Castelletto dice addio allo storico falegname Bicego
E' la prima vittima del Coronavirus per il paese

Castelletto dice addio allo storico falegname Ottorino Bicego, storico falegname del paese e padre del titolare della Euroinfissi.
Castelletto dice addio a Bicego
La notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno nella giornata di mercoledì 9 aprile: Castelletto ha registrato la sua prima vittima del Coronavirus. A perdere la vita a causa del virus è stato Ottorino Bicego. 89 anni, figlio del titolare della nota azienda Euroinfissi, Alessandro Bicego, l’uomo era molto conosciuto in paese. Negli ultimi mesi si trovava alla casa di riposo Palladio Anni Azzurri di Dormelletto, ed è proprio qui che è venuto a mancare. "A inizio febbraio - racconta il figlio Alessandro - avevamo trovato per lui uno spazio alla Palladio e lo abbiamo portato in struttura, pensando che così avrebbe potuto essere maggiormente al sicuro. Poi dopo pochi giorni è entrata in vigore la disposizione che vietava le visite dei parenti agli ospiti. Il problema è che nel frattempo il contagio si è diffuso all’interno della struttura: non c’erano mascherine e guanti per il personale, né per le persone che risiedevano lì. E in questa situazione le famiglie come la nostra si trovano completamente spiazzate e senza punti di riferimento. Nessuno ci informava di ciò che stava accadendo, non ho potuto vedere mio padre, né assisterlo in questo momento tremendo. E ad un certo punto ho saputo esclusivamente che lui non c’era più: è stato terribile".
Una lunga carriera fatta di lavoro e impegno
L’attività come falegname ha rappresentato il fulcro della vita di Bicego, che fino a pochi anni fa è rimasto ancora totalmente operativo, seguendo quella che è stata la più grande passione di una vita intera. "Papà si è trasferito a Castelletto dal Veneto negli anni ‘50 - racconta il figlio Alessandro - nel clima di un dopoguerra nel quale questa zona d’Italia offriva opportunità senz’altro migliori di quelle che potevano esserci nella sua terra di origine. Ha iniziato come falegname alle dipendenze di altri datori di lavoro. Per un periodo ha prestato servizio anche per l’Euratom, poi si è messo in proprio e ha continuato a lavorare fino a pochissimi anni fa. Quando sono sopraggiunti alcuni problemi di salute ha dovuto smettere, con un certo rammarico". Per Bicego, che ora lascia i figli Marilisa, Roberto e Alessandro, oltre a numerosi nipoti, quello come falegname non era semplicemente un impiego. "Papà era un uomo severo, uno tutto d’un pezzo, come erano gli uomini di una volta - prosegue il figlio - non aveva hobby particolari e non gli piaceva andare al bar o a giocare a carte con gli amici. Amava moltissimo il suo lavoro e mi ha trasmesso la sua passione per questo ambiente. Nonostante il suo modo di essere duro e severo, non perdeva mai occasione per aiutare chiunque avesse bisogno di una mano. Era estremamente legato alla sua famiglia e ai suoi nipoti. Abitava molto vicino a noi ed è sempre stato estremamente presente: per questo probabilmente ci fa ancora più male sapere come è morto, sapere che abbiamo potuto salutarlo solo rapidamente e in una cerimonia in privato. Come volontario in Croce rossa ho sempre offerto il mio impegno per i malati, con il cuore e con grande convinzione. Da oggi ancora più di prima".