Delitto Gennari, “regge” la confessione di Sansarella

Delitto Gennari, “regge” la confessione di Sansarella
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Dalla Casa circondariale di via Sforzesca, dov’era finito subito dopo l’arresto, a quella di Ivrea, dove Nicola Sansarella deve rimanere, appunto in carcere, come ha stabilito il Tribunale del riesame, in attesa che si concludano le indagini sull’omicidio di Andrea Gennari, morto in seguito alle botte rimediate dopo una partita del Novara vista in Tv la sera del 14 dicembre in un bar di Santa Rita per un banale litigio. 
La notizia, oggi, è - almeno per quanto ci risulta - che ha sostanzialmente trovato pieno riscontro la ricostruzione dei tragici fatti fornita dallo stesso Sansarella, indagato per omicidio volontario e occultamento di cadavere, e anche quella di Cristian Guerrini, il proprietario della baracca di via Scalise (nella foto) indagato (a piede libero) per concorso in occultamento di cadavere: i Carabinieri hanno verificato luoghi, spostamenti, orari, telefonate, contesti vari e tutto, a questo punto, sembra proprio tornare. 
La seconda notizia è che ora ad occuparsi del caso è il nuovo sostituto procuratore Mario Andrigo, da qualche giorno in servizio a Novara, che ha ereditato il caso dalla collega Olimpia Bossi, trasferita in qualità di capo alla Procura di Verbania. Starà dunque a lui ora fare il punto della situazione, e vagliare anche l’eventualità di una possibile richiesta di giudizio immediato (che salta l’udienza preliminare).

 

FATTI E RISCONTRI

 

Da un lato, dunque, l’individuazione dei protagonisti di questa tragica vicenda nel giro di qualche ora, dall’altra un lavoro di riscontro, approfondimento, verifica, rapido e puntuale. 
Resta chiaramente qualche dubbio sul movente, ovvero se davvero i due amici, ubriachi, abbiano litigato perché Sansarella, come ha raccontato, non volesse che Gennari si mettesse alla guida per far ritorno a casa a Granozzo in quello stato, ma, ai fini giudiziari, non è importante; e resta poi ovviamente da ben configurare il tipo di omicidio, che da volontario potrebbe anche essere derubricato in preterintenzionale (cioè al di là delle intenzioni). 
Per il resto la prima ricostruzione regge(rebbe): le botte poi (stando all’autopsia) rivelatesi fatali sono avvenute a tarda sera davanti alla baracca di via Scalise, a mani nude e con qualche corpo contundente. Guerrini pare effettivamente fosse all’interno, ben guardandosi dall’uscire perché a sua volta terrorizzato e succube di Sansarella, come lo stesso Gennari. 
Sansarella ha poi lasciato l’amico ferito “in cura” da Guerrini, tornandosene a casa, sentendosi poi al telefono con i due prima di crollare a letto fino al pomeriggio del giorno seguente, martedì 15. Cruciale proprio quel tardo pomeriggio/sera di martedì: Sansarella viene richiamato alla baracca da Guerrini per decidere che fare con Gennari, che di lì a poco però morirà. Probabilmente i due - e questo spiegherebbe anche il fatto che non siano indagati per omissione di soccorso - non si erano resi conto della gravità delle sue condizioni. Hanno anche raccontato che l’amico si era più volte alzato da solo dalla branda (peraltro all’addiaccio, visto che la baracca non ha riscaldamento), per infine crollare a terra esanime. A quel punto Sansarella avrebbe ordinato a Guerrini di aiutarlo nella sepoltura. Il corpo pare sia stato caricato su una carriola e trasportato lungo un sentiero fra le baracche nel pioppeto distante una cinquantina di metri. Lì la sepoltura, fra due alberi. L’indomani, mercoledì, la denuncia di scomparsa presentata dalla madre di Gennari, e, come detto, l’individuazione di Sansarella, con relativa confessione e indicazione della “tomba”.

Paolo Viviani

leggi il servizio sul Corriere di Novara in edicola

Dalla Casa circondariale di via Sforzesca, dov’era finito subito dopo l’arresto, a quella di Ivrea, dove Nicola Sansarella deve rimanere, appunto in carcere, come ha stabilito il Tribunale del riesame, in attesa che si concludano le indagini sull’omicidio di Andrea Gennari, morto in seguito alle botte rimediate dopo una partita del Novara vista in Tv la sera del 14 dicembre in un bar di Santa Rita per un banale litigio. 
La notizia, oggi, è - almeno per quanto ci risulta - che ha sostanzialmente trovato pieno riscontro la ricostruzione dei tragici fatti fornita dallo stesso Sansarella, indagato per omicidio volontario e occultamento di cadavere, e anche quella di Cristian Guerrini, il proprietario della baracca di via Scalise (nella foto) indagato (a piede libero) per concorso in occultamento di cadavere: i Carabinieri hanno verificato luoghi, spostamenti, orari, telefonate, contesti vari e tutto, a questo punto, sembra proprio tornare. 
La seconda notizia è che ora ad occuparsi del caso è il nuovo sostituto procuratore Mario Andrigo, da qualche giorno in servizio a Novara, che ha ereditato il caso dalla collega Olimpia Bossi, trasferita in qualità di capo alla Procura di Verbania. Starà dunque a lui ora fare il punto della situazione, e vagliare anche l’eventualità di una possibile richiesta di giudizio immediato (che salta l’udienza preliminare).

 

FATTI E RISCONTRI

Da un lato, dunque, l’individuazione dei protagonisti di questa tragica vicenda nel giro di qualche ora, dall’altra un lavoro di riscontro, approfondimento, verifica, rapido e puntuale. 
Resta chiaramente qualche dubbio sul movente, ovvero se davvero i due amici, ubriachi, abbiano litigato perché Sansarella, come ha raccontato, non volesse che Gennari si mettesse alla guida per far ritorno a casa a Granozzo in quello stato, ma, ai fini giudiziari, non è importante; e resta poi ovviamente da ben configurare il tipo di omicidio, che da volontario potrebbe anche essere derubricato in preterintenzionale (cioè al di là delle intenzioni). 
Per il resto la prima ricostruzione regge(rebbe): le botte poi (stando all’autopsia) rivelatesi fatali sono avvenute a tarda sera davanti alla baracca di via Scalise, a mani nude e con qualche corpo contundente. Guerrini pare effettivamente fosse all’interno, ben guardandosi dall’uscire perché a sua volta terrorizzato e succube di Sansarella, come lo stesso Gennari. 
Sansarella ha poi lasciato l’amico ferito “in cura” da Guerrini, tornandosene a casa, sentendosi poi al telefono con i due prima di crollare a letto fino al pomeriggio del giorno seguente, martedì 15. Cruciale proprio quel tardo pomeriggio/sera di martedì: Sansarella viene richiamato alla baracca da Guerrini per decidere che fare con Gennari, che di lì a poco però morirà. Probabilmente i due - e questo spiegherebbe anche il fatto che non siano indagati per omissione di soccorso - non si erano resi conto della gravità delle sue condizioni. Hanno anche raccontato che l’amico si era più volte alzato da solo dalla branda (peraltro all’addiaccio, visto che la baracca non ha riscaldamento), per infine crollare a terra esanime. A quel punto Sansarella avrebbe ordinato a Guerrini di aiutarlo nella sepoltura. Il corpo pare sia stato caricato su una carriola e trasportato lungo un sentiero fra le baracche nel pioppeto distante una cinquantina di metri. Lì la sepoltura, fra due alberi. L’indomani, mercoledì, la denuncia di scomparsa presentata dalla madre di Gennari, e, come detto, l’individuazione di Sansarella, con relativa confessione e indicazione della “tomba”.

Paolo Viviani

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