Addio a Gianfry

SANTA MARIA MAGGIORE - La Val Grande piange il suo eremita. Pensando a Vald, agli escursionisti amanti dell'area selvaggia più vasta dell'arco alpino, veniva subito in mente il suo nome. Da una quindicina d'anni, "Il Gianfry" aveva infatti eletto a sua dimora questo alpeggio della selvaggia Val Grande. Qui, a diverse ore di cammino dalla civiltà, Gianfranco Bonaldo, si era stabilito per vivere, da solo, a diretto contatto con la natura. Una vita ridotta all'essenziale, anche nel nome: per tutti era diventato semplicemente Il Gianfry. L'eremita della Val Grande, colui che girava da anni sempre e solo a piedi nudi, morto martedì, a 59 anni. La morte sarebbe sopraggiunta per avvelenamento; si sentito male, intorno alle 13, poco dopo bevuto un caffè (al quale avrebbe aggiunto, secondo le testimonianze, il contenuto di una boccetta che portava con sè) in compagnia di due escursionisti. Sono stati gli stessi gitanti ad allertare i soccorsi. Al medico dell'elicottero del 118 di Borgosesia, giunto sul posto, non è rimasto null'altro da fare che constatarne il decesso. La salma è stata dapprima elitrasportata al Centro del fondo di Santa Maria Maggiore e quindi all'obitorio dell'ospedale San Biagio di Domodossola, dove nei prossimi giorni verrà effettuato l'esame autoptico. La notizia della scomparsa di Gianfry ha immediatamente fatto subito il giro tra gli appassionati della Val Grande. Un quindicina di anni fa, dopo aver lavorato per qualche tempo come autista di scuolabus a Sesto Calende, l'uomo aveva deciso di dare un calcio alla civiltà, rifugiandosi inizialmente nella bassa Val Grande, a Velina, quindi a Vald dove si nutriva di ciò che la natura gli offriva o del cibo in scatola che gli veniva donato dagli escursionisti di passaggio.
Marco De Ambrosis
SANTA MARIA MAGGIORE - La Val Grande piange il suo eremita. Pensando a Vald, agli escursionisti amanti dell'area selvaggia più vasta dell'arco alpino, veniva subito in mente il suo nome. Da una quindicina d'anni, "Il Gianfry" aveva infatti eletto a sua dimora questo alpeggio della selvaggia Val Grande. Qui, a diverse ore di cammino dalla civiltà, Gianfranco Bonaldo, si era stabilito per vivere, da solo, a diretto contatto con la natura. Una vita ridotta all'essenziale, anche nel nome: per tutti era diventato semplicemente Il Gianfry. L'eremita della Val Grande, colui che girava da anni sempre e solo a piedi nudi, morto martedì, a 59 anni. La morte sarebbe sopraggiunta per avvelenamento; si sentito male, intorno alle 13, poco dopo bevuto un caffè (al quale avrebbe aggiunto, secondo le testimonianze, il contenuto di una boccetta che portava con sè) in compagnia di due escursionisti. Sono stati gli stessi gitanti ad allertare i soccorsi. Al medico dell'elicottero del 118 di Borgosesia, giunto sul posto, non è rimasto null'altro da fare che constatarne il decesso. La salma è stata dapprima elitrasportata al Centro del fondo di Santa Maria Maggiore e quindi all'obitorio dell'ospedale San Biagio di Domodossola, dove nei prossimi giorni verrà effettuato l'esame autoptico. La notizia della scomparsa di Gianfry ha immediatamente fatto subito il giro tra gli appassionati della Val Grande. Un quindicina di anni fa, dopo aver lavorato per qualche tempo come autista di scuolabus a Sesto Calende, l'uomo aveva deciso di dare un calcio alla civiltà, rifugiandosi inizialmente nella bassa Val Grande, a Velina, quindi a Vald dove si nutriva di ciò che la natura gli offriva o del cibo in scatola che gli veniva donato dagli escursionisti di passaggio.
Marco De Ambrosis