Il caso

Amicigio: un gruppo di amici oltre la barriera della disabilità

L'integrazione passa anche dalle uscite in allegria al sabato sera

Amicigio: un gruppo di amici oltre la barriera della disabilità
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Amicigio: il progetto "No parents" prevede una serie di uscite in compagnia tra amici diversamente abili e normodotati.

Amicigio propone un progetto innovativo

L’esigenza di coinvolgere le persone con disabilità in dinamiche di vita quotidiana, fatte di uscite con gli amici, di autonomia e di partecipazione attiva alla vita sociale della comunità, è un punto estremamente importante degli obiettivi dell’associazione Amicigio, che ha il suo centro operativo tra Arona, Dormelletto e Castelletto Ticino. E così, grazie all’entusiasmo soprattutto della sua presidente, la dormellettese Gabriella Bortolotto, è stato avviato da poco un progetto estremamente innovativo. Si tratta del progetto dal titolo "No parents", che ha come scopo proprio quello di avviare una serie di attività in compagnia per i ragazzi con disabilità.

La parola alla presidente Bortolotto

"Il progetto - racconta la presidente di Amicigio Bortolotto - si rivolge ai nostri ragazzi che hanno più di 18 anni e che hanno voglia di mettersi in gioco per cercare di impiegare il proprio tempo libero in uscite in compagnia. L’idea è nata nei mesi scorsi, quando la Regione ha presentato un bando realizzato con lo scopo di premiare proprio interventi e progetti su questo tema. Per vari motivi non siamo riusciti ad aggiudicarci il finanziamento previsto, ma abbiamo deciso comunque di impegnarci su questo fronte, perché lo riteniamo molto utile".

Uscite serali in autonomia

Così i volontari hanno studiato un modo per promuovere tra i ragazzi dell’associazione un progetto improntato all’organizzazione di uscite serali in autonomia, alla creazione di spazi di socializzazione e di condivisione all’esterno della famiglia. "Era un bisogno molto forte che sentono i ragazzi e che sentivamo anche noi genitori - dice Bortolotto - una volta che queste persone crescono e smettono di essere bambini, il sistema smette di seguirli, di offrire servizi per loro. E tutto ricade sulle famiglie o su loro stessi. Vengono lasciati nella solitudine più totale, abbandonati a se stessi. La nostra non è un’idea di assistenzialismo, semplicemente crediamo che nello spirito della nostra associazione, che da sempre propone gli ideali dell’inclusione e della condivisione, sia giusto favorire la creazione di un gruppo amicale che coinvolga coetanei che si trovano insieme la sera, come è giusto che sia, per divertirsi. E questo al di là delle barriere della disabilità".

Il progetto è partito da poco

Il progetto è partito ufficialmente a giugno e per il momento conta 11 ragazzi partecipanti e 8 tra educatori e volontari accompagnatori. Dopo una giornata di formazione per tutti gli educatori, il progetto è partito con una parte pratica vera e propria. "I ragazzi si ritrovano ed escono insieme una sera a settimana - dice Bortolotto - scelgono democraticamente dove uscire e che cosa fare insieme. L’unica regola? Le attività devono poter essere svolte da tutti i partecipanti, senza escludere nessuno. Il tutto è partito da pochissimo, ma abbiamo già visto moltissimi segnali positivi".

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