In scena la truffa al telefono del falso avvocato

In scena la truffa  al telefono del falso avvocato
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NOVARA Telefonata all’anziana: «Buon giorno signora, sono un avvocato. La chiamo perché sua figlia ha provocato un grave incidente, e per questo è stata ristretta in camera di sicurezza dai Carabinieri. Per farla uscire bisogna pagare subito una penale di 3mila euro…». Ovvero un tentativo di truffa, l’ennesimo ai danni di persone anziane o sole, in questo caso sfumato grazie a una badante ucraina che, avendo ascoltato casualmente anche solo qualche battuta della strana telefonata, ha esortato la vittima designata a provare a chiamare al cellulare la figlia, che appunto a dire dell’interlocutore sarebbe stata arrestata. E’ successo l’altro giorno a Novara. La prima telefonata è arrivata all’ora di pranzo. Il sedicente avvocato si è presentato con un nome, e ha prospettato un brutto scenario: la figlia dell’anziana avrebbe causato un sinistro in cui erano coinvolte «altre 4 vetture», e «per tale motivo» era stata ristretta «in camera di sicurezza». Per tirarla fuori bisognava pagare quei 4mila euro, solo che il legale... non aveva contanti. L’anziana ha risposto di non avere una cifra simile, e comunque voleva parlare con la figlia, ma ovviamente, ha replicato il truffatore, «è impossibile». Costui ha anche lasciato un numero di telefono attribuito (falsamente) ai Carabinieri. Dove qualcuno ha risposto confermando appunto che in caso di mancato pagamento la donna sarebbe «finita in carcere». Di lì a poco nuova chiamata del sedicente avvocato per “pressare” la vittima: disponeva solo di 300 euro? Bè, va bene anche l’oro… E’ stato a quel punto che la badante, udendo qualche parola, ha invitato l’anziana a contattare immediatamente e direttamente la figlia. Il cellulare di quest’ultima, mentre in casa il telefono squillava ancora diverse volte (senza che l’anziana rispondesse), suonava a vuoto, ma poco dopo la figlia, tutt’altro che “imprigionata”, richiamava. E il tentativo di truffa veniva totalmente alla luce. Ovviamente denunciato ai (veri) Carabinieri.  

«Abbiamo deciso di raccontare la vicenda - dice la figlia - per mettere in guardia, per far sì che altre potenziali vittime non ci caschino. Fate attenzione». Mai fidarsi di chiamate di questo tipo, e al minimo sospetto allertare immediatamente i numeri di pronto intervento. 

Paolo Viviani

 

NOVARA Telefonata all’anziana: «Buon giorno signora, sono un avvocato. La chiamo perché sua figlia ha provocato un grave incidente, e per questo è stata ristretta in camera di sicurezza dai Carabinieri. Per farla uscire bisogna pagare subito una penale di 3mila euro…». Ovvero un tentativo di truffa, l’ennesimo ai danni di persone anziane o sole, in questo caso sfumato grazie a una badante ucraina che, avendo ascoltato casualmente anche solo qualche battuta della strana telefonata, ha esortato la vittima designata a provare a chiamare al cellulare la figlia, che appunto a dire dell’interlocutore sarebbe stata arrestata. E’ successo l’altro giorno a Novara. La prima telefonata è arrivata all’ora di pranzo. Il sedicente avvocato si è presentato con un nome, e ha prospettato un brutto scenario: la figlia dell’anziana avrebbe causato un sinistro in cui erano coinvolte «altre 4 vetture», e «per tale motivo» era stata ristretta «in camera di sicurezza». Per tirarla fuori bisognava pagare quei 4mila euro, solo che il legale... non aveva contanti. L’anziana ha risposto di non avere una cifra simile, e comunque voleva parlare con la figlia, ma ovviamente, ha replicato il truffatore, «è impossibile». Costui ha anche lasciato un numero di telefono attribuito (falsamente) ai Carabinieri. Dove qualcuno ha risposto confermando appunto che in caso di mancato pagamento la donna sarebbe «finita in carcere». Di lì a poco nuova chiamata del sedicente avvocato per “pressare” la vittima: disponeva solo di 300 euro? Bè, va bene anche l’oro… E’ stato a quel punto che la badante, udendo qualche parola, ha invitato l’anziana a contattare immediatamente e direttamente la figlia. Il cellulare di quest’ultima, mentre in casa il telefono squillava ancora diverse volte (senza che l’anziana rispondesse), suonava a vuoto, ma poco dopo la figlia, tutt’altro che “imprigionata”, richiamava. E il tentativo di truffa veniva totalmente alla luce. Ovviamente denunciato ai (veri) Carabinieri.  

«Abbiamo deciso di raccontare la vicenda - dice la figlia - per mettere in guardia, per far sì che altre potenziali vittime non ci caschino. Fate attenzione». Mai fidarsi di chiamate di questo tipo, e al minimo sospetto allertare immediatamente i numeri di pronto intervento. 

Paolo Viviani