Il caso

Vespolate, sul bimbo escluso dall’oratorio interviene l'Anspi: "Questo non è lo spirito"

La posizione dell'associazione che in Diocesi conta quasi 18mila associati: "Non esistono porte chiuse, mai: sarebbe una contraddizione"

Vespolate, sul bimbo escluso dall’oratorio interviene l'Anspi: "Questo non è lo spirito"
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Il presidente dell’Anspi ha preso posizione sulla vicenda di Vespolate.

Vespolate, sul bimbo escluso dall’oratorio interviene l'Anspi

La questione è emersa i primi giorni di luglio, quando il parroco di Vespolate, don Carlo Monti, ha impedito l’accesso a un bambino (pare di tre anni) che frequenta un’altra parrocchia, motivando il suo gesto con il fatto che «l’oratorio non è solo un luogo di svago; è un ambiente che si fonda su un percorso di catechismo, celebrazioni e valori religiosi. Non possiamo amputare questi aspetti e trattare la parrocchia come un parco giochi».

«Non è questo, lo spirito dell’oratorio». Così dichiara il presidente dell’Anspi (Associazione nazionale san Paolo Italia), Giuseppe Dessì, riguardo la vicenda di Vespolate.

«Non conosco appieno i fatti – aggiunge – ma la funzione dell’oratorio è quella di accogliere chiunque, anche se di passaggio. Non esistono porte chiuse, mai: sarebbe una contraddizione. Ricordo che proprio l’accoglienza fu lo stile educativo su cui san Giovanni Bosco impostò il proprio modello oratoriale e che il famoso decalogo che l’allora arcivescovo di Milano, Giovanni Battista Montini (il futuro Paolo VI: ndr) redasse nel 1956, si apriva con queste parole: l’oratorio accoglie tutti».

Il presidente dell’Anspi, associazione che in diocesi di Novara conta 61 oratori affiliati per un totale di 17.836 tesserati, dissente e dice che vorrebbe incontrare il parroco «per spiegargli che proprio dal gioco si parte per motivare un percorso, perché per i bambini, specie i più piccoli, è questa la modalità con cui si esprimono ed entrano in relazione».

Quella assunta dal parroco di Vespolate, con tanto di cartello all’ingresso, è una posizione che in paese ha creato disorientamento, perché se da un lato le motivazioni di fondo non possono essere contraddette, dall’altro l’atteggiamento appare di eccessiva rigidità. Come ammonisce ‘Il laboratorio dei talenti’, la nota pastorale della Conferenza episcopale italiana sull’oratorio «chi assume il compito di educatore non può farlo semplicemente a titolo personale, ma deve sentirsi espressione della comunità».

Una questione su cui don Luigi Pellegrini, assistente spirituale dell’Anspi, fa una premessa: «Nell’oratorio di Viareggio (la parrocchia dove svolge il ministero: ndr) arrivano bambini e ragazzi da tutte le parrocchie e non chiudo mai le porte a nessuno». Aggiunge tuttavia che sul caso specifico «sarebbe temerario esprimere un giudizio, perché non conosco la situazione. Nel mio servizio per Anspi sono entrato in contatto con varie realtà in Italia e ognuna presenta delle specificità che dall’esterno non possono essere correttamente valutate».

Interpellato in merito, il presidente dell’Anspi diocesana, don Brunello Floriani, che ricopre anche l’incarico di vicario episcopale per la pastorale, non ha rilasciato dichiarazioni.