Firme importanti all’appello del papà di Carolina per non stravolgere la legge contro il cyberbullismo

NOVARA, Sta raccogliendo firme importanti l’appello lanciato da Paolo Picchio, padre di Carolina, la giovane che si tolse la vita perché vittima dei cyberbulli il 5 gennaio del 2013. L’appello, come già scritto sui nostri siti, è a non stravolgere la proposta di legge sul cyberbullismo portata all’attenzione del Parlamento dalla senatrice Elena Ferrara.“Il disegno di legge nella sua originale stesura – spiega l’avvocato Anna Livia Pennetta, legale di Picchio – non era contro la rete, bensì positivamente ispirato a un intervento legislativo dal valore educativo e preventivo, nell’interesse esclusivo dei soggetti minorenni. Lo stesso testo, tuttavia, dopo il passaggio nelle Commissioni riunite Affari Costituzionali e Giustizia della Camera dei Deputati presenta delle modifiche dal carattere sanzionatorio, in contrasto con lo spirito iniziale della legge approvata all’unanimità dal Senato. Il provvedimento, inoltre – aggiunge l’avvocato Pennetta - non è più focalizzato (come riferito in alcuni nostri articoli degli scorsi giorni, ndr) sui minori, ma interessa tutto il rapporto tra l’utenza e gli strumenti digitali, senza distinzioni. Modifiche che hanno sollevato perplessità da parte dei media, oltre che di professionisti, associazioni, famiglie e cittadini, che avevano guardato finora con speranza ad una normativa fondamentale per il futuro dei nostri ragazzi”.Da qui l’appello di Picchio, sottoscritto da già un buon nutrito numeri di novaresi. Tra le firme quella del vescovo di Novara, monsignor Franco Giulio Brambilla, vicepresidente della Conferenza episcopale italiana per il Nord Italia, ma anche di Eugenio Borgna, primario emerito di Psichiatria all’ospedale Maggiore di Novara, già direttore dell’ospedale psichiatrico e di molti avvocati. Tra loro Antonio Costa Barbè, che, da subito, si era attivato per far sì che la legge non venisse stravolta alla Camera. A firmare l’appello anche le due dirigenti degli istituti scolastici frequentati da Carolina, il Pascal (con Silvia Baldi) e il liceo delle Scienze Umane (con Maria Motta).
A contestare queste modifiche anche il deputato del Movimento5Stelle Davide Crippa, che si opponeva, nel suo intervento, all’impostazione che si voleva dare alla legge, stravolgendone il senso profondo.Monica Curino
NOVARA, Sta raccogliendo firme importanti l’appello lanciato da Paolo Picchio, padre di Carolina, la giovane che si tolse la vita perché vittima dei cyberbulli il 5 gennaio del 2013. L’appello, come già scritto sui nostri siti, è a non stravolgere la proposta di legge sul cyberbullismo portata all’attenzione del Parlamento dalla senatrice Elena Ferrara.“Il disegno di legge nella sua originale stesura – spiega l’avvocato Anna Livia Pennetta, legale di Picchio – non era contro la rete, bensì positivamente ispirato a un intervento legislativo dal valore educativo e preventivo, nell’interesse esclusivo dei soggetti minorenni. Lo stesso testo, tuttavia, dopo il passaggio nelle Commissioni riunite Affari Costituzionali e Giustizia della Camera dei Deputati presenta delle modifiche dal carattere sanzionatorio, in contrasto con lo spirito iniziale della legge approvata all’unanimità dal Senato. Il provvedimento, inoltre – aggiunge l’avvocato Pennetta - non è più focalizzato (come riferito in alcuni nostri articoli degli scorsi giorni, ndr) sui minori, ma interessa tutto il rapporto tra l’utenza e gli strumenti digitali, senza distinzioni. Modifiche che hanno sollevato perplessità da parte dei media, oltre che di professionisti, associazioni, famiglie e cittadini, che avevano guardato finora con speranza ad una normativa fondamentale per il futuro dei nostri ragazzi”.Da qui l’appello di Picchio, sottoscritto da già un buon nutrito numeri di novaresi. Tra le firme quella del vescovo di Novara, monsignor Franco Giulio Brambilla, vicepresidente della Conferenza episcopale italiana per il Nord Italia, ma anche di Eugenio Borgna, primario emerito di Psichiatria all’ospedale Maggiore di Novara, già direttore dell’ospedale psichiatrico e di molti avvocati. Tra loro Antonio Costa Barbè, che, da subito, si era attivato per far sì che la legge non venisse stravolta alla Camera. A firmare l’appello anche le due dirigenti degli istituti scolastici frequentati da Carolina, il Pascal (con Silvia Baldi) e il liceo delle Scienze Umane (con Maria Motta).
A contestare queste modifiche anche il deputato del Movimento5Stelle Davide Crippa, che si opponeva, nel suo intervento, all’impostazione che si voleva dare alla legge, stravolgendone il senso profondo.Monica Curino