Carabinieri eroi: "Ecco perché hanno fatto molto di più del loro semplice dovere"
Le riflessioni del responsabile Formazione per la Cri dopo il salvataggio di un giovane da un malore

Carabinieri eroi: "Hanno avuto il privilegio di veder premiata una loro iniziativa di qualche mese fa, quando spontaneamente si sono rivolti alla Cri per essere formati"
Carabinieri eroi grazie alle manovre salvavita
Di fronte ad un’emergenza come quella che hanno dovuto affrontare i due carabinieri aronesi intervenuti la scorsa settimana in aiuto ad un ragazzo di Castelletto Ticino in arresto cardiaco, salvandogli la vita, emergono inevitabilmente due dei timori primordiali che guidano le scelte di tutti i giorni: consapevolezza e paura.
«In un’emergenza vera quando la vita di qualcuno è in immediato pericolo, aspettare che l’ambulanza arrivi in tempo per risolvere da sola la situazione è una innocente ma pericolosa illusione. Avere idea di come poter aiutare, invece, può fare la differenza, per la persona che sta male ma anche per chi sceglie di non essere solo spettatore del suo dolore – spiega Luca Lombardi, responsabile formazione Cri Arona - Spesso però si è portati anche a pensare che se si interviene si può incorrere in sanzioni legali. Così capita che alle volte la paura porti morte e la consapevolezza, invece, vita. Se quei due carabinieri avessero ascoltato la paura, oggi leggeremmo un ragazzo di 32 anni morto su una strada, avremmo dei parenti disperati e non potremmo sentirci fieri di appartenere al genere umano".
Erano stati formati dai volontari Cri
Probabilmente sentendo quei due carabinieri ‘mentiranno’ dicendo: Abbiamo fatto solo il nostro dovere. Non è vero. Se fosse il loro dovere, sarebbero obbligatoriamente formati a fare un massaggio cardiaco, ad usare il Dae. Invece no. Loro non hanno fatto il loro dovere. Loro hanno avuto il privilegio di veder premiata una loro iniziativa di qualche mese fa, quando spontaneamente si sono rivolti alla Cri di Arona per essere formati, con una soddisfazione grandissima: mantenere in vita qualcuno. Ci siamo divertiti sul manichino a fare il massaggio, le ventilazioni di emergenza, monitorando il risultato e la performance di ognuno e, qualche mese dopo, quel manichino ha avuto un nome ed un’anima e grazie anche a quelle serate, avrà anche un futuro. Quindi un solo immenso grazie a questi ragazzi che, consapevoli di vivere in mezzo alla gente, si sono resi conto che conoscere le manovre salvavita avrebbe potuto essere loro utile a prescindere da quale possa essere il loro dovere».
La prospettiva per il futuro
I due carabinieri come coloro che hanno salvato il podista a Verbania qualche settimana fa, il postino che ha salvato il ciclista a Lesa l’anno scorso, sono tutti eroi eccezionali perché purtroppo il nostro quotidiano troppo spesso è ancora governato più dalla paura che dalla consapevolezza. «Un domani, credo non troppo lontano, i nuovi carabinieri, i nuovi salvatori occasionali di cui leggeremo, non dovranno più essere eccezionali; in un mondo consapevole non ci sarà nulla di eccezionale nel provare, e perché no riuscire, a salvare una vita – prosegue Lombardi -In un domani non troppo lontano la formazione all’uso del Dae sarà obbligatoria nelle scuole. Nel frattempo tutti possono provare a fare la differenza. Come? Superando le paure ed acquisendo consapevolezza: Informandosi e formandosi! Con questa speranza, invitiamo tutti a fare il primo passo e a a chiedere in Cri di partecipare al prossimo corso di abilitazione all’uso del Defibrillatore: saranno 4 ore spese bene».