Detenuti e figli in campo insieme oggi al carcere di Novara
Quando il calcio non è solamente una partita

Detenuti e figli saranno protagonisti di una partita entusiasmante al carcere di Novara quest'oggi sabato 7 dicembre.
Detenuti e figli in campo
Anche il penitenziario di Novara aderisce alla campagna lanciata da Bambinisenzasbarre onlus. Sono 68 gli istituti italiani che partecipano al progetto nel mese di dicembre. Grazie a questa iniziativa i detenuti potranno giocare una partita a calcio con i loro figli, condividendo un momento di normalità e vicinanza nonostante la detenzione. Fino al 28 dicembre, inoltre, sarà attiva anche la campagna di raccolta fondi con numero solidale 45594 a sostegno delle attività che Bambinisenzasbarre organizza nelle carceri italiane per difendere i diritti dei figli dei detenuti e combattere l’emarginazione e lo stigma a cui sono soggetti.
Al fianco dei bambini con un papà dietro le sbarre
"Tutti i bambini sono uguali - dicono dalla onlus - anche i 100mila bambini che hanno la mamma o il papà in carcere e per questo vengono emarginati e stigmatizzati. Ciò significa anche che ci sono 100mila figli che, a causa del distacco dovuto alla detenzione, corrono un alto rischio di interrompere il legame affettivo con il proprio genitore, fondamentale strumento di protezione e prevenzione per contrastare fenomeni di abbandono scolastico, disoccupazione, disagio sociale, illegalità e detenzione. Si stima infatti che, senza un’adeguata tutela della relazione con il genitore, il 30% dei figli di detenuti sia a rischio di diventare detenuto a sua volta (Federazione dei Relais Enfants Parents, Parigi)".
L'idea dello Spazio Giallo
Lo Spazio Giallo è un sistema di accoglienza pensato per i bambini che entrano in carcere per trascorrere del tempo con il genitore detenuto, un luogo fisico destinato all’attesa dell’incontro insieme a operatori formati che accompagnano i bambini e le famiglie nell’esperienza della detenzione. L’ingresso in un penitenziario, luogo estraneo e perturbante, può essere un’esperienza traumatica per i bambini se non viene resa comprensibile con l’aiuto degli adulti di riferimento (familiari, insegnanti, ecc.), che invece tendono spesso a costruire dei tabù a causa del pregiudizio sociale e del rischio di emarginazione sociale (a scuola, nel quartiere, nello sport). I bambini, attraverso strumenti di comunicazione non verbale come il gioco e il disegno, e i genitori, attraverso i “gruppi di parola”, vengono aiutati a esprimere le emozioni e le preoccupazioni legate al complesso periodo di vita che stanno attraversando; a condividere il momento con altre famiglie nella stessa situazione; ad affrontare con maggiori strumenti di consapevolezza il tempo complesso della detenzione.