Il dialetto galliatese ha perso uno dei suoi “padri”

GALLIATE - Si è spento proprio nel giorno del suo novantaseiesimo compleanno, sabato 30 aprile, il professor Angelo Belletti, presidente emerito del Gruppo Dialettale Galliatese. Belletti (Didò per gli amici) era nato a Galliate nel 1920 in un cortile di fronte all’accesso del rione di Porta San Pietro. Dopo un periodo trascorso in seminario, si era diplomato all’Istituto Magistrale di Novara e si era poi iscritto all’Università Cattolica di Milano, entrando nel gruppo oratoriano galliatese di Azione Cattolica. Deportato in Germania nel corso della Seconda guerra mondiale, subito dopo la fine del conflitto si laureò in Lettere. Sposatosi con la concittadina Laura Gambaro, da cui ebbe due figli, Ornella e Claudio, si dedicò quindi all’insegnamento di materie letterarie a Novara, all’Istituto agrario “Bonfantini” prima, all’Istituto per geometri “Nervi” poi. Dotato di una vastissima cultura in campo umanistico, sia nel settore glottologico sia in quelli filologico e letterario, era profondamente legato alla cultura orale e materiale del suo paese di nascita: nei primissimi anni Settanta si fece così promotore di un sodalizio per la salvaguardia e lo studio del dialetto locale, il Gruppo Dialettale Galliatese. Assieme a una ristretta cerchia di amici (Alessandro Mainardi, Antonio Garzulano, Ezio Bozzola, Domenico Airoldi, Umberto Cardano) sul finire del 1970 promosse infatti la pubblicazione, con la consulenza dell’allora parroco di Galliate don Gregorio Pettinaroli, di un originale calendario locale, il Tacuêin dl'anu 1971, spitascià da Gajà. Il successo dell’iniziativa spinse il gruppetto a costituirsi in associazione, il Gruppo Dialettale Galliatese appunto, di cui Belletti divenne per quarant’anni instancabile presidente e animatore. Se Angelo Belletti non disdegnava l’attività manuale (proverbiale era la cura con cui, sino a quando le forze glielo hanno consentito, ha curato una vigna fuori paese, producendo vino in proprio), era l’attività intellettuale la sua grande passione. «Spirito libero, generoso nel dispensare il suo sapere o nel condividere le sue fatiche editoriali, poco incline nell’apparire, - lo ricordano gli amici del Gruppo Dialettale - non si sottraeva al confronto anche aspro quando si trattava di dispute glottologiche o filologiche. Del dialetto non disdegnava nemmeno le espressioni più basse e triviali».
Il Gruppo Dialettale, sotto la sua tenace e caparbia direzione, divenne un punto di riferimento imprescindibile per lo studio e la conoscenza della parlata locale. La lunga serie di volumi che Belletti firmò assieme agli altri componenti del sodalizio resta a testimonianza dell’impressionante lavoro di ricerca compiuto nel corso di quattro decenni. «Del 1978 è la pubblicazione di Gajà spitascià. Grammatica e antologia del dialetto galliatese, opera in cui venne per la prima volta codificata in modo scientifico la trascrizione del vernacolo locale»; al primo volume seguirono, nel 1984, Gajà spitascià. Libro II. Antologia di storia, dialetto e folclore galliatese e, nel 1993, Gajà spitascià. Libro III. Vita e folclore galliatese. La trilogia fu quindi accompagnata da una serie di monografie: Bestiario ed erbario popolare. Il Medio Ticino (1988), Vita e morte del Baragiêu. Storia, tradizione, folclore della vitivinicoltura galliatese (1991), Galliate com’era. Gajà d’una bòta (1998). «Ma ad Angelo Belletti si deve soprattutto la pubblicazione della monumentale opera Parole e Fatti. Dizionario storico-linguistico galliatese, edito tra il 2001 e il 2005 in tre volumi (per quasi 2500 pagine complessive) e completato dal successivo Al viandûma. Glossario italiano-galliatese (2007)».
Ultima opera scritta da Belletti, e firmata con l’amico e coscritto Alessandro Mainardi, fu Porta San Pietro (Pòrtasinpê). Persone e personaggi, storie e storiacce, usi e scostumi di un rione (in cui sono raccontati ricordi d’infanzia), volumetto pubblicato nel 2010 in occasione dei novant’anni dei due autori.
l.c.
GALLIATE - Si è spento proprio nel giorno del suo novantaseiesimo compleanno, sabato 30 aprile, il professor Angelo Belletti, presidente emerito del Gruppo Dialettale Galliatese. Belletti (Didò per gli amici) era nato a Galliate nel 1920 in un cortile di fronte all’accesso del rione di Porta San Pietro. Dopo un periodo trascorso in seminario, si era diplomato all’Istituto Magistrale di Novara e si era poi iscritto all’Università Cattolica di Milano, entrando nel gruppo oratoriano galliatese di Azione Cattolica. Deportato in Germania nel corso della Seconda guerra mondiale, subito dopo la fine del conflitto si laureò in Lettere. Sposatosi con la concittadina Laura Gambaro, da cui ebbe due figli, Ornella e Claudio, si dedicò quindi all’insegnamento di materie letterarie a Novara, all’Istituto agrario “Bonfantini” prima, all’Istituto per geometri “Nervi” poi. Dotato di una vastissima cultura in campo umanistico, sia nel settore glottologico sia in quelli filologico e letterario, era profondamente legato alla cultura orale e materiale del suo paese di nascita: nei primissimi anni Settanta si fece così promotore di un sodalizio per la salvaguardia e lo studio del dialetto locale, il Gruppo Dialettale Galliatese. Assieme a una ristretta cerchia di amici (Alessandro Mainardi, Antonio Garzulano, Ezio Bozzola, Domenico Airoldi, Umberto Cardano) sul finire del 1970 promosse infatti la pubblicazione, con la consulenza dell’allora parroco di Galliate don Gregorio Pettinaroli, di un originale calendario locale, il Tacuêin dl'anu 1971, spitascià da Gajà. Il successo dell’iniziativa spinse il gruppetto a costituirsi in associazione, il Gruppo Dialettale Galliatese appunto, di cui Belletti divenne per quarant’anni instancabile presidente e animatore. Se Angelo Belletti non disdegnava l’attività manuale (proverbiale era la cura con cui, sino a quando le forze glielo hanno consentito, ha curato una vigna fuori paese, producendo vino in proprio), era l’attività intellettuale la sua grande passione. «Spirito libero, generoso nel dispensare il suo sapere o nel condividere le sue fatiche editoriali, poco incline nell’apparire, - lo ricordano gli amici del Gruppo Dialettale - non si sottraeva al confronto anche aspro quando si trattava di dispute glottologiche o filologiche. Del dialetto non disdegnava nemmeno le espressioni più basse e triviali».
Il Gruppo Dialettale, sotto la sua tenace e caparbia direzione, divenne un punto di riferimento imprescindibile per lo studio e la conoscenza della parlata locale. La lunga serie di volumi che Belletti firmò assieme agli altri componenti del sodalizio resta a testimonianza dell’impressionante lavoro di ricerca compiuto nel corso di quattro decenni. «Del 1978 è la pubblicazione di Gajà spitascià. Grammatica e antologia del dialetto galliatese, opera in cui venne per la prima volta codificata in modo scientifico la trascrizione del vernacolo locale»; al primo volume seguirono, nel 1984, Gajà spitascià. Libro II. Antologia di storia, dialetto e folclore galliatese e, nel 1993, Gajà spitascià. Libro III. Vita e folclore galliatese. La trilogia fu quindi accompagnata da una serie di monografie: Bestiario ed erbario popolare. Il Medio Ticino (1988), Vita e morte del Baragiêu. Storia, tradizione, folclore della vitivinicoltura galliatese (1991), Galliate com’era. Gajà d’una bòta (1998). «Ma ad Angelo Belletti si deve soprattutto la pubblicazione della monumentale opera Parole e Fatti. Dizionario storico-linguistico galliatese, edito tra il 2001 e il 2005 in tre volumi (per quasi 2500 pagine complessive) e completato dal successivo Al viandûma. Glossario italiano-galliatese (2007)».
Ultima opera scritta da Belletti, e firmata con l’amico e coscritto Alessandro Mainardi, fu Porta San Pietro (Pòrtasinpê). Persone e personaggi, storie e storiacce, usi e scostumi di un rione (in cui sono raccontati ricordi d’infanzia), volumetto pubblicato nel 2010 in occasione dei novant’anni dei due autori.
l.c.