Al processo sul “Caso Giordano” parla il teste principale

Al processo sul “Caso Giordano” parla il teste principale
Pubblicato:

NOVARA, Udienza fiume martedì, in Tribunale a Novara, al processo sul “Caso Giordano”, la maxi inchiesta che ha come principale imputato l’ex sindaco di Novara ed ex assessore regionale alle Attività produttive, Massimo Giordano. Con lui a processo ci sono altre 17 persone tra imprenditori, dirigenti comunali e politici.

A essere ascoltato, testimoniando per cinque ore abbondanti, l’avvocato Ignazio Pagani. Fu da alcune sue segnalazioni e dai successivi esposti sui rumori al bar Coccia, per il quale per l’accusa ci sarebbe stato un occhio di riguardo da parte dell’allora Giunta, che prese il via l’intera inchiesta della Procura di Novara, che portò gli inquirenti a contestare una serie di episodi di corruzione e concussione. Cinque ore nelle quali Pagani, anche con le domande poste dal pm Nicola Serianni, ha ripercorso tutte le tappe della vicenda. «Gli schiamazzi hanno reso difficile la vita della mia famiglia per anni. Mia figlia – ha raccontato – che all’epoca studiava al liceo classico, il venerdì sera andava a dormire da una cugina, così da riposare il giusto per essere a scuola il sabato. Gli stessi problemi li ho avuti io, così come mia moglie e mio figlio più piccolo. Ho iniziato a segnalare schiamazzi e musica alta al bar Coccia nel 2008. Non era un normale chiacchiericcio, erano veri e propri schiamazzi. Un paio di anni dopo l’allora comandante della Polizia municipale Paolo Cortese mi aveva spiegato che aveva fatto tutto quello che gli era possibile per risolvere la situazione, ma non poteva continuare. Mi disse che aveva avuto pressioni dal primo cittadino». Durante la sua testimonianza diverse anche le domande dei difensori, volte a metterlo in difficoltà, con sottolineature sulle date, sulle motivazioni (di carattere politico) e su altri punti. L’avvocato Renzo Inghilleri ha anche chiesto l’annullamento della sua deposizione, perché avrebbe usato alcuni appunti, richiesta cui si sono accodati anche gli altri difensori e sulla quale il Tribunale si è riservato la decisione. I legali di Giordano hanno fatto presente a Pagani quella che per loro è un’anomalia. «Perché nel primo verbale in Procura non ha indicato le pressioni del sindaco al comandante dei vigili? Perché è uscita solo nel verbale successivo?». Prossima udienza il 19 aprile.

mo.c.

Per saperne di più leggi il Corriere di Novara in edicola giovedì 16 marzo


NOVARA, Udienza fiume martedì, in Tribunale a Novara, al processo sul “Caso Giordano”, la maxi inchiesta che ha come principale imputato l’ex sindaco di Novara ed ex assessore regionale alle Attività produttive, Massimo Giordano. Con lui a processo ci sono altre 17 persone tra imprenditori, dirigenti comunali e politici.

A essere ascoltato, testimoniando per cinque ore abbondanti, l’avvocato Ignazio Pagani. Fu da alcune sue segnalazioni e dai successivi esposti sui rumori al bar Coccia, per il quale per l’accusa ci sarebbe stato un occhio di riguardo da parte dell’allora Giunta, che prese il via l’intera inchiesta della Procura di Novara, che portò gli inquirenti a contestare una serie di episodi di corruzione e concussione. Cinque ore nelle quali Pagani, anche con le domande poste dal pm Nicola Serianni, ha ripercorso tutte le tappe della vicenda. «Gli schiamazzi hanno reso difficile la vita della mia famiglia per anni. Mia figlia – ha raccontato – che all’epoca studiava al liceo classico, il venerdì sera andava a dormire da una cugina, così da riposare il giusto per essere a scuola il sabato. Gli stessi problemi li ho avuti io, così come mia moglie e mio figlio più piccolo. Ho iniziato a segnalare schiamazzi e musica alta al bar Coccia nel 2008. Non era un normale chiacchiericcio, erano veri e propri schiamazzi. Un paio di anni dopo l’allora comandante della Polizia municipale Paolo Cortese mi aveva spiegato che aveva fatto tutto quello che gli era possibile per risolvere la situazione, ma non poteva continuare. Mi disse che aveva avuto pressioni dal primo cittadino». Durante la sua testimonianza diverse anche le domande dei difensori, volte a metterlo in difficoltà, con sottolineature sulle date, sulle motivazioni (di carattere politico) e su altri punti. L’avvocato Renzo Inghilleri ha anche chiesto l’annullamento della sua deposizione, perché avrebbe usato alcuni appunti, richiesta cui si sono accodati anche gli altri difensori e sulla quale il Tribunale si è riservato la decisione. I legali di Giordano hanno fatto presente a Pagani quella che per loro è un’anomalia. «Perché nel primo verbale in Procura non ha indicato le pressioni del sindaco al comandante dei vigili? Perché è uscita solo nel verbale successivo?». Prossima udienza il 19 aprile.

mo.c.

Per saperne di più leggi il Corriere di Novara in edicola giovedì 16 marzo

 

Seguici sui nostri canali