Sanità

Coronavirus a Novara: per la prima volta zero positivi in terapia intensiva

Interessanti novità anche sul fronte delle cure con il plasma iperimmune

Coronavirus a Novara: per la prima volta zero positivi in terapia intensiva
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Coronavirus a Novara: la situazione oggi sembra in netto miglioramento: segnato un nuovo record e ci sono novità anche sulla terapia con il plasma iperimmune.

Coronavirus a Novara: zero positivi in terapia intensiva

Per la prima volta dallo scoppio dell'epidemia oggi è stato un nuovo record, e per fortuna si tratta di una buona notizia. I pazienti positivi ricoverati nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale Maggiore della Carità sono infatti zero. Sei positivi restano invece nel reparto di subintensiva, mentre in totale sono 51 i pazienti Covid positivi ricoverati a Novara. Nelle ultime 24 ore purtroppo è stato registrato anche il decesso, legato al virus, di un uomo classe 1950.

Risultati positivi dalla terapia con il plasma iperimmune

Due mesi fa il Servizio di medicina trasfusionale, diretto dal dottor Gennaro Mascaro, dell’azienda ospedaliero-universitaria di Novara con la collaborazione della Direzione medica (in particolare il dott. Philippe Caimmi) e la Struttura di anestesia e rianimazione diretta dal prof. Francesco Della Corte aveva iniziato a testare l’utilizzo del plasma iper-immune da convalescenti (e per questo contenenti anticorpi) per la cura dei malati infettati da Covid-19. Il Maggiore di Novara è stato il terzo ospedale italiano a partire con la sperimentazione, aderendo al protocollo del policlinico San Matteo di Pavia. "A un mese e mezzo dal primo prelievo di plasma - fanno sapere dall'azienda ospedaliera - i risultati sono altamente positivi 37 i donatori selezionati, 21 quelli da cui è stato prelevato il plasma e 9 (il decimo a inizio della prossima settimana) i pazienti trasfusi, non solo all’Aou di Novara ma anche in altri ospedali della Regione (Orbassano, Vercelli, Ivrea)".

La soddisfazione del dottor Mascaro

"I risultati sono stati decisamente positivi e il Servizio di medicina trasfusionale dell’Aou - proseguono dall'ospedale - ha deciso di continuare in sinergia con il San Matteo di Pavia e l’ospedale Sant’Anna di Pisa (scelti come centri capofila per la sperimentazione nazionale) anziché scegliere diverse alternative". "Una questione di coerenza con quanto realizzato finora – afferma il dottor Mascaro – e anche perché altre proposte avrebbero significato rinunciare a due mesi di lavoro altamente positivi e che hanno già permesso di curare una decina di pazienti".

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