Aveva una trentina di piantine di canapa sul balcone: assolto

NOVARA, Assoluzione, giovedì mattina in Tribunale a Novara, per R.G., 70enne che, all’epoca dei fatti, era l’ottobre del 2011, risiedeva a Grignasco. L’uomo, per i giudici, non deve essere condannato per le oltre 30 piantine di canapa coltivate sul balcone della sua abitazione. Il fatto, infatti, è stato ritenuto di lieve entità dal Tribunale e così, come aveva chiesto anche il pm Cristina Truffi nella penultima udienza, è stato assolto.
Il settantenne, studioso di agricoltura biodinamica, era finito nei guai il 27 ottobre 2011. Quel giorno nella sua casa erano arrivati i Carabinieri, che avevano sequestrato le piante e arrestato l’uomo, che ha poi subito il processo. R.G., difeso dall’avvocato Antonio Costa Barbè, ha sempre rigettato gli addebiti, spiegando le ragioni della presenza di quelle piante. «Non ho mai pensato di coltivare droga – ha sempre sostenuto - Sono sempre stato interessato all’uso industriale della canapa “sativa”, utilizzata in passato nel tessile e in altri settori. Quando il canarino di mia figlia è morto e ho visto che nei residui del mangime c’erano semi di canapa, ho deciso di piantarli. Non pensavo servisse l’autorizzazione anche per poche piante, che tra l’altro erano senza contenuti psicoattivi e ottenute da semi legalmente commercializzati nei mangimi».
mo.c.
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NOVARA, Assoluzione, giovedì mattina in Tribunale a Novara, per R.G., 70enne che, all’epoca dei fatti, era l’ottobre del 2011, risiedeva a Grignasco. L’uomo, per i giudici, non deve essere condannato per le oltre 30 piantine di canapa coltivate sul balcone della sua abitazione. Il fatto, infatti, è stato ritenuto di lieve entità dal Tribunale e così, come aveva chiesto anche il pm Cristina Truffi nella penultima udienza, è stato assolto.
Il settantenne, studioso di agricoltura biodinamica, era finito nei guai il 27 ottobre 2011. Quel giorno nella sua casa erano arrivati i Carabinieri, che avevano sequestrato le piante e arrestato l’uomo, che ha poi subito il processo. R.G., difeso dall’avvocato Antonio Costa Barbè, ha sempre rigettato gli addebiti, spiegando le ragioni della presenza di quelle piante. «Non ho mai pensato di coltivare droga – ha sempre sostenuto - Sono sempre stato interessato all’uso industriale della canapa “sativa”, utilizzata in passato nel tessile e in altri settori. Quando il canarino di mia figlia è morto e ho visto che nei residui del mangime c’erano semi di canapa, ho deciso di piantarli. Non pensavo servisse l’autorizzazione anche per poche piante, che tra l’altro erano senza contenuti psicoattivi e ottenute da semi legalmente commercializzati nei mangimi».
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