasi negli ultimi anni a Pisano, Marta Magistrini, conosciuta per il suo impegno nel mondo del volontariato, che la mattina di sabato 20 aprile 2013 stava percorrendo alla guida della sua Fiat Panda i tornanti di via degli Scalpellini, lungo la discesa di raccordo tra lo svincolo di Baveno dell’A26 e la statale 33 del Sempione, quando invase la corsia opposta, scontrandosi con il furgone di un artigiano che saliva in direzione contraria. La donna perse la vita nell’impatto.
Le perizie hanno accertato la mancanza di responsabilità di Autostrade
Il processo (di primo grado) è servito a stabilire che a causare il sinistro costato la vita a Magistrini non furono le condizioni della strada. L’ingegnere, dunque, non ha responsabilità. La strada all’epoca, lo ricordiamo, era stata messa sotto sequestro dal pubblico ministero Laura Carrera, anche perché già teatro di altri incidenti. Secondo la ricostruzione effettuata lo scorso novembre, durante l’ultima udienza, dal consulente della procura di Verbania, l’ingegner Mattia Sillo, la 45enne aveva perso il controllo del mezzo anche a causa di una serie di condizioni “non corrette” di via degli Scalpellini. Il ristagno dell’acqua (quella mattina sulla zona aveva piovuto con insistenza), per esempio, così come la forte pendenza, l’asfalto forse troppo usurato e l’assenza pure di segnali di pericolo e di indicazione dei limiti di velocità. Tesi questa che, sempre nel novembre 2018, era stata contraddetta dal consulente di Autostrade per l’Italia, l’ingegner Francesca La Torre, secondo la cui perizia Magistrini avrebbe prima affrontato la curva a una velocità al limite della tenuta e poi, una volta giunta sul rettilineo, a causa di una distrazione, perso il controllo.