Giorno della memoria, una targa per Giacomo Diena

Inaugurata giovedì nel quadriportico di Palazzo Bellini, sede storica della Banca popolare di Novara.

Giorno della memoria, una targa per Giacomo Diena
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Giorno della memoria: un omaggio doveroso per non dimenticare una figura come quella di Giacomo Diena, «uscita finalmente dall’oblio».

Giorno della memoria: una targa nel quadriportico di Palazzo Bellini

In concomitanza con l’inizio delle commemorazioni dedicate al “Giorno della Memoria”, nella mattinata di giovedì nel quadriportico di Palazzo Bellini, sede storica della Banca popolare di Novara - Gruppo Banco BpM, si è tenuta la cerimonia di scoprimento di una targa dedicata al dipendente dell’istituto di credito cittadino, vittima nell’autunno del 1943 delle persecuzioni razziali.
Una cerimonia fortemente voluta dai dipendenti e dalla Direzione territoriale della BpN, dal Cral di Gruppo e dall’associazione Noi della Bpn per ricordare questo “sfortunato collega”, con la collaborazione e il supporto della Comunità Ebraica di Vercelli, Novara, Biella e Vco e dell’Istituto storico della Resistenza.

Giacomo Diena, contabile della Bpn vittima della Shoah

Nato a Torino il 5 agosto 1887 da Saul e Marianna Jona, Giacomo Diena si trasferì a Novara nel 1899. Partecipò volontario come ufficiale alla Grande guerra, rimanendo ferito e invalido.  Lavorò poi come commesso alla BpN divenendo ragioniere contabile nel 1927. In città viveva con la madre e la zia in piazza Sant’Agata (oggi piazza Santa Caterina).  Sempre all’ombra della Cupola aveva trovato occupazione anche l’anziano zio Amadio Jona, titolare di un esercizio commerciale nel centro storico.
Colpiti entrambi dai provvedimenti contro i cittadini di religione ebraica dalle leggi dell’autunno del 1938, Diena, nonostante fosse stato messo in guarda del pericolo che correva soprattutto dopo l’ingresso in guerra dell’Italia, continuò a ritenersi “al sicuro” per i suoi trascorsi militari.
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 e la conseguente occupazione della città da parte dei nazisti, vennero entrambi arrestati e tradotti alle Carceri Nuove di Torino, che lasciarono il successivo 1° dicembre per seguire quella “trafila della deportazione” che con ogni probabilità li portò prima a Milano, al tristemente famoso “Binario 21”, e poi al campo di sterminio di Auschwitz.  Non sopravvissero alla Shoah, ma della loro morte non si hanno notizie certe.
Alla cerimonia di giovedì, coordinata da Paolo Cirri, sono intervenuti il vicesindaco di Novara Franco Caressa e il consigliere provinciale Ivan De Grandis insieme a diverse autorità civili e militari, al presidente e al direttore scientifico dell’Istituto storico, Paolo Cattaneo e Gianni Cerutti, insieme ad Anna Cardano dell’Anpi.
Con loro anche Rossella Bottini Treves della Comunità ebraica di Vercelli.
Nei loro interventi, oltre a una ricostruzione storica, è stata evidenziata ancora una volta l’importanza del ricordo, soprattutto per i giovani, affinché, come recita tra l’altro il messaggio inciso sulla targa, tutti possano vigilare perché i fatti di ottant’anni fa non accadano più.
Luca Mattioli

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