Il blitz antiterrorismo islamico tocca pesantemente il lago Maggiore

BAVENO - L'accusa, per i 6 destinatari di altrettante ordinanze di custodia cautelare della Dda di Milano, è di "partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo internazionale". Sono stati traditi da WhatsApp, da un sms: “Vai e colpisci Roma”. A spedirlo Mohamed Koraichi, 32enne marocchino che fino al 2015 viveva nel Lecchese, a Bulciago, per poi partire per la Siria con la moglie italofrancese 38enne Alice Brignoli (“Aisha”) e i tre figli di 7, 6 e 1 anno, per andare a combattere al fianco dell’Is (Islamic State). A riceverlo il connazionale 28enne Abderrahim Moutaharrik, noto kickboxer con base anche lui nel Lecchese, ma intenzionato, stando alle intercettazioni, ad andare a sua volta in Siria a combattere, insieme alla moglie 26enne Salma Bencharki e ai due figli di 4 e 2 anni. Solo che poco dopo - ed è qui la svolta dell’inchiesta - gli arriva, sempre via sms, una sorta di stop: niente Califfato, più utile colpire in Italia… Roma, il Vaticano, l’Ambasciata israeliana. Tutti erano “monitorati” da Polizia e Carabinieri. Giovedì mattina è scattato il blitz: nel mirino Mohamed Koraichi e sua moglie Alice Brignoli, che però, come detto, sono al fronte in Siria, mentre le manette sono scattate per il pugile Abderrahim Moutaharrik e sua moglie Salma Bencharki, per Wafa Koraichi, 24enne sorella di Mohamed, arrestata a Baveno, dove è di casa con il marito e il figlioletto, e per Abderrahmane Khachia, 23 anni residente nel Varesotto: è il fratello di Oussama Khachia, 30enne “foreign fighters” morto a fine 2015 in Siria, all’indomani dell’espulsione dall’Italia (e dalla Svizzera). A quanto pare Abderrahmane voleva seguire il suo esempio. Obiettivo comune del gruppo (tra l’altro sono tutti cittadini italiani), stando all’accusa, la Jihad, la Guerra Santa, in Siria ma anche in Italia. Pronti a colpire. Ma sono stati fermati. E ora a Baveno c’è sorpresa, incredulità, sgomento.
p.v.
leggi i servizi sul Corriere di Novara di sabato 30 aprile
BAVENO - L'accusa, per i 6 destinatari di altrettante ordinanze di custodia cautelare della Dda di Milano, è di "partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo internazionale". Sono stati traditi da WhatsApp, da un sms: “Vai e colpisci Roma”. A spedirlo Mohamed Koraichi, 32enne marocchino che fino al 2015 viveva nel Lecchese, a Bulciago, per poi partire per la Siria con la moglie italofrancese 38enne Alice Brignoli (“Aisha”) e i tre figli di 7, 6 e 1 anno, per andare a combattere al fianco dell’Is (Islamic State). A riceverlo il connazionale 28enne Abderrahim Moutaharrik, noto kickboxer con base anche lui nel Lecchese, ma intenzionato, stando alle intercettazioni, ad andare a sua volta in Siria a combattere, insieme alla moglie 26enne Salma Bencharki e ai due figli di 4 e 2 anni. Solo che poco dopo - ed è qui la svolta dell’inchiesta - gli arriva, sempre via sms, una sorta di stop: niente Califfato, più utile colpire in Italia… Roma, il Vaticano, l’Ambasciata israeliana. Tutti erano “monitorati” da Polizia e Carabinieri. Giovedì mattina è scattato il blitz: nel mirino Mohamed Koraichi e sua moglie Alice Brignoli, che però, come detto, sono al fronte in Siria, mentre le manette sono scattate per il pugile Abderrahim Moutaharrik e sua moglie Salma Bencharki, per Wafa Koraichi, 24enne sorella di Mohamed, arrestata a Baveno, dove è di casa con il marito e il figlioletto, e per Abderrahmane Khachia, 23 anni residente nel Varesotto: è il fratello di Oussama Khachia, 30enne “foreign fighters” morto a fine 2015 in Siria, all’indomani dell’espulsione dall’Italia (e dalla Svizzera). A quanto pare Abderrahmane voleva seguire il suo esempio. Obiettivo comune del gruppo (tra l’altro sono tutti cittadini italiani), stando all’accusa, la Jihad, la Guerra Santa, in Siria ma anche in Italia. Pronti a colpire. Ma sono stati fermati. E ora a Baveno c’è sorpresa, incredulità, sgomento.
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