L’Amministrazione comunale di Novara ha deliberato la titolazione del parco di Lumellogno alla staffetta partigiana Maria Giovanna Giudice (nella foto), medaglia di bronzo al Merito Civile, morta a 110 anni nel 2012.
Inaugurazione il 24 giugno alle 10.30. Verrà ricordato anche il banchiere Lino Venini, con la titolazione di una piazzetta a Novara.
Su richiesta di Carlo Migliavacca
“Ringrazio l’Amministrazione comunale di Novara per aver esaudito la mia richiesta – commenta Carlo Migliavacca – Molte donne della Bassa, oltre al lavoro in campagna e alla cura della famiglia, negli anni bui del fascismo erano impegnate nella vita civile, distinguendosi per la loro attività a supporto del movimento partigiano. Una di queste donne è stata proprio “Giuana”, nata ad Agnellengo di Momo il 28 settembre 1901, la quale operò come “staffetta partigiana” a Cavaglio d’Agogna, sua residenza durante la II^ Guerra mondiale, al servizio dell’82ª Brigata Garibaldi “Giuseppe Osella”, con il battaglione Ranzini”.
Prosegue Migliavacca: “Ha conosciuto e accudito, tra i tanti “suoi ragazzi”, Claudio Fatti, medaglia di bronzo al Valor militare, altro illustre nostro compaesano, ucciso dai nazifascisti e sacrificatosi per proteggere lo sganciamento del suo reparto dopo un conflitto a fuoco durante un rastrellamento a Cavaglietto d’Agogna il 16 dicembre 1944. Il 16 dicembre 2008, grazie alla sensibilità dell’allora prefetto di Novara Giuseppe Adolfo Amelio, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha attribuito a Maria Giovanna Giudice l’onorificenza della medaglia di bronzo al Merito civile con la seguente motivazione: ‘Durante la Lotta di Liberazione, animata da profondi ideali di libertà e democrazia, con generosità, abnegazione e spirito di solidarietà, offrì il proprio sostegno come staffetta partigiana”.
Da Agnellengo di Momo a Lumellogno
Gli ultimi 30 anni della sua vita li ha vissuti a Lumellogno, con la nipote Valeria Zoia, che l’ha accudita in casa assieme al marito Giancarlo Mancin. Durante i pomeriggi estivi si poteva ancora vedere Maria Giovanna seduta davanti alla propria abitazione, come si faceva una volta, a chiacchierare con amiche e conoscenti; sovente si rimaneva ad ascoltare i suoi racconti che rievocavano il passato di lavoratrice della campagna e il suo impegno a favore dei partigiani. Diceva sempre con orgoglio: «Ho fatto per 36 anni la mondina e per 14 sono andata a raccogliere il riso; così mi sono guadagnata la pensione. A ottant’anni andavo ancora nella vigna a diserbare con la pompa di 25 chili sulle spalle; oggi, invece, sono qui a fare la signora accudita».
Donna di spirito e di grande vitalità
Maria Giovanna Giudice era anche donna “di spirito”, il suo buonumore era contagioso. «Ricordo che a 104 anni, durante la presentazione del mio libro-documento su Lumellogno – continua Migliavacca – il l comandante partigiano Enrico Massara l’ha salutata con il baciamano. Il giorno seguente, visto l’articolo con foto sui quotidiani, mi ha domandato quanti anni avesse; ho risposto 87 anni e lei ha commentato: “Oh! Ma è vecchio però!”».
La voglia di vivere di Giovanna era dirompente e lo si comprendeva anche dai racconti tristi che avevano colpito la sua famiglia; sovente mi diceva: “Tutte le volte che vado al cimitero a trovare mio marito gli dico sempre: ciau Pavlìn, ti stà chi tranquìl, che mi i vò cà” (ciao Paolo, tu stai qui tranquillo, che io vado a casa). Ancora pochi mesi prima di morire mi aveva confidato che questo mondo stava andando a rotoli, ma lei voleva rimanere qui perché era “curiosa di vedere come sarebbe andata a finire”».
Era ormai consuetudine che il presidente della Repubblica trasmettesse a Maria Giovanna il suo personale messaggio d’auguri per il compleanno, l’ultimo, per i 110 anni,