Coldiretti in difesa delle razze autoctone

Coldiretti in difesa delle razze autoctone
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«La valorizzazione delle razze autoctone è un passo importante e imprescindibile per la salvaguardia dell’agricoltura montana e alpina, con riflessi decisivi per le nostre terre alte delle due province di Novara e del Vco».

Così Massimo Bernardini, vicepresidente della Coldiretti interprovinciale, interviene a commento della richiesta di Coldiretti Piemonte indirizzata  all’assessore regionale all’agricoltura Giorgio Ferrero, in merito alla necessità di intervenire urgentemente sulla misura 10.1.8 del Psr 2014-2020 “Conservazione di razze autoctone minacciate di abbandono”, per evitare importanti ripercussioni sui territori, soprattutto di montagna, che rischiano di essere abbandonati.

Tra queste ci sono la razza bovina Pezzata Rossa d’Oropa, la caprina Sempione e la pecora Tacola (a preminente attitudine da carne): in Ossola ci sono circa 700 capi, allevati da sette allevatori che aderiscono a Coldiretti; a ciò si aggiungono i circa 1300 capi (esclusivamente di Tacole) allevati nell’Alto Verbano da quattro imprese associate.

 «Coldiretti ha sollecitato l’assessore Ferrero affinché sblocchi al più presto la situazione permettendo così agli allevatori di aderire alla nuova operazione del Psr 2014-2020», ha rimarcato Maria Lucia Benedetti direttore di Coldiretti Novara Vco.

«Si tratta di importanti risorse finanziarie che consentono di continuare ad allevare le razze tipiche dei nostri territori. Non possiamo permettere che si perda la straordinaria biodiversità presente sull’arco alpino del Piemonte settentrionale. Non va dimenticato che oggi, le imprese zootecniche, svolgono in montagna un’attenta azione di presidio e tutela del territorio: i giovani sono determinati a proseguire l’attività di famiglia o, addirittura, di intraprenderla quali nuovi allevatori. Ma vanno incoraggiati, sostenuti e vanno date loro le giuste garanzie di futuro».

«E’ ormai da tempo che attendiamo risposte dalla Regione – rimarca il presidente interprovinciale Federico Boieri – affinché le aziende, già aderenti a questa misura del Psr 2007-2013, possano essere trasferite sulla stessa misura prevista dal nuovo Psr 2014-2020, per creare continuità tra la vecchia e la nuova programmazione dei piani di sviluppo rurale. Valorizzare e sostenere il lavoro dei nostri allevatori, custodi fin dall’antichità dei territori più disagiati, è il nostro obiettivo a beneficio dell’intera economia piemontese. Le aziende presenti nelle aree svantaggiate, inoltre, svolgono anche un importante ruolo di protezione dai fenomeni di dissesto idrogeologico».

«La sopravvivenza di queste razze – conclude il vicepresidente Bernardini – è garantita dal lavoro dei nostri allevatori che scelgono di investire su animali custodi di biodiversità genetica e testimoni della nostra storia rurale, da cui dipende la tipicità dei prodotti della nostra agricoltura».

l.c.

«La valorizzazione delle razze autoctone è un passo importante e imprescindibile per la salvaguardia dell’agricoltura montana e alpina, con riflessi decisivi per le nostre terre alte delle due province di Novara e del Vco».

Così Massimo Bernardini, vicepresidente della Coldiretti interprovinciale, interviene a commento della richiesta di Coldiretti Piemonte indirizzata  all’assessore regionale all’agricoltura Giorgio Ferrero, in merito alla necessità di intervenire urgentemente sulla misura 10.1.8 del Psr 2014-2020 “Conservazione di razze autoctone minacciate di abbandono”, per evitare importanti ripercussioni sui territori, soprattutto di montagna, che rischiano di essere abbandonati.

Tra queste ci sono la razza bovina Pezzata Rossa d’Oropa, la caprina Sempione e la pecora Tacola (a preminente attitudine da carne): in Ossola ci sono circa 700 capi, allevati da sette allevatori che aderiscono a Coldiretti; a ciò si aggiungono i circa 1300 capi (esclusivamente di Tacole) allevati nell’Alto Verbano da quattro imprese associate.

 «Coldiretti ha sollecitato l’assessore Ferrero affinché sblocchi al più presto la situazione permettendo così agli allevatori di aderire alla nuova operazione del Psr 2014-2020», ha rimarcato Maria Lucia Benedetti direttore di Coldiretti Novara Vco.

«Si tratta di importanti risorse finanziarie che consentono di continuare ad allevare le razze tipiche dei nostri territori. Non possiamo permettere che si perda la straordinaria biodiversità presente sull’arco alpino del Piemonte settentrionale. Non va dimenticato che oggi, le imprese zootecniche, svolgono in montagna un’attenta azione di presidio e tutela del territorio: i giovani sono determinati a proseguire l’attività di famiglia o, addirittura, di intraprenderla quali nuovi allevatori. Ma vanno incoraggiati, sostenuti e vanno date loro le giuste garanzie di futuro».

«E’ ormai da tempo che attendiamo risposte dalla Regione – rimarca il presidente interprovinciale Federico Boieri – affinché le aziende, già aderenti a questa misura del Psr 2007-2013, possano essere trasferite sulla stessa misura prevista dal nuovo Psr 2014-2020, per creare continuità tra la vecchia e la nuova programmazione dei piani di sviluppo rurale. Valorizzare e sostenere il lavoro dei nostri allevatori, custodi fin dall’antichità dei territori più disagiati, è il nostro obiettivo a beneficio dell’intera economia piemontese. Le aziende presenti nelle aree svantaggiate, inoltre, svolgono anche un importante ruolo di protezione dai fenomeni di dissesto idrogeologico».

«La sopravvivenza di queste razze – conclude il vicepresidente Bernardini – è garantita dal lavoro dei nostri allevatori che scelgono di investire su animali custodi di biodiversità genetica e testimoni della nostra storia rurale, da cui dipende la tipicità dei prodotti della nostra agricoltura».

l.c.