Confagricoltura Piemonte protesta: "Il divieto imposto dall'Ue è un ostacolo al nostro sviluppo"
Oggetto della contestazione è in particolare il provvedimento che impedisce ai produttori di coltivare sullo stesso terreno per due anni di seguito lo stesso prodotto
Confagricoltura Piemonte protesta per il cosiddetto divieto di successione monocolturale imposto dall'ultima Pac, la Politica agricola comune stabilita dall'Unione europea, che in sostanza impedisce ai produttori di coltivare sullo stesso terreno per due anni di seguito lo stesso prodotto.
Confagricoltura contro il divieto indicato dall'ultima Pac europea
Ha scatenato la reazione di Confagricoltura Piemonte l'ultimo provvedimento di Politica agricola comune dell'Unione europea che impone il divieto di coltivare nello stesso terreno, per due anni consecutivi, lo stesso prodotto, per ragioni di tutela ambientale e sostenibilità.
Le dichiarazioni del presidente Allasia
“Riteniamo che tale divieto sia fortemente penalizzante per gli imprenditori agricoli e per il Made in Italy in generale - dichiara il presidente Enrico Allasia, che precisa - in un Paese in cui il contesto culturale e alimentare è profondamente diverso tra nord e sud, applicare indistintamente l’avvicendamento colturale comporta notevoli difficoltà socio – economiche”.
A rischio la filiera del foraggio e quella dei cereali
Ad essere coinvolte in prima linea in Piemonte sono le filiere cerealicole – foraggere e a cascata la zootecnia, per la quale tali coltivazioni sono prettamente destinate (si pensi che nel 2022 la superficie totale di mais, in Regione, è stata pari a 130.420 ettari). Confagricoltura Piemonte sottolinea "come questa PAC sia sempre meno orientata al mercato: in un quadro segnato da grandi incertezze, l’Italia, forte delle sue tradizioni, costituisce un modello per i Paesi del Mediterraneo e, in un’ottica di aumento della popolazione e di lotta contro la fame, ha grandi potenzialità per incrementare la sua capacità produttiva". “Si tratta in primis di sicurezza e qualità alimentare: vanno rispettate pedissequamente tutte le regole sulle importazioni, soprattutto da quei Paesi come il Brasile per la soia, la Turchia per il grano e l’India per il riso, che si sono affacciati ai nostri mercati come novelli esportatori”.
L'associazione di categoria si schiera a difesa della libertà di scelta per gli agricoltori
È poi una questione di indipendenza alimentare: è fondamentale la salvaguardia del potenziale produttivo agricolo italiano, lasciando l’imprenditore libero di scegliere, valutare cosa sia più conveniente fare, anche dal punto di vista agronomico, oltre che da quello meramente economico”, fa notare Allasia.
Sulla delicata questione, Confagricoltura Piemonte ha raccolto le perplessità dagli imprenditori agricoli riguardo le semine del 2024, incerte a causa del vincolo di lasciare il 4% di un terreno a riposo. "Quest’operazione - fanno sapere da Confagricoltura - comporta una perdita economica per l’agricoltore, che oltretutto su quella porzione paga le tasse. Così come le pratiche di sovesciamento che prevedono coltivazioni intermedie, che non vengono portate a fine ciclo ma arate e sotterrate prima della maturazione, garantendo sì al terreno un apporto di azoto e sostanze organiche utili alla coltura successiva ma non portando alcun beneficio economico per l’agricoltore, dal momento che quella produzione non viene né raccolta, né tantomeno venduta".