Sicurezza a Novara, Piantanida: "Non esiste un caso stazione"
"L’attenzione da parte del Comune è alta"

A colloquio con l’assessore «L’attività di presidio giornaliero dà i suoi frutti. L’attenzione è massima, ma il numero dei reati non è superiore ad altre zone della città».
Stazione
102 sequestri amministrativi, 78 ordini di allontanamento, 44 notizie di reato (spaccio, resistenza a pubblico ufficiale, espulsioni, irregolarità sul territorio... ) e 15 sequestri penali. Sono i “numeri” - riferiti al 2024 - dell’attività di presidio e controllo svolta giornalmente nella zona della stazione dalla Polizia municipale (che è stata presente, con almeno due agenti, per 135 mattinate e 277 pomeriggi), ai quali vanno aggiunti i 43 servizi coordinati con la Questura e i 18 con i Carabinieri.
«Sono dati - sottolinea l’assessore alla Sicurezza e Polizia municipale Luca Piantanida - che dimostrano che l’attenzione da parte del Comune è alta per quella che consideriamo una zona sensibile e il fatto che questo fenomeno non sia certo prerogativa solo di Novara, ma accomuni gran parte delle città, non può e non deve rappresentare una scusante. Prova ne sia che abbiamo attivato il servizio di presidio quotidiano e proseguiremo in questa direzione, che comunque sta dando risultati tangibili».
Così come, prosegue Piantanida, «continueremo anche con la strada della cultura: in piazza Garibaldi abbiamo portato delle installazioni artistiche, spettacoli... E’ chiaro anche a noi che non si tratta di interventi risolutivi, ma l’obiettivo, che non è nè semplice nè immediato, è quello di far rivivere la piazza, a 360 gradi».
Resta però il fatto che, per molti, quella della stazione continua ad essere percepita come una zona insicura, dalle frequentazioni poco rassicuranti... Piantanida ci tiene però a mettere in chiaro un concetto: «Non esiste un “caso stazione”. A livello di reati, i numeri sono gli stessi di altre zone della città, e non solo periferiche. Va detto che, negli ultimi vent’anni, in tutta Italia si è assistito ad un cambiamento profondo sotto il profilo della sicurezza, legato in parte anche all’incremento dell’immigrazione clandestina, ma non solo. E spesso chi si trova a tutelare la legge ha in mano strumenti “spuntati”. Ci dicono “ma quella persona l’avete fermata ieri e oggi è già in giro...”. I vigili, così come le altre forze dell’ordine, possono intervenire con le “armi” che la legge consente. La gente non si può trattenere se non ci sono le condizioni per farlo. Se il tipo di reato non comporta l’arresto immediato, è ovvio che quella persona il giorno dopo sia di nuovo per strada... Ma questo non significa che noi non vediamo o non vogliamo vedere».
Lo stesso, aggiunge l’assessore, «vale per i negozi della zona, o la tanto criticata sala scommesse: le attività vengono attenzionate, i controlli vengono fatti, le persone identificate. Ma se non si rileva nulla fuori dalle regole, non si può intervenire d’imperio: il solo fatto che ci siano frequentazioni che potremmo definire “poco raccomandabili” non porta necessariamente alla chiusura dei locali. Ci devono essere gli estremi... Noi facciamo tutto quello che la legge ci consente». In questo discorso si inserisce anche la collaborazione dei cittadini: «E’ chiaro che la zona della stazione non sarà mai appetibile per attività commerciali “di lusso”. Ma è anche vero che, se un proprietario d’immobili sceglie, per non lasciarli sfitti, di affittare i suoi locali solo ad attività di un certo tipo, certe situazioni si creano in automatico. E questa non è questione di razzismo, ma di realismo. Perché se si vede un capannello di persone che parlano e magari discutono, ci si presta sicuramente più attenzione se sono persone di colore... E’ questo quello che intendo quando parlo di “sicurezza percepita”. Non certo che i problemi non esistono».