Gloria torna a casa dall'ospedale: la gioia dei genitori di Oleggio Castello
Il racconto dei genitori della piccola

Gloria torna a casa e riabbraccia la famiglia dopo un lungo periodo in ospedale tra chemioterapia ed esami.
Gloria torna a casa a Oleggio Castello
Gloria è tornata a casa: l’annuncio dato dal sindaco Marco Cairo attraverso i social è quello che tutto il paese attendeva da mesi. Anche il parroco don Mario Angeretti è stato subito informato. La mamma di Gloria ha voluto che tutta la comunità sapesse che le cure avevano funzionato, perché l’affetto, la vicinanza e gli aiuti sono stati costanti da parte di molti oleggesi e non solo. "Lo scorso aprile la risonanza magnetica di Gloria ha evidenziato che le cure oncologiche fatte hanno dato esito positivo - racconta la famiglia - La notizia che aspettavamo da nove mesi, da quando ad agosto i medici hanno trovato una “lesione” importante formatasi proprio attaccata al cervelletto di nostra figlia. Quel giorno il nostro mondo è crollato, ogni certezza svanita, la paura di perderla ha preso il sopravvento su tutto, ma grazie ai neurochirurghi del Oirm di Torino che per primi hanno preso in cura Gloria, abbiamo imparato a vivere giorno per giorno, ad arrivare a sera e ringraziare il Signore per averci concesso ancora un giorno in più con la nostra piccola".
Una lotta infinita in ospedale
I problemi pre e post operatori sono stati innumerevoli, a ogni passo avanti ne seguivano sempre due indietro. "Quando finalmente dopo due mesi i medici sono riusciti a stabilizzare e risolvere la situazione chirurgica, siamo passati a curare ciò contro cui veramente dovevamo combattere: il tumore. Un protocollo di 6 chemioterapie per arrivare a scongiurare la radioterapia che a questa età potrebbe causare danni irreversibili, le prime 3 chemio non molto invasive, con minimi rischi, ma che già hanno fatto perdere i capelli e azzerato i valori del sangue, con conseguenti infezioni e febbri. Le successive 3 chemio, definite ad alte dosi, che distruggono tutto penetrando e abbattendo le barriere del midollo. La corsa contro il tempo tra una chemio e l’altra per non far ripartire il mostro, gli autotrapianti di cellule staminali che con non poca fatica si era riusciti a raccogliere in precedenza, l’elevato pericolo di infezioni anche fatali, dovevamo affrontare tutto questo, mentre dall’esterno ci giungevano notizie sempre più preoccupanti circa la situazione che si era creata per colpa di un virus sconosciuto. Abbiamo festeggiato il terzo compleanno di Gloria il 13 marzo in ospedale, senza papà, senza torta, senza candeline, perché le restrizioni da Covid non permettevano a niente e nessuno l’ingresso. Solo grazie alle infermiere e ai medici abbiamo fatto festa con i budini preferiti di Gloria. Ci siamo divertite a trasformare il letto in uno scivolo, il carrellino porta flebo in sedia per le bambole, abbiamo cercato di rendere normale quanto di meno normale ci possa essere nello stare in ospedale. La spensieratezza di quei 3 anni ci ha fatto affrontare tutto questo con gli occhi di un bambino, senza paure e senza psicosi, se c’è da mettere la mascherina la si mette, se non si può andare all’asilo si sta a casa, se non si possono vedere neppure i nonni, lo facciamo attraverso un vetro".
"La nostra arma in più? La fede"
Quello dei genitori di Gloria è un messaggio forte, che si rivolge a quei genitori che vivono o vivranno quello che hanno e stanno affrontando loro: "Fede in Dio, fiducia nei medici e speranza, senza pensare a cosa succederà domani. In questo assurdo periodo abbiamo incontrato tanti bambini e ragazzi, chi ce l’ha fatta e chi purtroppo no, si diventa mamma e papà di ognuno di loro, si gioisce a ogni traguardo e ci si dispera a ogni perdita. Volevamo ringraziare le nostre famiglie per il sostegno che ci hanno dato, i medici, gli infermieri e tutto il personale dell’Oirm. per aver fatto tutto il possibile per Gloria e per noi, Ugi e Casa Ugi per averci ospitato, chiunque abbia pregato per noi, chi ha ideato, progettato, sostenuto e partecipato al Progetto Gloria e non solo, perché con il loro contributo abbiamo potuto e possiamo sostenere le trasferte a Torino e continuare con la fisioterapia. Grazie a tutti, ma soprattutto grazie a Gloria per averci insegnato a sopportare e affrontare tutto quello che la vita ci mette davanti con la forza di una tigre. Il tumore è una diagnosi che un figlio può accettare, ma nessun genitore al mondo dovrebbe mai ricevere".