Il caso della maialina Tina di Castelletto in Regione: "Perché non succeda più"
L'abbattimento è stato revocato ma la consigliera Disabato ha chiesto chiarimenti sull'operato dell'Asl per "scongiurare altri casi analoghi"

Della vicenda, che tiene banco ormai da mesi, si è parlato nell'ultima seduta del consiglio regionale del Piemonte.
L'interrogazione
Sarah Disabato del Movimento Cinque Stelle ha presentato un’interrogazione dopo che, giovedì 21 dicembre, il Tar (Tribunale amministrativo regionale) ha bocciato la decisione adottata dai servizi veterinari dell’Asl Novara di abbattere questa maialina, nata dall’accoppiamento tra un cinghiale e una maialina vietnamita, che è stata adottata, quando aveva pochi mesi di vita, dalla famiglia di Gabriele Zanalda di Castelletto Ticino.
"Questo risultato – aveva commentato Disabato – è frutto di un grande lavoro del Rifugio Miletta e dell’Avvocato Caruocciolo che hanno presentato ricorso al TAR rispetto al provvedimento imposto dall’Azienda sanitaria del novarese. Questo è il momento della gioia e della soddisfazione, personalmente però non riesco a non pensare a quanto successo a Tina e al suo papà umano, Gabriele, nei mesi scorsi. I fatti avvenuti mi hanno portato in più di un’occasione a chiedere l’intervento della Regione e del Presidente Cirio, e devo ammettere di aver rilevato l’immediata disponibilità a trovare soluzioni alternative ad una sentenza di morte irragionevole e immotivata nei confronti di una creatura innocente".
"Con la sentenza del TAR alla mano intendo presentare in ogni caso un’interrogazione in Consiglio regionale del Piemonte - aveva poi anticipato la consigliera - perché ritengo che l’Asl debba fornire doverosi chiarimenti. Soprattutto sento il dovere di scongiurare che si verifichino altri casi analoghi nella nostra Regione".
La risposta di Cirio
E nell'ultima seduta di consiglio regionale è arrivata la risposta del governatore Cirio: "Purtroppo i regolamenti europei e le ordinanza del commissario straordinario per la Peste Suina Africana rappresentano dei vincoli a cui i servizi veterinari delle ASL devono attenersi per non incorrere nel reato di omissione di atti di ufficio o di diffusione di malattia infettiva tra le popolazioni animali. Manca in questo momento, a livello normativo, una chiara definizione di animale da compagnia, categoria nella quale devono poter rientrare gli animali normalmente allevati per uso zootecnico che abbiano specifiche caratteristiche».
«Nel caso in questione e in altri casi simili - ha continuato il governatore - il settore veterinario è intervenuto (il TAR si è espresso prima
del percorso di mediazione attivato) ed interverrà sia per sollecitare l’evoluzione della normativa sia per affrontare con ASL e associazioni le specifiche problematiche che potranno insorgere al fine di assicurare un giusto equilibrio tra le esigenze di tutela degli animali da compagnia e quelle di tutela del patrimonio zootecnico dove i danni legati alla diffusione del virus della PSA possono portare all’abbattimento di migliaia di suini».